Con Gilberto Pittarello, Consigliere nazionale del Centro Studi Sociali contro le mafia – Progetto San Francesco, interverremo al dibattito che seguirà allo spettacolo teatrale in programma per venerdì 03 aprile alle ore 21,30 presso il Supercinema situato in via San Giusto, 407 – Monteroni D’arbia (SI).
Lo spettacolo teatrale dal titolo ” Non sono Marziani ” tratterà l’argomento della mafia.
Dopo lo spettacolo, si parlerà del fenomeno mafioso che ha interessato il terri…torio di Monteroni D’Arbia, attraverso un dibattito con gli ultimi tre sindaci del Comune di Monteroni, su quanto successo in quegli anni, ma soprattutto su cosa mettere in campo per arginare eventuali ” presenze ” che potrebbero tornare.
Pittarello, illustrerà ai presenti presenti i contenuti delprotocollo sulla legalità in via di definizione proprio per i lavori che interesseranno il territorio di Monteroni D’Arbia tra More di Cuna e Monsindoli, nella futura costruzione della nuova variante (L’ Imprenditore Piazza, attraverso suoi affiliati, ha partecipato come Impresa Edile alla costruzione dell’attuale tratto della Cassia che gira intorno al paese ).
” Cosa Nostra, non sappiamo mai sotto quali mentite spoglie si nasconda. E’ possibile incontrarla ovunque, non riusciamo quasi mai a riconoscerla. Perchè i mafiosi assomigliano a noi, non sono dei marziani. Possono abitare in qualche casa nei quartieri palermitani, nascondersi in qualche casolare nelle campagne più sperdute, giocare in borsa in giacca e cravatta nelle città del nord, o essere nella migliore delle ipotesi rinchiusi dentro un’aula bunker. Ma li troviamo anche in posti del tutto inaspettati, come nelle più belle tenute delle campagne toscane, o adirittura a casa del magistrato più famoso d’Italia, Giovanni Falcone “.
Il riferimento di cui sopra si intreccia con le vicende di Vincenzo Piazza, soprannominato ( in un’articolo apparso su repubblica il 21/06/1996 e che trovate in allegato ) il ” Padrone di Palermo “.
In Loc. Suvignano (nei dintorni di Monteroni D’arbia ) in una delle località più belle della campagna senese, Vincenzo Piazza era proprietario di uno dei primi beni sequestrati alla mafia ( una tenuta di circa 700 ettari ) che dimostra in maniera inequivocabile come nei primi anni’ 90, la presenza mafiosa si fosse già stabilizzata nel nostro territorio.
Come potrete leggere nella presentazione, Vincenzo Piazza era anche il proprietario dell’appartamento in affitto situato a palermo in via Notarbartolo 23, dove risiedeva Giovanni Falcone e dove a tutt’oggi risiede la famiglia di Piazza.
ECCO IL PADRONE DI PALERMO
PALERMO – Un costruttore siciliano che è rinchiuso all’ Ucciardone per mafia riceve ogni mese qualche miliardo di lire dal ministero di Grazia e Giustizia, dal Comune di Palermo, dalla Provincia, dalle Usl, dall’ Inps, dall’ Enel e anche dalla Telecom. Tutti soldi di affitti, gli affitti dei suoi 64 palazzi sparsi per la città. E’ un detenuto molto fortunato Vincenzo Piazza, 65 anni, imprenditore edile della borgata dell’ Uditore, ex garzone in un’ officina meccanica e amico di grandi boss di Cosa Nostra. Fortunato, almeno fino a ieri, fino all’ udienza preliminare sulla confisca dei suoi beni già sequestrati. La Finanza ha stimato il suo “tesoro” in 1100 miliardi, i consulenti della Procura dicono però che quello è un calcolo per difetto e, precisano, che il suo patrimonio si aggira sui 2000 miliardi. E’ la storia di uno degli uomini più ricchi di Palermo che nel 1992 ha dichiarato al fisco di guadagnare 17 milioni e 899 mila lire. E’ la storia di un impero che fa odore di mafia e che è nascosto sotto decine di prestanome: figli, cugini, zie, ex dipendenti, pensionati nullatenenti e ragazzini. Sfiorato 15 anni fa dalle prime indagini di Giovanni Falcone, indicato dai pentiti Nino Calderone e Francesco Marino Mannoia come “un imprenditore a disposizione degli amici”, rinviato a giudizio per associazione mafiosa nell’ autunno scorso, il costruttore Vincenzo Piazza è entrato nel mirino degli accertamenti del “Gico”, il gruppo speciale della Finanza che si occupa dei beni di Cosa Nostra. Un pool di dieci investigatori ha “seguito” le tracce di soldi e pacchetti azionari, ha rovistato nelle banche, ha riempito tre stanze di una caserma solo con i documenti sequestrati al costruttore. E ha consegnato un dossier ai sostituti procuratori Domenico Gozzo e Biagio Insacco, dossier che è finito – proprio ieri mattina – davanti ai giudici del Tribunale che dovranno decidere sulla confisca. E’ un patrimonio costruito sul mattone, sui palazzi che Vincenzo Piazza ha alzato in ogni strada di Palermo. Risulta proprietario di 2500 vani e di 13 ville. I suoi 64 palazzi ospitano quasi tutti uffici pubblici. A cominciare dai locali della Procura presso la Pretura. Ma l’ elenco degli affitti che Stato e Enti locali pagano mensilmente al costruttore amico dei boss, è lunghissimo. Miliardi e miliardi che escono dalle casse del Ministero della Sanità e della Pubblica istruzione, dall’ assessorato regionale ai Beni culturali e da quello della Cooperazione. Nei palazzi di Vincenzo Piazza ci sono scuole elementari e licei scientifici, istituti tecnici e professionali. Ci sono gli uffici dell’ Annona del Comune di Palermo, ci sono tre unità sanitarie locali, c’ è anche la caserma dei Vigili Urbani. L’ impero dell’ imprenditore nasce con il cemento ma cresce nella terra. Vincenzo Piazza ha intestato a qualche insospettabile prestanome 1200 ettari di vigne e frutteti nella provincia ragusana, tra Vittoria e Acate. E qualche altro “nullatenente” risulta proprietario di un’ azienda agricola in provincia di Siena, una tenuta che si estende per quasi 15 chilometri. Le aziende e le società che fanno capo al costruttore – quelle individuate fino ad ora – sono 20. Una dozzina quelle legate all’ edilizia, quattro o cinque quelle agricole, un’ altra mezza dozzina quelle industrali. Il “tesoro” sequestrato comprende anche 131 appartamenti (questi non affittati), 122 magazzini e locali che ospitano grandi supermercati, 8 capannoni industriali nella zona di Carini, un cinema a Palermo, 30 tra cantine e garage e 20 automobili. Alla Procura di Palermo da qualche settimana è nato un pool di magistrati che lavora a tempo pieno sul riciclaggio e sui patrimoni mafiosi. Sono cinque sostituti, uno di loro è Domenico Gozzo. Dice: “E’ questa la nuova strada per colpire Cosa Nostra, stiamo cominciando proprio dagli imprenditori edili vicini alle cosche”. Dopo i primi sequestri e le prime confische di beni contro Gianni Ienna (il proprietario di un grande albergo sulla via del mare e soprattutto molto amico dei fratelli Graviano di Brancaccio), Salvatore Sbeglia (un costruttore coinvolto nella strage di Capaci) e Salvatore Corso (un prestanome dei boss Ganci della Noce), gli esperti del “Gico” e il pool della Procura di Palermo si sono concentrati su Vincenzo Piazza. L’ indagine è cominciata intorno a 54 mila metri quadrati di terreni edificabili alle porte di Palermo. Poi l’ inchiesta si è inoltrata nelle società, in quel groviglio di nomi senza storia che risultavano proprietari di case e palazzi. Così si è arrivati a Vincenzo Piazza e al suo “tesoro”. Ed è solo l’ inizio di una prima indagine. I finanzieri sono entrati negli istituti di credito, hanno subito scoperto che il costruttore è anche banchiere. Ha intestato ad alcuni pensionati 215 mila quote azionarie della “Banca del Popolo” di Trapani, per un valore complessivo di circa 9 miliardi e 400 milioni di lire, l’ 8% del capitale sociale della banca.
Repubblica il 21 Giugno 1996