«Vogliamo Borsellino alla Superprocura» Scotti e Martelli chiedono la riapertura dei termini per le candidature, il Csm si oppone. Il magistrato ora sarebbe disponibile Ma occorre una bocciatura di Cordova.
Il governo vuole il giudice Paolo Borsellino come Superprocuratore anti-mafia. E lui, il magistrato e l’amico che ha raccolto tra le sue braccia gli ultimi respiri di Giovanni Falcone, sembra disposto ad accettare la proposta. Ma ci sono ostacoli tecnici e burocratici da superare, c’è una procedura in corso davanti al Consiglio superiore della magistratura che non si può interrompere, e c’è la contrarietà di gran parte dei componenti l’organo di autogoverno dei giudici alla riapertura dei termini per la presentazione delle domande.
Nuove polemiche sono in agguato.
La scena si svolge durante un dibattito per la presentazione del libro del sociologo Pino Arlacchi sulla storia di Antonino Calderone, l’ultimo grande pentito di Cosa Nostra.
Intorno allo stesso tavolo sono riuniti il giudice Borsellino (procuratore aggiunto a Palermo), il ministro dell’Interno Scotti e il capo della polizia Parisi. Parla Borsellino, ex-componente dèi pool antimafia con Giovanni Falcone ai tempi del maxi-processo di Palermo, un magistrato che in passato non ha risparmiato critiche all’originario progetto della Superprocura: «Falcone è stato ucciso quando si cominciava a capire che poteva essere eletto alla direzione della Superprocura.
La sua perdita è un colpo durissimo per lo Stato, ma nonostante questo quell’organismo deve cominciare a funzionare, perché è l’unico strumento in grado di riprendere il cammino avviato ai tempi del pool antimafia di Palermo». Domanda: giudice Borsellino, se come propone il ministro Martelli i termini per la presentazione delle domande alla guida della Superprocura venissero riaperti, lei si candiderebbe? Risposta del magistrato: «Si riaprano i termini». E poi? Poi si vedrà, lascia capire il collega e amico di Giovanni Falcone.
A questo punto interviene il ministro Scotti.
«Io e il ministro della Giustizia Martelli – dice abbiamo chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di riaprire i termini per le candidature alla Superprocura, ed abbiamo formalmente invitato il giudice Borsellino a candidarsi». Gli occhi si spostano tutti nuovamente sul procuratore aggiunto di Palermo, che guarda fisso il microfono davanti a sé senza aggiungere una parola. Borsellino, come Martelli, voleva che alla guida della Superprocura andasse Falcone, riteneva che fosse una scelta quasi obbligata.
Ora che la mafia ha tolto di mezzo il candidato ideale suo e del governo, sembra pronto a raccogliere la sfida, disponibile a fare quella domanda che in passato non aveva presentato, sia per le perplessità sullo strumento che non lo convinceva del tutto, sia perché c’era già in corsa Giovanni Falcone.
Ma tra Borsellino e la carica di Superprocuratore ci sono an- cora molti ostacoli.
Il Csm ha già avviato la procedura per la nomina, e il procuratore di Palmi Agostino Cordova è stato il candidato più votato dalla commissione incarichi direttivi. Sospendere tutto a questo punto significherebbe ignorare le re¬ gole.
«La procedura attuale – ha detto il vicepresidente del Csm Galloni in risposta all’invito di Martelli a far presentare altre domande – deve avere il suo corso, altrimenti si ledono diritti legittimi dei concorrenti.
Nuove polemiche sono in agguato.
La scena si svolge durante un dibattito per la presentazione del libro del sociologo Pino Arlacchi sulla storia di Antonino Calderone, l’ultimo grande pentito di Cosa Nostra.
Intorno allo stesso tavolo sono riuniti il giudice Borsellino (procuratore aggiunto a Palermo), il ministro dell’Interno Scotti e il capo della polizia Parisi. Parla Borsellino, ex-componente dèi pool antimafia con Giovanni Falcone ai tempi del maxi-processo di Palermo, un magistrato che in passato non ha risparmiato critiche all’originario progetto della Superprocura: «Falcone è stato ucciso quando si cominciava a capire che poteva essere eletto alla direzione della Superprocura.
La sua perdita è un colpo durissimo per lo Stato, ma nonostante questo quell’organismo deve cominciare a funzionare, perché è l’unico strumento in grado di riprendere il cammino avviato ai tempi del pool antimafia di Palermo». Domanda: giudice Borsellino, se come propone il ministro Martelli i termini per la presentazione delle domande alla guida della Superprocura venissero riaperti, lei si candiderebbe? Risposta del magistrato: «Si riaprano i termini». E poi? Poi si vedrà, lascia capire il collega e amico di Giovanni Falcone.
A questo punto interviene il ministro Scotti.
«Io e il ministro della Giustizia Martelli – dice abbiamo chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di riaprire i termini per le candidature alla Superprocura, ed abbiamo formalmente invitato il giudice Borsellino a candidarsi». Gli occhi si spostano tutti nuovamente sul procuratore aggiunto di Palermo, che guarda fisso il microfono davanti a sé senza aggiungere una parola. Borsellino, come Martelli, voleva che alla guida della Superprocura andasse Falcone, riteneva che fosse una scelta quasi obbligata.
Ora che la mafia ha tolto di mezzo il candidato ideale suo e del governo, sembra pronto a raccogliere la sfida, disponibile a fare quella domanda che in passato non aveva presentato, sia per le perplessità sullo strumento che non lo convinceva del tutto, sia perché c’era già in corsa Giovanni Falcone.
Ma tra Borsellino e la carica di Superprocuratore ci sono an- cora molti ostacoli.
Il Csm ha già avviato la procedura per la nomina, e il procuratore di Palmi Agostino Cordova è stato il candidato più votato dalla commissione incarichi direttivi. Sospendere tutto a questo punto significherebbe ignorare le re¬ gole.
«La procedura attuale – ha detto il vicepresidente del Csm Galloni in risposta all’invito di Martelli a far presentare altre domande – deve avere il suo corso, altrimenti si ledono diritti legittimi dei concorrenti.
La commissione direttiva comunque studierà l’ipotesi di trovare uno spazio per la riapertura dei termini». «L’unica possibile ipotesi – gli fa eco il consigliere “verde” Amatucci e che il plenum bocci la proposta della commissione», cioè la candidatura di Cordova. Il rappresentante di Unicost discuoio sostiene che la procedura di questo concorso «non può essere alterata a piacimento», e il «laico» del pds Coccia dice: «Le argomentazioni del ministro sono prive di base giuridica».
Favorevole invece il socialista Pio Marconi, per il quale «oggi, all’indomani dell’uccisione di Falcone, possiamo avere domande che prima, in una situazione grave ma certo meno drammatica, non si sono manifestate».
Anche i repubblicani vogliono che si dia la possibilità ad altri magistrati di concorrere alla guida della Superprocura. Ieri il giudice Borsellino ha detto che la strage di Palermo sembra aver rotto il muro di omertà che protegge i mafiosi in Sicilia, mentre Scotti ha polemizzato con i governi stranieri che oppongono difficoltà e resistenze ad una strategia internazionale di lotta alla mafia e al riciclaggio del denaro sporco. Giovanni Bianconi Finora il giudice era rimasto nell’ombra Voleva favorire il suo amico Falcone Vassalli, Falcone e Borsellino (da sinistra a destra nella foto grande) e sotto Scotti (a sinistra) e Cordova LA STAMPA 29 maggio 1992
Favorevole invece il socialista Pio Marconi, per il quale «oggi, all’indomani dell’uccisione di Falcone, possiamo avere domande che prima, in una situazione grave ma certo meno drammatica, non si sono manifestate».
Anche i repubblicani vogliono che si dia la possibilità ad altri magistrati di concorrere alla guida della Superprocura. Ieri il giudice Borsellino ha detto che la strage di Palermo sembra aver rotto il muro di omertà che protegge i mafiosi in Sicilia, mentre Scotti ha polemizzato con i governi stranieri che oppongono difficoltà e resistenze ad una strategia internazionale di lotta alla mafia e al riciclaggio del denaro sporco. Giovanni Bianconi Finora il giudice era rimasto nell’ombra Voleva favorire il suo amico Falcone Vassalli, Falcone e Borsellino (da sinistra a destra nella foto grande) e sotto Scotti (a sinistra) e Cordova LA STAMPA 29 maggio 1992