Accuse – A processo con la presidente di “Riferimenti” anche una preside pro-Salvini
Malversazione e appropriazione indebita. Il Tribunale di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio Adriana Musella, la presidente del movimento antimafia “Riferimenti” accusata di aver speso allegramente contributi pubblici.
Per due episodi di abuso d’ufficio, invece, il gup ha rinviato a giudizio anche Mariarosaria Russo, la preside dell’istituto scolastico “Piria” di Rosarno che l’anno scorso ha spalancato alla Lega le porte dell’auditorium della sua scuola dove Salvini ha ringraziato gli elettori calabresi.
L’11 aprile inizia il processo nato dall’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Sara Amerio. Dal 2010 al 2016 nelle casse di “Riferimenti” sono arrivati 522 mila euro che dovevano servire per iniziative “miranti a promuovere la cultura della legalità e della lotta alle mafie”.
Parte di questi soldi, oltre 44 mila euro, sono stati destinati “ad altre e diverse finalità”. Ecco quindi che, nel prospetto della Procura, compaiono spese per viaggi, taxi, alberghi, ristoranti, abbigliamento, arredi, libri, forniture per parrucchieri, carburante, strumenti musicali e finanche cartelle di Equitalia relative a tributi non pagati.
Soldi pubblici così come quelli spesi nel 2015 dalla preside Russo che, quando era dirigente del liceo di Roccella Jonica, ha acquistato 620 copie di due libri editi da “Riferimenti”, di cui era socia, procurando “intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale” di 6.200 euro.
Indicato dalla Procura come parte offesa, il Miur ha preferito non costituirsi parte civile contro la Russo. D’altronde l’imputata non è solo la preside che ha ospitato Salvini per festeggiare la vittoria alle politiche.
Il ministero, retto dal leghista Marco Bussetti, avrebbe dovuto chiedere i danni alla dirigente scolastica che, con il vicepremier, compare abbracciata in un selfie poi finito a corredo di una pagina pubblicitaria che l’istituto scolastico di Rosarno, nell’ambito di un percorso di “alternanza scuola-lavoro”, ha acquistato su un giornale locale per comunicare urbi et orbi di aver donato a Salvini “l’olio della legalità”.
Una pagina con la quale, in realtà, la Russo ha attaccato l’inchiesta per cui è imputata.
Una reazione scomposta come quella di aver denunciato gli investigatori che hanno indagato su di lei. O come quella avuta in udienza lunedì quando il gup l’ha allontanata dall’aula per consentire al procuratore aggiunto Dominijanni di concludere, senza essere interrotto, la sua richiesta di rinvio a giudizio.