Nota di Massa Carrara smentisce il falso mito dell’interesse di Borsellino per ‘mafia-appalti’
Paolo Borsellino non si interesso mai di ‘mafia-appalti’ e un documento pubblicato oggi dal ‘Fatto Quotidiano’, lo dimostra: il magistrato ucciso in via d’Amelio il 19 luglio del 1992 ebbe tra le mani una nota di sette pagine in cui venne descritta in maniera minuziosa l’indagine sulle infiltrazioni di Cosa nostra nelle cave di Massa Carrara. L’inchiesta, nello specifico, riguardava il controllo delle società del gruppo Ferruzzi, guidato fino al 1991 da Raul Gardini. La nota era stata scritta dal pm Augusto Lama e inviata alla Procura di Palermo dal procuratore di Massa, Duino Ceschi. Che ne fece Borsellino di quella nota? La girò ai magistrati Giuseppe Pignatone e al collega Guido Lo Forte. Gioacchino Natoli, ai tempi in forza sempre alla procura di Palermo, stava già indagando sugli stessi fatti dall’agosto 1991, ma probabilmente Borsellino non ne era a conoscenza. Dunque l’indagine ‘mafia-appalti’, in base a quanto appreso, non venne mai nascosta a Paolo Borsellino, dal momento che il procuratore aggiunto ne era a conoscenza proprio grazie a quella nota: sapeva che erano state fatte intercettazioni e perquisizioni, in coordinamento investigativo con Palermo. Eppure Borsellino non approfondì mai l’inchiesta: Antonio Ingroia, già magistrato e oggi avvocato, parlò di un generico interesse al dossier Mafia-Appalti del Ros. Però non risulta un interesse specifico sugli affari tra il clan Buscemi e il grande gruppo Ferruzzi guidato da Gardini. Non solo, si legge sempre sul ‘Fatto’, “il 30 giugno 1992 Borsellino incontra il giornalista Gianluca Di Feo che gli parla del riciclaggio al nord. Ebbene, secondo Di Feo, il pm tira fuori (senza riferirlo a indagini o a un sospetto, attenzione, ma solo a titolo di esempio astratto) il nome di Berlusconi. Non quello di Buscemi o Gardini. Questo ci ha raccontato Di Feo”. E poi ancora: il giorno dopo, primo luglio 1992, Borsellino andò a Roma e “quando il collaboratore di giustizia Leonardo Messina gli dice a verbale che Riina è il ‘maggiore interessato alla Calcestruzzi che agisce a livello nazionale’, Borsellino non fa una sola domanda, anche nei 5 interrogatori successivi, sull’azienda di Ravenna. Insomma Borsellino non dà segni esterni di appassionarsi al tema segnalatogli ben tre volte: dal R.O.S nel 1991, da Lama ad aprile 1992 e da Messina nel luglio 1992”. Dov’è quindi l’interesse ‘viscerale’ di Paolo Borsellino per ‘mafia-appalti’?
Le indagini di Caltanissetta sul presunto insabbiamento dell’indagine
Allo stato attuale, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto insabbiamento dell’indagine su “mafia e appalti”, sono indagati per favoreggiamento alla mafia, l’ex procuratore aggiunto di Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e a Roma, Giuseppe Pignatone; l’ex sostituto procuratore a Palermo, Gioacchino Natoli e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti.
Le responsabilità sono ancora tutte da dimostrare e se ci sono state omissioni nella trattazione del fascicolo lo decideranno le Corti.
Tuttavia è impensabile pensare che il presunto ‘insabbiamento’ dell’indagine si sia stata una concausa della morte di Paolo Borsellino dal momento che il carteggio inedito della procura di Massa Carrara ci racconta una storia del tutto diversa, come già esposto. Infatti, Borsellino sapeva dell’indagine. Lo sapeva non solo tramite la nota ma anche per mezzo di una “pubblicazione sul settimanale Epoca nel Novembre 1991 di un ‘dossier’ riservato del R.O.S. (…) inerente una presunta ‘mappa’ delle cosche mafiose (…), si notava sui telefoni intercettati una certa agitazione” perché “dopo le ricordate pubblicazioni sarebbe risultato chiaro che dietro a tutta l’operazione vi era Buscemi Antonino”. Borsellino era in grado quindi di capire che l’inchiesta di Massa incrociava il tema del rapporto Buscemi-Gruppo Ferruzzi affrontato (di sfuggita) nel rapporto del R.O.S. “Mafia-Appalti”, a lui noto, come pubblicato sul ‘Fatto’. Riassumendo: Borsellino aveva saputo dell’indagine tramite la nota di Massa Carrara, l’interrogatorio di Leonardo Messina e tramite la pubblicazione del Rapporto del Ros del 1991.
Tuttavia non ci sono segni che si interessò, né fece approfondimenti.
Fonte: ilfattoquotidiano.
