Borsellino: Ingroia, ‘Mutolo disse a Paolo ‘Dottore, si guardi spalle da complicità Stato’ – Nei giorni successivi alla strage di via D’Amelio l’allora Procuratore capo di Caltanissetta Giovanni Tinebra chiese all’allora giovane pm Antonio Ingroia di incontrarlo, data la sua vicinanza al giudice Paolo Borsellino. E in quella circostanza, l’ex pm e oggi avvocato Ingroia, gli raccontò quanto aveva appreso il giorno dell’attentato da due colleghi. “Dopo la strage di via D’Amelio, la domenica stessa, molti di noi pm più vicini a Borsellino, ci spostammo negli uffici di Procura. Eravamo seduti sulla panca dei corridoi, io con i colleghi Teresa Principato e Ignazio de Francisci. e loro mi raccontarono un particolare che avevano appreso da Borsellino il sabato, 18 luglio, cioè il giorno prima della strage. Teresa mi segnalò questo singolare passaggio per le stanze dei magistrati di Borsellino come se si stesse accomiatando da ognuno e in quella occasione gli aveva riferito che aveva appreso”. A raccontarlo al processo sul depistaggio sulla strage di Via D’Amelio è l’ex Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che viene sentito come testimone dalla Procura di Caltanissetta. “Paolo Borsellino aveva interrogato il collaboratore Gaspare Mutolo che gli aveva detto, fuori verbale, delle rivelazioni da fare su uomini dello Stato, in particolare su un magistrato, Domenico Signorino (poi morto suicida ndr) e un appartenente ai Servizi segreti, Bruno Contrada -Questo è quanto io riferii al dottor Tinebra. Non ricordo se nello stesso frangente i colleghi mi raccontarono anche l’episodio dell’incontro tra Borsellino e Contrada. Mutolo gli disse: ‘Dottore si guardi le spalle perché dentro lo Stato ci sono delle complicità con Cosa nostra’ e gli fece i nomi di Signorino e Contrada“. (Adnkronos)