C’è chi dice no alla corruzione

 

 

 

di Lionello Mancini

 

Le cronache locali riportano con frequenza notizie che quasi mai trovano poi posto sul palcoscenico dell’informazione nazionale. Notizie obiettivamente “piccole”, ma che registrano l’impegno e le difficoltà di quanti, senza clamori né riconoscimenti, fanno argine giorno dopo giorno alle pretese criminali, corruttive (o entrambe) e a ogni tipo di distorsione della concorrenza. Sempre mettendoci la faccia, con un coraggio che in alcune aree può essere anche pericoloso.

Verso fine aprile, in Puglia, i carabinieri ammanettano 60 persone di un potente clan locale, per aver tra l’altro imposto a diverse imprese edili di acquistare il calcestruzzo da impianti legati alla cosca. Il prodotto era volutamente di scarsa qualità (con meno cemento) e veniva così immesso sul mercato a prezzi più bassi, per coinvolgere i costruttori con il richiamo della convenienza. Se i clienti del calcestruzzo depotenziato siano vittime o collusi, lo stabiliranno le indagini.

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«Ringrazio per quest’operazione le forze dell’ordine e la magistratura: stanno facendo un grande lavoro» ha immediatamente dichiarato il presidente dell’Ance Bari-Bat, il quarantottenne Domenico De Bartolomeo, che pochi anni fa aveva fatto arrestare i “suoi” estorsori. Ma il giovane presidente ha anche voluto aggiungere: «Siamo noi imprenditori che dobbiamo fare di più di quanto abbiamo fatto finora. Le denunce sono aumentate, ma non abbastanza».

Negli stessi giorni, nel palermitano, finivano in galera un po’ di picciotti di vario calibro della famiglia Camporeale: la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha istruito il processo, ha potuto ricostruire alcuni casi di estorsione «anche grazie alla collaborazione di tre imprenditori che si sono ribellati» ai grassatori e alle loro minacce perché non smettessero di pagare il solito 3% sugli appalti pubblici, ma anche su quelli privati.

Davanti a notizie così edificanti non va tuttavia commesso l’errore (purtroppo diffuso) di esprimere ammirazione per il coraggio dei protagonisti e tornare quindi placidamente agli affari propri, delegando ai “coraggiosi” la prosecuzione del contrasto. La strada è ancora lunga, come dimostrano altre cronache.

A Salerno, per dire, è ormai senza ritorno il duro braccio di ferro tra Ance nazionale e il presidente dell’associazione costruttori locale, il quale (pur essendo sotto processo per bancarotta) respinge a suon di carte bollate le sanzioni previste dal codice etico rafforzato, in vigore da pochi mesi.

Altrettanto recente, a Reggio Calabria, la risentita e pubblica reazione della Confindustria locale, ritenutasi offesa da Ivan Lo Bello perché – in occasione di un seminario e avendo accanto il procuratore Cafiero de Raho – il vicepresidente di Confindustria ha ripetuto ciò che dicono De Bartolomeo a Bari, l’aggiunto di Milano Ilda Boccassini o il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti: gli imprenditori devono collaborare di più con le istituzioni.

Dunque una strada tortuosa e in salita, ma certamente già imboccata dal sistema delle imprese, come dimostra il fatto che – giusto oggi – lo stesso Lo Bello sarà votato presidente di Unioncamere, l’associazione delle 105 Camere di commercio italiane. Il suo profilo personale e il suo impegno antesignano tra gli imprenditori siciliani è troppo noto perché la scelta unanime delle Cdc non abbia un chiaro significato di prospettiva sul terreno della legalità.

In definitiva, sono tante le pennellate di cronaca che alludono a un quadro incoraggiante, dal quale volutamente, per una volta, lasciamo fuori gli episodi anche clamorosi di segno opposto.

Poco importa se ci sarà qualcuno – come già c’è – che taccerà di «protagonismo» chi denuncia esponendosi in prima persona, o che punterà il dito contro l’«antimafia dei poteri forti» criticandone l’ansia di visibilità, o (bizzarramente, sia consentito) l’eccessiva contiguità con le istituzioni.

Di queste critiche – a volte intrise di ingenua buona fede, a volte meno – le persone impegnate in prima linea non possono che portare pazientemente il peso, per non pregiudicare l’obiettivo di un’idea di legalità condivisa tra segmenti di società diversi e, a volte, tra loro culturalmente distanti.

 

SOLE 24 ORE