Di Lionello Mancini
Caso uno. Tre esponenti del partito A finiscono nelle carte di un’inchiesta per corruzione, appalti pilotati, collegamenti con la ‘ndrangheta. I tre non sono personaggi di rilievo, né per le indagini né dentro il partito. Non sarebbero (al momento) nemmeno indagati, però tra loro c’è chi ha avuto contatti con uomini delle cosche calabresi, le quali – si capisce dalle intercettazioni – sono piuttosto tranquille sui loro trait d’union con il mondo degli affari e delle amministrazioni locali.
Lo statuto del partito A prevede che in casi come questo, gli iscritti vengano deferiti ai garanti regionali per l’esame della situazione. Ma, questa volta, i dirigenti bruciano le tappe: chiedono ai tre iscritti di fare un passo indietro e alla Procura qualche carta (pubblica) in più, per andare oltre gli articoli di giornale. «I nostri organi di garanzia non si devono sostituire alla magistratura – ha commentato a caldo il segretario regionale di A subito dopo il blitz -. Ma qui stiamo ragionando sul piano politico. E per decidere che una persona è fuori dal partito a causa dei suoi comportamenti, non è necessario che abbia commesso un reato. È una decisione che può essere presa anche in assenza di reati». E così, uno dei militanti coinvolti ha restituito la tessera, gli altri due sono stati messi fuori, sospesi d’ufficio nell’arco di una settimana.
Caso due. Un parlamentare, esponente del partito B, finisce con diversi suoi parenti indagato in un’inchiesta campana su appalti pilotati e presunti intrecci con la camorra. Si tratta di un personaggio importante, sia a livello locale sia nazionale e, fino a pochi giorni, fa era in attesa che i colleghi onorevoli si pronunciassero sulla richiesta di arresto avanzata dalla Procura partenopea. Ma prima che il Parlamento potesse dare o negare l’autorizzazione, il Tribunale del Riesame ha bocciato l’ordinanza di custodia cautelare decisa dal Gip, non ritenendo sufficientemente fondate la richiesta dei Pm né la scelta del giudice delle indagini preliminari. L’uomo politico ha tirato un sospiro di sollievo e con lui ha esultato tutto il partito B. Moltissimi gli attestati di stima e affetto personali nonché di gaudio per il pericolo scampato, anche se la vicenda è tutt’altro che conclusa: i Pm antimafia hanno infatti già fatto ricorso in Cassazione, cosicché l’eventualità delle manette potrebbe ripresentarsi entro qualche settimana, poiché l’onorevole in questione resta indagato. Una ex ministro, nonché dirigente nazionale del partito B, ha così commentato la vicenda con una nota stampa: «Non possiamo che accogliere con sollievo e gioia l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Siamo e saremo sempre garantisti indomiti, soprattutto di fronte a un’inquietante onda anomala giustizialista che vorrebbe travolgere tutto e tutti pur di affermare qualcosa di distante anni luce dal concetto di giustizia giusta».
Non importano, qui, le reali sigle di A e B, né le generalità dei protagonisti. Al di là della cronaca e della latitudine, resta identico l’interrogativo davanti a casi come questi: su quale idea di politica, di etica e di rappresentanza converrà puntare per poter guardare al futuro con un po’ di speranza?
Sole 24 Ore 2.8.2014