PIPPO GIORDANO e il percorso diverso della borsa del dottor Paolo Borsellino

Sto tentando di dimostrare, attraverso documenti in possesso della procura di Caltanissetta, che la borsa del dr Paolo Borsellino, fece un percorso diverso da come sinora raccontato.
-.-.-.-.-.-

Il buco nero dell’agenda rossa e il mistero dell’agenda legale: entrambe appartenute al Giudice Paolo Borsellino.
Inizio, col dire, che l’agenda rossa, fu letteralmente rubata. Pertanto, tenterò di seguire il percorso che compì la borsa del Giudice Borsellino almeno sino a quando fu riposta nell’auto della polizia Siena Monza 1.
Intanto, devo dire che esaminando la foto della borsa di Borsellino in mano ad Arcangioli, si nota un evidente gonfiore, che ipotizza un peso superiore rispetto agli oggetti rinvenuti ed elencati nel verbale appresso specificato. E, quindi, ipotizzo che l’agenda rossa doveva trovarsi all’interno della borsa.
Esaminando gli atti della Procura di Caltanissetta, emerge che l’Isp. Giuseppe Lo Presti, invita l’Arcangioli a consegnargli la borsa e poi ordina ad Armando Infantino di andare a depositarla nella Siena Monza 1.
L’Infantino, viene escusso – come altri appartenenti alla Squadra mobile – dai magistrati di Caltanissetta e afferma che: “Il carabiniere con la placca che si avvicinava al capannello di noi personale dì polizia portando la borsa del dott. Borsellino in mano e che vidi e sentii interloquire con l’Isp. Giuseppe Lo Presti, confermo che quest’ultimo mi fece consegnare dal militare la borsa per poggiarla dentro la macchina Siena Monza 1 il cui autista era l’Ass. Francesco Maggi, cosa che io feci”.
Fin qui abbiamo la certezza che Francesco Maggi diventa custode della borsa.
Manzella Nicolò Giuseppe, conferma l’episodio del passaggio della borsa da Arcangioli a Lo Presti.
Il vicequestore Andrea Grassi, dichiara di essersi recato in via D’Amelio e di esserci rimasto sino a quando non giunsero il capo della polizia Parisi e il ministro Nicola Mancino: specifica che: “Nella tarda serata di quel giorno, ho coadiuvato i magistrati della procura di Palermo nell’ispezione dell’ufficio del Dottor Borsellino, presso la Procura di Palermo”. Aggiunge di essere rientrato alla Mobile : “ E da li mi recai in Procura, credo col Dottor Fassari”. Ma non esiste nessun verbale d’ispezione.
Assodato che la borsa era nella macchina di Fassari, che quel giorno era il funzionario che sostituiva La Barbera, altresì assodato che la borsa o comunque il contenuto, sono arrivati in procura, prima che fossero apposti i sigilli.
Ciò si deduce dal rinvenimento del fascicolo Mutolo.
Giova evidenziare, che il magistrato Salvatore Pilato -pm di turno- intervenne subito in via D’Amelio, e che il lunedì 20 luglio, quando fa la relazione, alcuni suoi colleghi gli riferiscono, che al momento dell’apposizione dei sigilli, all’interno dell’ufficio vi era un’agenda rossa.
La domanda da porsi è: “Chi c’era nella tarda serata della strage, nell’ufficio del dr Borsellino, quando fu compiuta l’ispezione per poi apporre i sigilli?”
Mi duole dire, come ex ufficiale di polizia giudiziaria, che nessuno tra poliziotti e magistrati, ritenne doveroso sequestrare la borsa e repertare l’intero contenuto.
Solo il 5 novembre 1992, la borsa, viene dettagliatamente esaminata dalla Procura nissena, che decide di restituirla agli aventi diritto.
Nel verbale, vengono elencati gli oggetti rinvenuti in un sacchetto di plastica aperto: “un paio di occhiali; un mazzo di chiavi; un pacchetto di fazzoletti di carta; uno scontrino fiscale; tre fogli di carta spillati e un foglietto con scritto: “Rinvenuto sul luogo della strage, Ass, Maggi Francesco”, Invece, all’interno della borsa “chiusa”, furono rinvenuti: “ un pacchetto di sigarette Dunhill, con tre sigarette; un crest del Nucleo cc di Palermo; un paio di pantaloncini da tennis bianchi; un costume da bagno; un carica batteria per telefono con batteria e accessori; un altro pacchetto di Dunhill; un ritaglio pezzo di giornale strappato”. Non vi è dubbio che tutti gli oggetti erano custoditi all’interno della borsa (altrimenti le fiamme li avrebbe distrutti), e, quindi, perché alcuni oggetti furono estratti e risposti nel sacchetto di plastica?
Rilevo un dettaglio, il crest era di stoffa. Inoltre, nel verbale a firma del sost, proc. Fausto Cardella, appare un’altra agenda del dr. Borsellino: l’agenda legale 1992.
E’ un altro mistero, visto che in nessuno atto viene citata.
Giova dire, che l’Ansa del 29 luglio 1992, riporta una dichiarazione della procura di Caltanissetta, ove si afferma che l’agenda telefonica del dr Paolo Borsellino è custodita in procura.
Come giunse a Caltanissetta? Concludo, citando un episodio, che accadde la mattina del 17 luglio 1992, durante l’interrogatorio che Borsellino fece a Gaspare Mutolo: il magistrato Gioacchino Natoli, domandò a Mutolo, se fosse a conoscenza di uomini delle istituzioni collusi con Cosa nostra. Mutolo rispose, facendo i nomi di Contrada, Signorino e di altri.
Siccome i nomi rivelati da Mutolo -io ero presente, non furono oggetto di verbalizzazione, sono convinto che il dr Borsellino li abbia trascritti nella sua agenda rossa. E quindi, esiste il legittimo dubbio, che quei nomi potrebbero far parte delle concause del furto.