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Con il Vescovo di Como SE Monsignor Diego Coletti, il Direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il Segretario Generale Aggiunto della Cisl dei Laghi con il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco hanno presentato ad una vasta platea le prime 5 proposte di responsabilità sociale contro le slot machine e la diffusione del gioco d’azzardo. Presenti molte associazioni e amministrazioni comunali della cintura, come Como Cuore Onlus, Basket Como e Ance Como, i comuni di Fino Mornasco, Cermenate, Grandate tra i molti e soprattutto gli Assessori del Comune di Como Marcello Iantorno e Giulia Pusterla. Un piano ragionato di contrattazione sociale, a partire dalla richiesta al Governo di indirizzare il 30% delle quote delle vincite dei gratta e vinci, delle lotterie, dei concorsi a premi non ritirate alla cassa integrazione e alle imprese in difficoltà, poi il divieto di giocare in contanti alle macchinette – così da tracciare i flussi per singolo giocatore e ogni singola macchina – così da ostacolare il riciclaggio di denaro, vietare le campagne pubblicitarie che incentivino il gioco d’azzardo, impedire che i lavoratori impieghino il quinto dello stipendio per debiti di gioco, favorendo per loro un accompagnamento sociale per il credito bancario. Prime azioni verso un piano di welfare di legalità, ma anche un ‘esortazione comune per recuperare coesione sociale, dato che il gioco devasta le relazioni affettive e sociali. Tale disgregazione sociale e di infiacchimento dei valori, in un momento di crisi così grave, rischiano di aprire la porta ai falsi benefattori, criminali e amici dei criminali che operano nella zona grigia e che mirano ad appropriarsi delle reti sociali e della credibilità dei bisognosi, siano essi imprenditori o casalinghe e disoccupati. Prezioso intervento del Prefetto di Como Michele Tortora, che oltre a ricordare i quasi cento miliardi di euro annui del giro d’affari delle slot machine in Italia, ha sottolineato l’alta incidenza economica dell’assistenza socio assistenziale dei soggetti ludopatici. Inoltre non ha mancato di esortare a proseguire il progetto di coesione sociale intrapreso, unica via per uscire più competitivi da questa crisi, antidoto anche e sopratutto alle pericolose tentazioni e scorciatoie offerte anche dal gioco d’azzardo. Questo primo incontro, oltre alla Cisl dei Laghi e il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, ha visto tra i promotori la Fiba Cisl Social Life, l’associazione che nasce dal sindacato dei lavoratori delle banche e delle assicurazioni che opera a livello nazionale per la ristrutturazione della filiera sociale del credito e per la promozione dell’economia civile utile ad una finanza e ad una economia etica.Infatti il prossimo appuntamento sarà incentrato proprio su economia, credito e terapie mediche e socio assistenziali. Ieri è stato anche il primo appuntamento utile per assegnare i riconoscimenti per l’impegno nella promozione della cultura della legalità e della responsabilità sociale, piccoli merletti artigianali fatti dalle signore di ABC Ricami e Merletti, consegnati dall’imprenditrice edile comasca Alessandra Bianchi al Vescovo Coletti e al direttore Tarquinio. |
Lettera inviata dalla Cisl dei Laghi al Prefetto ed al Vescovo |
“NON FACCIAMO IL LORO GIOCO”
Ho aderito con convinzione alla proposta giuntami dalla Cisl dei Laghi e dal Centro Studi Sociali contro le mafie “Progetto San Francesco” volta a sensibilizzare le… persone, nel modo più ampio e documentato possibile, sul pericoloso proliferare di “slot-machines” e di altre occasioni di gioco d’azzardo non solo in sale appositamente riservate, ma anche in luoghi e locali pubblici dove alta è la frequentazione, compresi quella di ragazzi molto giovani e famiglie.
Proprio questa “normalizzazione” di comportamenti che “normali” non sono deve essere scongiurata e sradicata.
Le ludopatie, come oggi vengono definite le varie forme di “vizio del gioco”, vere e proprie “dipendenze” come quelle dall’alcol o dalle droghe, non sono, purtroppo, una novità. Il fenomeno, però, si presenta oggi con una preoccupante diffusione: si nasconde in messaggi rassicuranti e seducenti, interessa tutte le fasce d’età, non conosce differenze di genere, ha effetti rovinosi soprattutto sui più deboli, amplificandone fragilità ed emarginazione, rovinando spesso in modo pesante la situazione economica, e non solo, di persone, famiglie e imprese.
Da tempo la Chiesa sta sollecitando e sostenendo gli sforzi di tutti coloro che si impegnano contro forme di “gioco” che deprimono la dignità delle persone, le impoveriscono finanziariamente e socialmente, alimentano attività criminose di tutti i tipi, minano la stabilità delle famiglie e delle relazioni umane in generale, creano tragiche illusioni, portano alla solitudine se non a forme di dipendenza patologica che richiedono assistenza medica e psicologica.
Dobbiamo chiederci quale idea di uomo e di società si annidi dietro atteggiamenti e stili che si affidano alle scariche di adrenalina, propongono come vincente la scelta dell’azzardo e vivono nell’attesa dell’arrivo di una fortuna costruita senza impegno, costanza e fatica ma, di fatto, con l’impoverimento a volte di altri, quasi sempre di sé e dei propri cari.
I dati ci parlano dei primati italiani – di cui c’è poco da essere fieri e ai quali i nostri territori contribuiscono con allarmante zelo –, in materia di risorse messe in movimento dal gioco d’azzardo (legale e non). Cosa pensare di quanto avviene nel bellissimo gioco del calcio, quando invece di esprimere l’intelligenza e la forza degli atleti si avvita nel gorgo delle scommesse e del gioco d’azzardo?
Serve coraggio. Il coraggio di dire “no” a queste forme di economia sempre più legate ad attività illecite e sempre più responsabili della disperazione di tanti uomini e donne.
Sono certo che le competenze degli operatori del “settore ludico” potranno essere investite e valorizzate in altro modo.
La vita non è un gioco.
E vorremmo che il gioco tornasse a essere solo una sana attività ricreativa di svago e di aggregazione. Uno degli elementi della vita che ci rendono sereni e liberi, proprio perché aperti alla gratuità di una partecipazione anche senza la pur desiderata vincita.
+ Diego Coletti, vescovo della diocesi di Como
“Non fate il loro gioco!” Nasce dalla volontà della Cisl dei Laghi Como Varese insieme al Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco per opporsi, con la contrattazione sociale della responsabilità civile, alla diffusione delle slot machine nei luoghi pubblici. Con il Vescovo Coletti è proseguito il percorso istituzionale e sociale, con al centro il sindacato, verso una manifestazione pubblica. “Come sindacato non possiamo esimerci dalla partecipazione ad una nuova stagione di responsabilità sociale, sia essa intesa strettamente contrattuale che più diffusamente come impegno culturale e civile per un nuovo modello economico” così Gerardo Larghi, segretario generale aggiunto della Cisl dei Laghi a seguito della lettera per l’obiezione di coscienza del direttore Alessandro de Lisi del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco pubblicata su diversi organi di stampa. “Non è possibile contrastare la diffusione delle slot machine sul piano della legalità poiché esse sono regolamentate, per la maggior parte, dalla legge, tuttavia siamo impegnati a dire no allo spreco delle magre risorse familiari in tempo di crisi. Dobbiamo dire no alla possibilità di ricatto criminale nei confronti dei gestori che non volessero accettare l’installazione delle macchinette mangia soldi, dire no all’abbassamento morale del territorio, poiché vince sempre il banco e la rincorsa dei soldi facili distrugge il collante sociale e affettivo delle persone, anche sul piano di nuove patologie da dipendenza”, prosegue Larghi della Cisl lariana.
GIOCHI d’AZZARDO E LUDOPATIE
“A vincere è solo la camorra, i clan ingrassano sulla richiesta d’azzardo” – 16.07.2013
“No agli orari liberi per le sale da gioco” – 16.07.2013
Il cartello anti sale gioco fa breccia in Parlamento – 10.07.2013
Lotta all’azzardo : “I soldi al lavoro” – 10.07.2013
Per i drogati dell’azzardo una comunità di recupreo – 9.07.2013
Sbarca in Parlamento il partito anti – azzardo – 7.07.2013
“Perdono, ho perso tutto al gioco” e si toglie la vita – 5.07.2013
Slot, una diffusione virale e gli italiani si ammalano – 4.07.2013
Freni all’Azzardo, il Comune ci prova – 4.07.2013
Azzardo e cocaina l’accoppiata che non fa prigionieri – 4.07.2013
Gioco: se la vera posta è la vita – 3.07.2013
Azzardo, reti “legali” controllate dai clan – 2.07.2013
“Subito una legge”: l’appello di 200 comuni – 29.06.2013
Azzardo, così i Casalesi conquistano le sale legali – 29.06.2013
“Nessuna vigilanza e il riciclaggio dilaga” – 28.06.2013
Gioco “legale” nelle mani della camorra – 28.06.2013
Ludopatia quanto ci costi: baratro da 46 miliardi – 26.06.2013
“Un giocatore su sette pensa al suicidio” – 20.06.2013
“Una strategia unica per battere i due mostri” – 29.05.2013
Vittime dell’azzardo chiede allo Stato 10 milioni di danni – 21.05.2013
Lombardia, 4 mosse per battere l’azzardo – 20.05.2013
Le Iene: “Senatori e onorevoli a libro paga dell’azzardo” – 18.05.2013
Malati d’azzardo, uno su tre delinque – 15.05.2013
Ludopatie, 3 milioni di italiani a rischio – 10.05.2013
Un argine all’azzardo – 3.05.2013
Le associazioni: “Azzardo, alt alle nuove concessioni” – 30.04.2013
Una vita a rotoli – 28.04.2013
“Ormai è la più allarmante forma di dipendenza” – 19.04.2013
Gioco d’azzardo, il tar dà ragione alle lobby – 19.04.2013
L’Azzardo non è un gioco – 15.04.2013
I costi collaterali del gioco valgono un punto di Pil – 13.04.2013
L’Azzardo finisce sotto Osservatorio – 4.04.2013
Ludopatie, arriva lo specialista – 26.03.2013
Il magistrato: ci servono più mezzi – 22.03.2013
Slot truccate, nuovo regno della ‘ndrangheta – 11.03.2013
“Un ricco giro d’affari per i clan che ora si proiettano all’estero” – 5.03.2013
Ordinanza del Tar: su slot e sale gioco decidano i sindaci – 28.01.2013
Cosa nostra arruola pirati informatici: boom del gioco illegale 522 milioni – 24.01.2013
Video slot manomesse, 29 arresti – 23.01.2013
In 12 ore perde 23mila euro alle slot machine, ricoverato – 23.01.2013
Milano, le donne nuove vittime: non passione, ma disperazione – 15.01.2013
Pensionati d’azzardo sul bus verso Campione – 10.01.2013
Lombardia, allarme Caritas: ludopatia è emergenza sociale – 10.01.2013
Ogni italiano si gioca un mese di stipendio – 4.01.2013
Così Azzardopoli punta sui bambini: mamme in allarme – 3.01.2013
L’azzardo doppia i fondi pensione – 1.01.2013
Sguardo sul domani: su cosa si fonda una speranza – 29.12.2012
Un software avvertirà del rischio ludopatia – 27.12.2012
Azzardo e politica: intreccio da sciogliere – 26.12.2012
Vergogna – 19.12.2012
Dall’Azzardo 6 miliardi di costi sociali – 4.12.2012
Bolzano ordina: togliete dai bar le slot machine – 1.11.2012
Fiasco: “Tutto dipende da un termine” – 18.10.2012
Una rapina al bar e un bar che ti rapina – 5.10.2012
Slot machine, torni il limite della decenza – 3.10.2012
L’isolamento aumenta le dipendenze – 14.09.2012
I tentacoli di azzardopoli – 7.09.2012
Bagnasco: “Contro l’ azzardo misure necessarie” – 29.08.2012
Gioco d’azzardo: siamo sulla via giusta – 28.08.2012
Gioco d’azzardo: via al testo unificato – 14.06.2012
La patologia del gioco affare di Stato – 21.03.2012
Rovinarsi è facile con il telefonino – 17.03.2012
La buona scommessa – 9.03.2012
Bruciati 76 miliardi, e le mafie incombono – 4.01.2012
13.7.2013 Conquiste del Lavoro – Gioco d’azzardo. Si scommette su valori lavoro e famiglia
Lettera inviata dalla Cisl dei Laghi al Prefetto ed al Vescovo
In un momento come questo attuale, in cui la crisi ormai si accanisce soprattutto con le famiglie di lavoratori dipendenti, occorre reagire. Si ritiene, spesso, che la legalità sia una condizione limite e non uno strumento sociale di contrattazione e di azione per il progresso. Nel senso che la legalità salta all’attenzione quando ormai il crimine o l’abuso sono compiuti, quasi mai viene avvertita come dotazione indispensabile per la vita quotidiana e per il lavoro. Questo dipende probabilmente da tanti e diversi fattori sociali e culturali, tra questi sicuramente lo scarso senso politico dei cittadini, esausti di essere confusi come ostaggi e non come soggetto principale, titolare responsabile delle scelte della politica.
Tra queste umiliazioni, in questo caso davvero pericolosamente sussurrata nei media per molto tempo, troviamo lo “Stato croupier”. Ecco che la legalità qui non può bastare, poiché la possibilità di giocare alle slot machine è garantita da una legge dello Stato. Tuttavia io sono obiettore, non accetto questa ipocrisia tra responsabilità costituzionale della Nazione nella promozione della cultura e della persona, tanto che la Repubblica come sancito nella Carta Costituzionale è impegnata a rimuovere gli ostacoli per la crescita collettiva.
Non si può accettare di condividere l’urgenza delle tasse derivanti dalla singola giocata dalla complessa natura degli interessi criminali e illeciti che ruotano attorno al mondo delle slot machine. Sono obiettore perché è inaccettabile entrare in un qualunque caffè e trovare dei disgraziati abbandonati appiccicati ai monitor, intenti a giocare la busta paga o peggio il sussidio della cassa integrazione. Io sono obiettore perché ho coscienza di cosa vuol dire essere figlio di povera gente, lavoratori e classe media con tanta fatica.
Sono obiettore perché non posso non vedere e non sapere che ad ogni slot machine può corrispondere un eventuale presidio usuraio della mafia nel nostro territorio. Le mafie infatti comprano i sogni della povera gente, per loro è merce e contemporaneamente usano le relazioni sociali delle vittime. Ogni volta che lo riterranno utile e per sempre.
Sono obiettore di coscienza, non gioco alle macchinette e chiedo al Vescovo e ai parroci di non aspettare la costituzione di una massa, di un’associazione specifica, di un’ennesima sigla nel variopinto mondo della società civile, per impedire che altri rimangano vittime della compulsione del gioco, dell’illusione della ricchezza, della scorciatoia mortale dell’usura.
Sono obiettore di coscienza perché appartengo all’Italia che conta un euro alla volta, che non può permettersi di perdere soprattutto ora in tempo di crisi. Sono obiettore di coscienza e chiediamo in tanti al Prefetto di Como di essere da stimolo finché il Governo restringa almeno le quote pro capite delle slot machine, che si renda obbligatoria almeno la presentazione della certificazione antimafia insieme alla tracciabilità fiscale totale per i fornitori e per le concessionarie delle slot machine.
Sono obiettore e faccio appello alla responsabilità sociale della politica e della comunità affinché si stacchi la corrente alle macchinette mangiavite. Certo molti bar vivono e sopravvivono, pagano il mutuo, assumono grazie agli introiti delle slot machine, ma a coloro che chiudono la porta alle macchinette da gioco si può offrire e riconoscere il premio della fiducia, della qualità, del benessere ed anche una fiscalità vantaggiosa, come un equo canone per i caffè ad alta responsabilità sociale.
Sono obiettore perché da giovane mi avevano detto che anche l’Eternit era legale e costava il giusto, salvo poi uccidere, una generazione alla volta, tutti i lavoratori impiegati nella sua produzione. Ma con l’Eternit si facevano il tetto delle stalle e i recipienti per l’acqua in campagna, mentre le slot machine, con tutta la loro legittimità legale non servono a niente. Questa emergenza sociale e questo silenzio, tutti questi soldi in contanti, rappresentano una falla pericolosissima nella costruzione del welfare della legalità. Sono obiettore di coscienza e lo sono anche se le slot machine sono colorate, luminose, rumorose e legali perché non si può rischiare di fare gli interessi delle cosche, nemmeno per un istante e nemmeno in buona fede. Apparteniamo ad un Paese che giocava solo a Natale coi fagioli per le cartelle della tombola, noi che abbiamo sempre contato un euro alla volta, e non possiamo restare a guardare la nostra comunità e i nostri lavoratori lanciarsi in braccio agli usurai.
Alessandro de Lisi – Direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco
OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO LE SLOT MACHINE
dalla Relazione all’11° Congresso della USR CISL Lombardia Progetto San Francesco, mafia, criminalità organizzata e legalità:
(…) E’ una macchina infernale quella del gioco d’azzardo, sulla quale le infiltrazioni della criminalità organizzata non sono più un’ipotesi ma un dato di fatto. Nella battaglia per la legalità e per il contrasto alle mafie nel mondo del lavoro che il Progetto San Francesco ci stimola ad allargare e ad approfondire c’è anche la necessità di conoscere e capire il fenomeno del gioco, per costruire risposte sociali e culturali ad un problema che ha gravi ripercussioni sulle famiglie e le comunità locali.”
- REGIONE LOMBARDIA – I 10 punti “Criteri-guida” definiti dal Gruppo di Lavoro Giochi d’azzardo elettronici
- Delibera COMUNE di CADORAGO – Costituzione CONSULTA CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO
Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze.
Per continuare a dedicarsi al gioco d’azzardo e alle scommesse, chi è affetto da ludopatia trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi. Questa patologia condivide alcuni tratti del disturbo ossessivo compulsivo, ma rappresenta un’entità a sé. È una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita. Durante i periodi di stress o depressione, l’urgenza di dedicarsi al gioco d’azzardo per le persone che ne sono affette può diventare completamente incontrollabile, esponendoli a gravi conseguenze, personali e sociali. La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio. Di recente, il DDL 13/9/2012 n. 158 (art. 5), ha inserito la ludopatia nei livelli essenziali di assistenza (Lea), con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da questa patologia. Le cause di questo disturbo non sono note ma potrebbero consistere in un insieme di fattori genetici e ambientali. Tra i maschi in genere il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni. Secondo alcune stime americane la ludopatia può interessare il 2-4% della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica. Secondo alcuni autori, la ludopatia è la patologia da dipendenza a più rapida crescita tra i giovani e gli adulti.
Basta al gioco d’azzardo: è un’emergenza sociale
Un numero sempre maggiore di persone rovinate dalle slot machines. L’impegno delle comunità cristiane nelle parole di Luciano Gualzetti, presidente della Fondazione San Bernardino
«È un tema che ci riguarda molto da vicino come Chiesa: i nostri giovani e adulti come vivono il loro rapporto con il denaro, con la propria progettualità di vita?». Luciano Gualzetti è il presidente della Fondazione San Bernardino, che aiuta chi ha gravi problemi economici a non finire nel gorgo dell’usura. Eppure da qualche tempo si occupa anche di chi si sta rovinando alle slot machines al bar sotto casa, ai videopoker, a tutto quel mondo luccicante della pubblicità che propone di fare soldi facili e subito. Pura illusione: perché è facilissimo bruciare i propri averi, precipitare nello sconforto, rovinare l’equilibrio familiare. Insomma, si tratta di una vera e propria emergenza sociale. Un problema serio che interroga le comunità cristiane. Si stanno moltiplicando le iniziative a vari livelli contro le macchine mangia soldi. Ma il primo punto è innanzitutto educativo.
Gualzetti, la dipendenza dal gioco d’azzardo è diventato un fenomeno allarmante. Qual è la risposta della Fondazione San Bernardino?
I piani sono due: uno di sensibilizzazione e l’altro di intervento verso persone che si sono indebitate o hanno rotto il loro equilibrio economico a causa del gioco d’azzardo.
Partiamo dal piano culturale…
Dal punto di vista culturale c’è un grande equivoco: si parla di gioco, invece dietro ci sono grandi interessi economici, soprattutto delle imprese che hanno ricevuto le concessioni dallo Stato. Inoltre, si dice che lo Stato ci guadagna. In realtà le entrate per l’Erario sono rimaste costanti, mentre i ricavi di questa industria sono più che raddoppiati. Il dato più eclatante da quando è iniziata la crisi: la spesa per il gioco d’azzardo si aggirava attorno ai 40 miliardi, nel 2012 sono diventati 94. Mentre l’Erario guadagnava 7.2 miliardi, diventati solo 9 nel 2012. Lo Stato giustifica questo come un far cassa, invece ha creato le condizioni per un disastro sociale: da una parte le famiglie utilizzano i pochi spiccioli che le sono rimasti tentando la fortuna per risolvere i problemi economici, dall’altra risentono della ludopatia di un proprio membro, che significa dimenticare i luoghi familiari, infilarsi nelle sale per giocare alle slot machines, sottraendo risorse di tempo ed economiche alla famiglia, facendo sparire i soldi dal conto corrente, vendendo i gioielli ai “Compro oro”. Quindi effetti sulle famiglie che rischiano di spaccarle e di impoverirle.
Una montagna di soldi che oltretutto non serve per alimentare lo sviluppo economico…
Infatti, da questo punto di vista è un’attività che non fa bene all’economia, è una vera e propria diseconomia, perché se in un territorio la gran parte di questi soldi vengono giocati, sono sottratti al lavoro e al consumo, che potrebbero produrre benessere. Inoltre, gli enormi interessi possono sconfinare anche nella criminalità organizzata.
La San Bernardino come interviene in concreto?
Incontriamo molte persone entrate in questa cultura del tutto e subito, del potercela fare anche indebitandosi, andando oltre la propria capacità di spesa e la sostenibilità dei progetti. Persone a rischio di usura e sovraindebitate (dal 10 al 20%), perché vittime del patologico gioco d’azzardo. Quindi affrontiamo la questione laddove c’è una patologia con una rete di gruppi di aiuto, di giocatori anonimi, di gruppi in terapia alle Asl. Per chi è indebitato e ha compromesso la propria situazione, ma non c’è una ludopatia conclamata, interveniamo con una maggiore attenzione perché bisogna affrontare il tema da un punto di vista non solo economico, ma anche culturale, convincendo la persona che non è quella la strada. Insomma, interveniamo con mezzi economici per evitare il rischio di rivolgersi all’usura, perché chi è indebitato non riesce più a pagare il mutuo o le rate ed è costretto a rivolgersi alla rete illegale, perché dalle banche non è più possibile accedere al credito. I nostri prestiti sono garantiti dal fondo della San Bernardino.
Questo tema sta riscuotendo attenzione dalle istituzioni come la Regione Lombardia. Sarà efficace e opportuno questo impegno istituzionale?
Sicuramente è efficace. I Comuni, le Regioni, lo stesso Stato devono chiarire alcuni criteri nel proporre il gioco d’azzardo. Diverse le nostre proposte. Primo, la distanza dalle realtà dove ci sono minori (scuole, oratori, ecc). Secondo, rendere effettiva la definizione di ludopatia che è stata riconosciuta come malattia, ma non ci sono ancora le risorse necessarie perché le Asl riconoscano questo diritto alla cura come effettivo. Terzo, il limite alla pubblicità perché troppo smaccatamente ingannevole. Quarto, laddove venga dimostrata, la responsabilità in solido dei concessionari gestori, quando giocano minori piuttosto che persone oggettivamente in stato di bisogno, che si stanno abbruttendo perché giocano tutto e per otto ore al giorno. Sono proposte per dare un segnale che queste attività possono avere conseguenze sociali drammatiche. Oggi un Comune non ha la possibilità di fare nulla, perché altrimenti limita un’attività commerciale e la libera concorrenza.La Regione Lombardia sta studiando qualcosa per rispondere a questo. Offriremo anche le nostre idee.
Ludopatia, malattia che colpisce i poveri
Sono i ludopatici la nuova emergenza sociale. È quanto emerge da una recente indagine su un campione di Centri di ascolto della Caritas Ambrosiana, gli sportelli che offrono la prima assistenza ai più disagiati. Il 71% dei Centri di ascolto che hanno risposto all’indagine afferma che il gioco d’azzardo è molto o abbastanza diffuso tra i propri utenti; il 58% ritiene di aver avuto la percezione che le persone incontrate avessero problemi di gioco d’azzardo problematico; il 48% dichiara di avere incontrato giocatori patologici. Almeno la metà dei centri Caritas ha intercettato da una a 20 persone in un anno che si sono rovinate con il gioco. E poiché gli utenti dei Centri di ascolto sono in maggioranza stranieri, disoccupati, con livelli d’istruzione medio-bassi, l’indagine conferma che le vittime preferenziali sono proprio le persone con minori risorse economiche e culturali. Condizione che rischia di appesantire ulteriormente il grado di sofferenza sociale diffuso nel territorio della Diocesi. Tuttavia, la ricerca mette in luce soltanto la punta dell’iceberg. La dipendenza da gioco d’azzardo non è in genere esplicitamente espressa dalle vittime e soltanto l’ascolto paziente è in grado di far emergere il problema. Nel 23% dei casi, infatti, la ludopatia è stata individuata soltanto nel corso di svariati colloqui, nell’11% a indicarla è stato un parente (in genere la moglie), e solo nel 7% è stata confidata al volontario del Centro di ascolto dalla persona interessata che ha chiesto aiuto proprio in qualità di giocatore. I giocatori d’azzardo patologici in Italia sarebbero 700 mila, il doppio degli alcolisti e dei tossicodipendenti assistiti dai servizi. Per loro, tuttavia, non sono previsti ancora percorsi di cura specifici.
Incrocinews 27.5.2013