“La gestione di tutti gli affari della S.I. R.A. P. è avvenuta e avviene secondo un meccanismo operativo complesso e articolato SEGUE ben collaudato, che ha consentito e consente di pilotare opportunamente tutti appalti in questione, assicurando la tutela degli interessi di lucro privato di tutti i protagonisti di queste operazioni. Questo meccanismo cli gestione si fonda su un triplice asse di rapporti. Su un triangolo (per usare un’espressione figurata) i cui tre vertici sono costituiti dai politici interessati, dagli imprenditori e dai funzionari dei vari enti appaltanti e finanziatori. Quanto al ruolo dei referenti politici, va detto innanzitutto che la S. I. R.A.P. è un ente voluto da alcuni personaggi politici al fine di gestire una certa fetta cospicua dei finanziamenti derivanti dalla legge 64/1986. Proprio per perseguire tale fine, i politici hanno fatto in modo che la S. I. R.A. P. abbia di fatto l’esclusiva e il monopolio nella gestione di tutti appalti dello specifico settore relativo agli insediamenti artigianali in Sicilia. Il ruolo dei politici è consistito, innanzitutto, nel creare la S.I.R.A.P. È consistito e consiste, poi, nell’ adoperarsi perché un determinato progetto di opera pubblica possa superare i vari passaggi dell’iter amministrativo-burocratico necessari e fare approvare il progetto, approvare e stanziare il Finanziamento e fare accreditare le relative somme alla S. I. R.A. P. che poi le gestisce secondo una logica corrispondente’ alla composizione delle aspettative dei tre centri interessi di cui ho detto con I ‘esempio del triangolo. La storia di qualunque opera pubblica fra quelle rientranti nell’ ampissimo programma S.I R.A. P. inizia con la scelta, da parte di uno dei politici che partecipano all’”operazione”, di un progettista di loro fiducia, al quale la S.I.R.A.P. affida l’incarico di redigere un progetto di insediamento artigianale da realizzare in un determinato paese, La legge 64/1986 prevede per ciascun anno una serie di finanziamenti suddivisi per destinazione. Ogni anno, quindi, vi è una certa somma di denaro destinata per legge a certi tipi di investimenti pubblici. Quando è stata promulgata la legge 64/1986, un certo gruppo di politici si è interessato alla “gestione “delle somme che sarebbero state destinate alla realizzazione degli di insediamenti artigianali. Questi politici hanno fatto costituire la S.I. R.A. P. e hanno invitato gli amministratori di molti Comuni della Sicilia (nell’ambiente si parlava di circa 120 Comuni) a presentare alla S. I. R.A. P. stessa domanda per l’ammissione al finanziamento per la realizzazione di un’area artigianale nel proprio territorio. Alcuni Comuni che non lo avevano previsto sono stati invitati a modificare loro strumenti urbanistici, prevedendo in essi la costituzione di un’area destinata specificamente a insediamenti artigianali. La S. I. R.A. P., poi, provvedeva a scegliere i Comuni dove realizzare questi insediamenti e ad affidare relativi incarichi per la progettazione degli insediamenti medesimi. La scelta del professionista da incaricare della redazione del progetto relativo a ciascun insediamento costituisce per diverse ragioni uno dei passaggi più importanti (per certi decisivo) dell’intera operazione. Il progettista, infatti, è colui che, successivamente, compiuto l’iter burocratico della pratica e passati alla realizzazione dell’opera, assume l’incarico di direttore dei lavori. Ho già detto sopra come sia essenziale il ruolo del direttore dei lavori, che gestisce dal punto di vista tecnico-esecutivo l’appalto dall’inizio alla fine e la cui complicità, quindi, è indispensabile per pilotare la gestione dell’affare da parte della o delle imprese che si accordano con i politici e i funzionari responsabili dell’appalto stesso. Il progettista-direttore dei lavori è, nei fatti, il “garante” dei politici nella gestione dell’”operazione” sotto un duplice profilo. Sotto un primo profilo. infatti, la certezza preventiva della Complicità del direttore dei lavori consente a chi deve aggiudicare l’appalto e all’ Impresa che lo deve vincere di accordarsi fra loro per assicurare un determinato esito alla gara d’ appalto medesima. Ciò perché solo la certezza preventiva della complicità del direttore dei lavori consente ad un’impresa di fare delle offerte vincenti nelle quali (come è avvenuto per i COSTANZO a Trecastagni) si impegna a cose che sona tecnicamente e/o commercialmente insostenibili alle quali si sa preventivamente che ci si riuscirà a sottrarre con strumenti per così dire di recupero successivo, quali, nella vicenda di Trecastagni, le perizie di variante. Le imprese che sono estranee all’accordo trilaterale politici -imprese-funzionari e che, quindi, non possono contare sulla compiacenza certa a priori del direttore dei lavori possono fare, invece, solo offerte tecnicamente e commercialmente praticabili, perché, diversamente, il direttore dei lavori non complice esigerebbe da loro il rispetto degli impegni assunti , non consentendo loro né varianti né altro e costringendole a subire, quindi, i danni di un’ offerta temeraria perché non remunerativa (nella vicenda di Trecastagni, senza la complicità del direttore dei lavori l ‘ impresa dei COSTANZO non riuscirebbe ad onorare I ‘ impegno assunto a proposito dei termini di consegna dell’opera). Al direttore dei lavori compete, come ho già detto la redazione delle perizie di variante. Sotto un secondo profilo, il progettista-direttore dei lavori garantisce i politici perché compete a lui l ‘approvazione del lavoro fatto dalle Imprese e la redazione degli stati di avanzamento dei Lavori, grazie ai quali le imprese possono materialmente riscuotere i compensi per il loro lavoro. Ed egli firma gli stati di avanzamento dei lavori solo quando ha la certezza che l’impresa ha versato le tangenti pretese dai politici. Diversamente, blocca gli stati di avanzamento e trova una serie di cavilli da contestare all’impresa stessa. A riprova della importanza “strategica” della scelta del progettista-direttore dei lavori, segnalo che la progettazione e la direzione dei lavori di tutti i lavori della S. I. R.A. P. sono state assegnate sempre alle stesse persone. In particolare, la progettazione allo studio professionale “SASI PROGETTI” e la direzione dei lavori sempre all’ ing. Gaspare BARBARO, che è uno dei titolari dello stesso studio “SASI PROGETTI”, Non so se formalmente, nella progettazione, a “SASI PROGETTI venissero affiancati altri. Ciò che certo è che BARBARO c’è sempre. Il BARBARO è stato scelto con tutta evidenza per il prestigio che gli deriva dall’essere figlio del prof. Domenico BARBARO (noto e affermatissimo docente universitario e progettista di fama) e per il fatto dj essere contitolare dello studio del quale è consocio anche l’ing. Giuseppe ZITO. Quest’ultimo, cioè, opera accanto al BARBARO, in maniera ancora più decisiva, anche se apparentemente (e solo apparentemente) meno rilevante. Lo ZITO è il principale referente e protagonista di tutto il sistema di accordi di cui sto parlando. È lui il principale mediatore fra le imprese e i politici. E a riprova di ciò sta il fatto che era interlocutore e mediatore fra le imprese – per quanto i riguarda, la RIZZANT DE ECCEER – e la S.I.R.A.P. Con lui negoziavamo e concordavamo tutte le iniziative e soluzioni da adottare nella gestione degli affari che avevamo con la S.I.R.A.P. Altro momento strategico importante è anche la nomina dell’ingegnere capo e dei collaudatori dell’opera. Il primo avrebbe per legge il compito di controllare il direttore dei lavori e il secondo di verificare che l’opera sia stata costruita nel rispetto dei parametri tecnici e amministrativi stabiliti contrattualmente. Anche costoro, dei quali pure si deve avere la previa certezza della complicità, sono scelti dai politici. Nel caso dei lavori di S. Cipirello l’ingegnere capo era l’ing. Giovanni CRIMAUDO, che mi risulta avere avuto lo stesso incarico anche in altri appalti della S.I.R.A.P. Quanto ai collaudatori, ciascuno di essi faceva capo ad una corrente politica. Questo emergeva addirittura in maniera palese quando capitava di assistere a delle discussioni fra loro. Essi, infatti, parlavano come portatori degli interessi dei partiti dei quali erano espressione. Ciascuno di essi era espressione di un determinato partito e tutti i partiti dei politici interessati erano “rappresentati’ nella commissione di collaudo. Fra tanti, ricordo il prof. COSTA, che era democristiano, e un architetto che all’epoca aveva i baffi e del quale non ricordo il nome che era socialista. Quanto fin qui ho detto, illustra, sia pure in estrema sintesi, il ruolo dei politici, nel “triangolo” a cui ho fatto riferimento. A riprova della artificiosità del sistema (o di una parte cospicua del sistema) con cui opera la S.I. R.A. P., voglio segnalare che i criteri di scelta del Comuni nei quali realizzare gli insediamenti artigianali non sono ispirati a esigenze effettive del territorio, ma sono connessi soltanto alla possibilità di realizzare con riferimento ai singoli progetti l’accordo trilaterale di interessi di cui ho parlato. A riprova di questo, si pensi che fino a quando io sono stato arrestato non c’era ancora una legge che stabilisse i criteri per l’assegnazione delle installazioni agli artigiani e alle piccole industrie né una legge che individuasse i soggetti deputati alla gestione di queste installazioni e dettasse i criteri di tale gestione. Mentre noi della RIZZANI DE ECCHER stavamo costruendo l’insediamento relativo al Comune di S. Cipirello (PA) l’ingegnere capo dell’ufficio tecnico della S. I.R.A.P. Maurizio MOSCOLONI, mi disse, tra serio e il faceto, che l’amministratore delegato della S. I.R.A. P. stessa, Nino CIARAVINO, gli aveva detto di raccomandarmi di non correre troppo nella realizzazione del lavoro, perché ancora non sapevano a chi e come assegnare le strutture che noi stavamo realizzando. Domanda: Chi erano i politici protagonisti di queste vicende? Rrisposta: Per quello che mi consta, Claudio DE ECCHER si rivolse all’ on. Salvo LIMA, al quale si fece presentare dall’ on. Vito BONSIGNORE, per entrare a far parte del gruppo di imprese che faceva parte del “comitato di affari” che ho descritto con l’immagine del triangolo. Era notorio a tutti nell’ ambiente che il referente politico principale del “‘sistema” S. I R. A.P. era l’on. Salvo LIMA. Claudio DE ECCHER ne parlò con me e convenimmo sul fatto che non potevo essere io a prendere contatti con l’on. LIMA. Claudio, allora, chiese all’ on. Vito BONSIGNORE, deputato al Parlamento e capo della corrente andreottiana in Piemonte, di prendergli un appuntamento con l’on. LIMA. Claudio DE ECCHER conosceva l’on. BONSIGNORE perché 1a RIZZANI DE ECCHER opera a Torino (dove il BONSIGNORE vive) da molti anni. Il BONSIGNORE è presidente del Consorzio deli ‘ autostrada Torino-Savona e di un’altra che adesso non ricordo. Il BONSIGNORE ottenne effettivamente a Claudio DE ECCHER l’appuntamento con l’on. Salvo LIMA. Claudio mi disse di avere chiesto a LIMA di entrare a fare parte del gruppo di imprese che partecipavano ai lavori S. I. R.A. P. e alle grandi opere pubbliche che sarebbero state appaltate in Sicilia, e, in particolare, ai lavori relativi alla sopraelevata di Palermo. Per avere un lavoro della S. I. R.A. P. le imprese dovevano pagare una tangente pari all’a 8 % circa del valore deli appalto. Queste somme servivano a pagare politici e i funzionari coinvolti nell’’affare. D.R. Non ero io ad occuparmi del pagamento di queste tangenti. Questi pagamenti avvenivano ad un livello superiore a quello nel quale operavo io. Le trattavano direttamente i titolari – Claudio e Marco DE ECCHER – oppure, talvolta, l’ingegner DEFENDI. Ciò so perché quando nella gestione di un affare veniva fuori questo problema i DE ECCHER o il DEFENDI (quando toccava a lui) mi dicevano “Non ti preoccupare, che di questo problema ci occupiamo noi” Da costoro ho saputo che l‘ammontare della tangente era di circa l’8%, ma, comunque si trattava di fatto noto a tutte le imprese che operavano nel settore e del quale si parlava fra noi come di cosa notoria. Quello che mi risulta con certezza, perché aveva risvolti che riguardavano anche il mio lavoro di responsabile dei cantieri, è che il denaro necessario a pagare queste tangenti veniva recuperato dalle imprese anche con un sistema di fatturazioni maggiorate. Si trattava delle fatture relative all’ acquisto dei materiali impiegati per la realizzazione delle opere appaltate.