23.8.1991 🟧 Ministro Giustizia MARTELLI restituisce a Procuratore GIAMMANCO dossier coperto da segreto Mafia e Appalti

Questo rapporto era arrivato  al ministro Martelli in plico sigillato inviato dal procuratore della Repubblica di Palermo. Il Ministro, come era sua abitudine per le questioni che riguardavano le attivita` degli uffici giudiziari in materia penale, lo aveva inviato immediatamente al dottor Falcone il quale era appena partito per Palermo per il fine settimana. Io lo avvertii dell’arrivo del plico ed egli mi prego` di cominciare a leggerlo per capire quale provvedimento la procura della Repubblica di Palermo stesse chiedendo al Ministero. Poco tempo dopo – non piu` di due ore – il dottor Falcone mi richiamo` e mi disse di risigillare immediatamente ifaldoni pervenuti da Palermo e di predisporre una bozza di lettera a firma del Ministro per accompagnare la restituzione degli atti alla procura. CosÄą`facemmo.”

Stralcio  dell’audizione  della drssa LILIANA FERRARO  in commissione antimafia
 
 

2020 -CLAUDIO MARTELLI: “L’ex procuratore Giammanco mi inviò l’inchiesta sugli appalti: una follia”

 

“Ricordo che ricevetti al ministero della Giustizia un plico che conteneva la sintesi dell’indagine del Ros di Palermo sugli appalti, inviato dal procuratore Giammanco, per sapere come doveva comportarsi. E Falcone, con cui ci davamo del tu, mi disse: ‘Non aprirlo neanche, ti metti nei guai’. Conteneva l’indagine su cui Falcone aveva chiesto come proseguire al procuratore capo. Era una follia che un procuratore inviasse al ministro gli atti di un’indagine per sapere come comportarsi”. L’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ripercorre i mesi convulsi del 1992 durante l’audizione alla commissione antimafia della Regione Siciliana sulla strage di via D’Amelio.
“Sono ancora turbato oggi se penso a ciò che è stato omesso di fare da tutte le autorità dello Stato in quel di Palermo nonostante le segnalazioni ricevute ripetutamente da me e dai miei uffici, in ordine a una particolare tutela e sorveglianza che doveva essere messa in atto a protezione del dottore Borsellino“. Martelli dice senza mezzi termini: “Ritenevamo che Borsellino fosse certamente il nuovo bersaglio della mafia dopo l’assassinio di Falcone, che io non ho mai smesso di imputare all’ottenimento delle sentenze di condanna a numerosi ergastoli per la la cupola mafiosa, ma anche all’imminenza molto probabile della sua nomina a procuratore nazionale antimafia nonostante l’opinione diversa del Csm che peraltro avevo respinto”.
L’ex ministro della Giustizia ribadisce che la mancata sorveglianza davanti casa dell’abitazione della madre di Borsellino, in via D’Amelio “fu inammissibile e inaccettabile, prova di colpevole incuria o di qualcosa di peggio”. Martelli non vede però una “trattativa fra Sto e mafia” dietro le bombe del 1992. “Credo che le iniziative stragiste di Cosa nostra non rientrino in un piano di destabilizzazione politica dello Stato, ma come tutti i piani della mafia riguardano interessi privati”. E ancora: “Conso, a chi gli domandava del perchè avesse revocato il 41 bis per centinaia di mafiosi, rispondeva ‘volevamo dare un segnale di disponibilità all’ala moderata di Cosa nostra ai fini di evitare ulteriori stragì’. Io non capisco allora perchè poi ci sia arrovellati su processi quando la verità era lì spiattellata: si è pensato di dare una segnale di disponibilità, di fare delle concessioni. Ho sempre pensato a un cedimento dello Stato, ma non a una trattativa”.

 
 
Â