OMICIDIO MATTARELLA: DEL GUANTO SCOMPARSO PARLÒ ROGNONI ALLA CAMERA

di Eugenio Baresi*

Un omicidio raccapricciante. Un ricordo che è rimasto impresso per un immagine che mostra insieme il dramma e la forza buona di un fratello che poi abbiamo ben conosciuto e apprezzato.
Oggi ritorna con prepotenza e incredulità.
Ricompare, nei resoconti, una parte deviata di servitori dello Stato.
Nel caso non sarebbero di certo servitori.
Ma il racconto se si vuole essere moderatamente critici è piuttosto incomprensibile.
Per quello che ovviamente sappiamo in base a quanto ci viene raccontato.
Un poliziotto che 45 anni fa era in servizio alla Questura di Palermo viene messo ai domiciliari, oggi, per aver fatto sparire, allora, un guanto che era nella vettura con cui fuggirono gli assassini di Piersanti Mattarella.
Ora di quel guanto, ci dicono, parlò il giorno successivo il Ministro dell’interno Rognoni nella sua informativa alla Camera.
Ora parrebbe inverosimile che nessun magistrato della Procura palermitana se ne sia interessato… soprattutto allora.
Non è che è stato occultato un reperto sconosciuto: è stato occultato un reperto fondamentale, un reperto che si sapeva benissimo esistesse.
Un poliziotto con poteri paranormali se ha oblubinato, allora e per decine di anni, il pensiero di una intera Procura.
Evidentemente una simile ipotesi è inverosimile.
Ora non serve scomodare uno qualsiasi dei grandi investigatori della letteratura per comprendere che chiunque sarebbe partito da quel reperto per fare un briciolo di luce.
Paradossale che nessun investigatore vi abbia rivolto un modesto pensiero… allora!
Perché anche se in quel tempo non esisteva il DNA come motivo di indagine, esistevano le impronte digitali.
Ancor più, se si rammentano i metodi delle indagini tradizionali, che allora erano quelle che valevano, si sarebbe dovuto verificare o scoprire la ditta produttrice del guanto, risalire a chi lo commerciava, approfondire i negozi che tale merce vendevano nel palermitano e nei dintorni.
Forse più che farci sapere della preoccupazione manifestata dal poliziotto, dopo essere stato convocato dalla odierna Procura, sarebbe utile farci sapere il perché nessuno della Procura di allora, e fino ad oggi, abbia mostrato “interesse” al guanto o alla sua sparizione.
Mi permetto di ricordare che proprio in quel periodo alla Procura di Palermo si dimenticavano diverse cose… come registrazioni radar che si erano sequestrate… salvo poi accusare altri di averle perse… fortunatamente c’erano… erano in una cassaforte sigillata presso l’aeroporto di Trapani in conseguenza, appunto, del sequestro disposto dalla procura di Palermo… che però se ne era scordata.
Ma anche in quel caso si è costruita la storia che erano state fraudolentemente nascoste da chi voleva coprire responsabilità di corpi dello Stato.
Una storia che varrebbe la pena raccontare per quella che è: c’è chi vuole che la nostra Repubblica abbia vissuto governata da delinquenti.
I delinquenti probabilmente erano e soprattutto sono altri.
Allora varrebbe ragionare seguendo la logica dei fatti piuttosto che la logica di chi da anni continua a proporre “deviazioni”.
Cominciamo a non deviare la conoscenza attraverso lo sconvolgimento dei fatti reali. 

*ex parlamentare e segretario della Commissione Stragi

 

 

 

 

 

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