Quarant’anni dopo i figli del giudice ucciso il 19 luglio del 1992 tornano nell’isola in cui il padre con Falcone ha lavorato al maxiprocesso
Tra i momenti più intensi, gli interventi dei figli di Paolo Borsellino, Luciae Manfredi.
Lucia Borsellino ha parlato di «silenzio assordante» sui molti tasselli ancora mancanti nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio: «Una verità che penso sia giusta per la collettività oltre che per noi», ha osservato, sottolineando che né suo padre né Giovanni Falcone«avrebbero voluto essere definiti eroi». E ha aggiunto: «L’averci portati qui è una dimostrazione di come lo Stato, se vuole, può proteggere i suoi figli. Non fu così sette anni dopo, quando arrivò la notizia dell’imminente attentato».
Molto provato anche Manfredi Borsellino, che ha ricordato le «offese» subite in vita dal padre: «Uno dei presidenti dei collegi giudicanti al processo per l’omicidio del capitano Basile – ha detto – arrivò a offenderlo in una sentenza, sostenendo che il giudice istruttore aveva lavorato in maniera pessima».
All’iniziativa hanno preso parte numerosi protagonisti dell’epoca. L’omaggio è stato curato dalla Giunta esecutiva sezionale della Sardegna, in collaborazione con la Commissione Legalità del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati.
Un ritorno nei luoghi della memoria che ribadisce il debito civile verso chi ha pagato con la vita la ricerca della verità e rilancia l’impegno dello Stato a proteggerla, contro l’oblio e contro ogni retorica che ne attenui il senso più profondo.