VITTORIO TUTINO Confronto in aula, Tutino a Spatuzza: «Gaspare, volevi che collaborassi?» Durante il processo Borsellino quater l’imputato e il pentito hanno confermato le loro versioni: il confronto non ha risolto i contrasti tra le loro dichiarazioni su via D’Amelio «Gaspare, ti sarebbe piaciuto che io ti venissi dietro? Ti sarebbe piaciuto… desideravi che io facessi la tua stessa scelta di collaborare con la giustizia? Ti chiedo questo senza volerti screditare». Così Vittorio Tutino si è rivolto al pentito Gaspare Spatuzza durante il confronto nel quarto processo per la strage di via D’Amelio davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta in cui sono imputati per strage lo stesso Tutino e Salvo Madonia e per calunnia Vincenzo Scarantino , Francesco Andriotta e Calogero Pulci. «Mi si sarebbe spalancato il cuore – ha risposto Spatuzza – mi piacerebbe se tutti facessero questa scelta, facendo un esame di coscienza e riabbracciando la vita, riabbracciando la fede. Io sono triste nel vedere queste persone, che chiamo fratelli, perché cristianamente siamo fratelli, ancora ferme sulle loro posizioni. Abbiamo dato tanto dolore a noi stessi e a questa terra e ora, tramite la fede, ora sto scoprendo la bellezza della vita». Dichiarazioni contrastanti Il confronto in ogni caso non ha risolto i contrasti tra le dichiarazioni dell’imputato e quelle del pentito. Vittorio Tutino ha continuato a sostenere di non avere preso parte al furto della Fiat 126 usata come autobomba in via D’Amelio, mentre il pentito Gaspare Spatuzza ha confermato di averla rubata con la complicità dello stesso Tutino. CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
15 gennaio 2016 Al “Borsellino Quater” confronto fra GASPARE SPATUZZA e VITO GALATOLO
⇒ “Non ho mai effettuato il furto di una 126”.
Vittorio Tutino, imputato nell’ambito del “Borsellino quater”, nel faccia a faccia con il pentito Gaspare Spatuzza, torna a ribadire di non aver mai partecipato al furto dell’utilitaria poi utilizzata come autobomba nella strage di via d’Amelio. Dichiarazione che contrasta con quanto sempre riferito e ribadito anche questa mattina da Spatuzza il quale ha detto alla Corte d’Assise di Caltanissetta, che al furto della 126 partecipo’ anche Tutino, suo fraterno amico. “Con Spatuzza – ha sottolineato Tutino – ho rubato solo una Regata”. Il pentito ha anche affermato che poco prima della strage di via d’Amelio, gli consigliarono di stare lontano da Palermo. Tutino ha invece detto che “il 19 luglio del ’92, giorno dell’attentato, era a mare con la moglie e nessuno lo avverti’ di quanto sarebbe successo. Per questo mi sono anche incavolato”. Tutino ha smentito anche un altro pentito, Vito Galatolo, ex boss dell’Acquasanta che ha sostenuto di essere suo stretto amico: “Non e’ cosi’”, e’ stata la replica, “ci conosciamo, ma non ci siamo mai frequentati”. Galatolo ha parlato di un incontro, avvenuto poco prima dell’uccisione del giudice Borsellino, al quale avrebbe assistito anche Tutino, nel corso del quale Filippo Graviano gli avrebbe detto di dire a suo padre “di stare tranquillo perche’ eravamo coperti al mille per mille”. “Galatolo riferisce solo chiacchiere”, e’ stata la risposta. L’ex picciotto dell’Acquasanta ha anche riferito alla Corte che Tutino, poco prima della strage, consigliava a lui e ai sui cugini di non frequentare un parcheggio, gestito dai Galatolo, che si trovava nelle vicinanze di via d’Amelio. “Dopo via d’Amelio – ha detto il collaborante – Tutino tiro’ un sospiro di sollievo: ‘mi parlava il cuore’, mi disse, ‘ve lo dicevo di non andare la’. Avete visto cosa e’ successo?’”. Circostanza negata dall’imputato.LA SPIA