BENEDETTO MARSALA, ex capo scorta di Paolo Borsellino, quel 19 luglio 1992 se non fosse stato in licenza matrimoniale sarebbe stato probabilmente di turno.
LUCIA BORSELLINO: “Mi recai sul luogo della della strage a circa un’ ora dalla dallo scoppio della della bomba. Mi recai lì dopo avere fatto inutilmente il giro di tutti gli ospedali della città perché mi avevano dato una notizia tale per cui potessi essere dissuasa dall’ andare sul luogo della strage in quanto si parlava ancora di feriti, la notizia non era certa. Io poi alla fine dopo il secondo ospedale dove incontrai anche la mia nonna e mio fratello decisi di recarmi direttamente in via D’ Amelio. Li feci molta forza per arrivare a vedere mio padre perché c’ era una..
potrei definirlo.. come l’ ha definito mia sorella: quel luogo è stato letteralmente vandalizzato. Non c’ erano transenne, non c’ era niente che potesse impedire di avvicinarsi ai corpi, l’ unica persona per la quale si stava impedendo di avvicinarsi a un corpo ero proprio io, probabilmente perché si pensava che non fossi in grado di reggere di reggere l’ emozione ma io avevo il dovere di dare l’ ultimo saluto a mio padre e con le mie mani ho composto gli arti inferiori al al busto perché era spaccato in due e sono stata felice di averlo fatto.”
Estratto dalla deposizione al “processo depistaggio”
La dottoressa LUCIA BORSELLINO arriva in Via D’Amelio – 19 luglio 1992
MANFREDI BORSELLINO:Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“ .
«Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta» Dalla Testimonianza di Manfredi BORSELLINO che chiude il libro “Era d’Estate”, curato dai giornalisti Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi



