Rosalba Di Gregorio ha scritto un anche libro su falso pentito
(di Franco Nicastro) (ANSA) – PALERMO, 18 LUG – Per dare un’idea della lunga battaglia giudiziaria, che ha sventato il grande depistaggio nel caso Borsellino, l’avvocato Rosalba Di Gregorio dice tra ironia e provocazione di avere scelto la “parte sbagliata”.
E questo è anche il titolo del libro scritto otto anni fa con Dina Lauricella nel quale racconta la storia ancora opaca della creazione del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Rosalba Di Gregorio difende tre dei sette imputati della strage di via D’Amelio condannati all’ergastolo in via definitiva e scarcerati con tante scuse dopo 18 anni. Ma è anche parte civile nel processo ai poliziotti (due prescritti, un altro assolto) che come componenti della squadra guidata da Arnaldo La Barbera (morto nel 2002) avrebbero indottrinato Scarantino facendogli recitare un copione completamente inventato. Era stato quindi “vestito il pupo”, un’altra espressione icastica usata in questi anni per dire che Scarantino era solo una marionetta. Ci sono voluti quattro filoni processuali e altre inchieste collegate per potere svestire il “pupo” e demolire l’impostura.
La verità non è ancora raggiunta ma pare più vicina dopo la campagna condotta dalla “parte sbagliata” dall’avvocato Di Gregorio che ha cominciato a smontare il castello di accuse costruito attorno a Scarantino prima che un pentito più autentico, Gaspare Spatuzza, raccontasse come andarono le cose nella fase operativa della strage. In via D’Amelio, Spatuzza c’era, Scarantino no.
“Per sventare il depistaggio – dice ora Di Gregorio – bastava fare la cosa più banale: controllare quello che Scarantino raccontava e trarre le conseguenze dai confronti con i pentiti Gioacchino La Barbera, Santino Di Matteo, Salvatore Cancemi che lo smentivano su tutta la linea. Cancemi gli aveva addirittura gridato: ma chi ti mette in bocca queste cose?”. Il comportamento dei pm di Caltanissetta, che avallarono la narrazione inquinata della strage, viene criticato dai giudici del processo Borsellino quater perché sarebbe stato rovesciato il cosiddetto “teorema Falcone”: cercare i riscontri alle rivelazioni dei pentiti. Ma, secondo Rosalba Di Gregorio, sarebbe stato fatto anche altro: la sommersione dei documenti.
Verbali dei confronti, ma anche brogliacci, bobine e trascrizioni di intercettazioni su Scarantino non sarebbero stati portati in dibattimento ma sarebbero finiti in tanti fascicoli di “atti relativi” difficili da rintracciare. Nel frattempo Scarantino aveva trovato il coraggio di ritrattate le false accuse. Quando Rosalba Di Gregorio attaccò i pm di Caltanissetta per la linea processuale seguita, venne denunciata per calunnia. Il procedimento è stato poi archiviato. Così come è stata archiviata dalla magistratura di Messina anche l’inchiesta sui pm di Caltanissetta.
“Si sono rotti – riflette ora il legale – gli schemi del controllo giudiziario e devo aggiungere che anche l’informazione non è stata attenta. Qualcuno mi disse che non poteva mettere in discussione le proprie certezze”. È così che ha preso forma quella che i giudici del Borsellino quater hanno descritto come “il più colossale depistaggio della storia giudiziaria del Paese”. Di Gregorio, che non ritiene di avere concluso la sua battaglia, ora si chiede: “Ci fu solo la scarsa esperienza di alcuni magistrati?”. (ANSA