PROGRAMMA
Sopravvissuti gli agenti di scorta Angelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza
Sopravvissuto l’agente di scorta Antonio Vullo
“Due vite intrecciate dallo stesso destino
La storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due vite intrecciate, uno stesso destino. Affrontato a testa alta fino al 1992, l’anno più nero per l’antimafia e per l’Italia.
23 maggio 1992 Improvvisamente, l’inferno. In un caldo sabato di maggio, alle 17:56, un’esplosione squarcia l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell’uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare le auto blindate. Muore Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia, la moglie e tre uomini di scorta.
19 luglio 1992, 57 giorni dopo, Paolo Borsellino, impegnato con Falcone nella lotta alle cosche, si reca dalla madre in via Mariano D’Amelio, a Palermo per accompagnarla dal cardiologo.
Alle 16:58 una tremenda esplosione: questa volta in piena città. La scena che si presenta ai soccorritori è devastante. Seguono giorni convulsi.
La famiglia Borsellino, in polemica con le autorità, rifiuta i funerali di Stato. Non vuole la rituale parata dei politici. E alle esequie degli agenti di scorta una dura contestazione accoglie i vertici istituzionali.
Il neo-presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è trascinato a stento fuori dalla Cattedrale di Palermo, con il capo della polizia Vincenzo Parisi che gli fa da scudo.