Nella testimonianza che ha reso per il processo Borsellino ter ha dichiarato che Borsellino aveva commentato la strage di Capaci dicendo: “Giovanni Falcone è stato ucciso per la sua inchiesta sul rapporto mafia-appalti e sulla massoneria”.
“Che Giovanni fosse stato “punito” da “cosa nostra” per tutta l’attività svolta in precedenza mi pare che sia stato accertato (lo aveva anticipato Buscetta prima di iniziare a collaborare), tanto più che una volta trasferito a Roma, a sua domanda, da quell’ osservatorio privilegiato poteva essere ancora più pericoloso per l’associazione.
Penso alla ideazione della Procura Nazionale Antimafia, all’approvazione del 41 bis all’entrata in vigore della legge sui collaboratori di giustizia, Quindi rappresentava, da questo punto di vista, per “cosa nostra” un pericolo ancora maggiore dopo il suo trasferimento al Ministero di Grazia e Giustizia (come si chiamava all’epoca) con le funzioni di responsabile della Direzione Affari Penali”.
Questo non dimostrerebbe che il dottore Borsellino aveva fatto una sua deduzione sulla strage di Capaci?
“Certamente, era una sua deduzione perfettamente condivisibile e basata sulla personale interpretazione di alcuni “segnali” percepiti in quei 57 giorni di alacre e febbrile impegno volto a smascherare i mandanti e gli esecutori della strage di Capaci.
Nel luglio di quell’anno Borsellino stava sentendo dei collaboratori, uno era Mutolo il quale stava facendo dichiarazioni dirompenti. Rientrato a Palermo, quel sabato mattina era passato dal mio ufficio, certo di trovarmi perché normalmente ero lì anche di sabato. Invece, quel giorno ero in ferie. Paolo lasciò un appunto alla mia segretaria, e il lunedì trovai quel biglietto. Il fatto che mi cercasse lo raccontò anche ad Agnese quel sabato stesso, quindi devo presumere che fosse una cosa cui dava una notevole importanza altrimenti non lo avrebbe raccontato anche alla moglie che poi, appunto, me lo confermò. Ancora oggi, rimpiango che Paolo mi avesse cercato e non avesse potuto parlare con me”.
LEONARDO GUARNOTTA, magistrato antimafia con Borsellino e Falcone


