La Cassazione deve scegliere se e come usare le chat di Sky Ecc, i criptofonini preferiti dai criminali
Molte procure, ma anche molti avvocati difensori, sono in attesa. Le sezioni unite della Suprema Corte dovranno rispondere a due domande per dirimere i dubbi sulle maniere legittime per utilizzare in Italia le chat di Sky Ecc, che le autorità francesi hanno recuperato dai server della società
L’appuntamento è fissato per oggi, 29 febbraio 2024, alla Corte di Cassazione. Al “Palazzaccio”, i giudici delle sezioni unite (la sezione più autorevole, che ha il compito di dirimere questioni dopo una serie di pareri controversi) valuteranno, forse in maniera definitiva, se e come si potranno utilizzare le chat ricavate hackerando i server di Sky Ecc, un sistema di messaggistica criptata molto utilizzato dai criminali di tutto il mondo fino a quando non è stato messo fuori uso dalle autorità francesi, belghe e olandesi nel 2021. La sentenza sarà importante. Da questa decisione dipenderà l’andamento di molte indagini in corso e anche di alcuni processi, tra cui quello al narcotrafficante campano Raffaele Imperiale o quello nato dall’operazione Eureka (il 1° marzo ci sarà l’udienza preliminare per 115 indagati).
Come acquisire le chat di Sky Ecc? Gli esperti si interrogano
Nel frattempo, nelle procure d’Italia i pubblici ministeri aspettano questa decisione per capire se e come proseguire le indagini, chiedere gli arresti o portare a processo gli indagati
Da molti mesi giuristi ed esperti si interrogano su quale sia la maniera legittima di ottenere le chat di presunti narcotrafficanti dalle autorità estere. Nelle aule di tribunale avvocati e magistrati dibattono sulla legittimità di queste prove. Finora molti procuratori le hanno richieste direttamente ai colleghi francesi con uno strumento giuridico, chiamato ordine europeo di indagine, e fin qui i giudici delle indagini preliminari, del Riesame e della Cassazione hanno convalidato questa pratica. Tuttavia da qualche mese dalla Suprema corte sono arrivate anche decisioni di segno opposto. Dei “contrasti giurisprudenziali”, per dirla in gergo. Per questa ragione, prima il 3 novembre e poi il 18 gennaio, due sezioni della Cassazione hanno preferito interpellare i colleghi delle sezioni unite. E così, nel frattempo, nelle procure d’Italia i pubblici ministeri aspettano questa decisione per capire se e come proseguire le indagini, chiedere gli arresti o portare a processo gli indagati. Una volta che al “Palazzaccio” avranno stabilito le modalità, potrebbero avere il via nuove operazioni.
Una questione che riguarda anche Eureka
Tale questione riguarda anche il processo Eureka, nato dall’inchiesta sugli affari globali della ‘ndrangheta. Il 15 gennaio scorso la sesta sezione della Cassazione ha deciso di trasmettere la questione alle sezioni unite accogliendo parzialmente i rilievi sollevati dagli avvocati di due imputati del processo Eureka. Gli avvocati Manlio Morcella, Natale Polimeni e Piermassimo Marrapodi hanno fatto ricorso alla Suprema corte per conto dei loro clienti, gli imputati Bruno e Sebastiano Giorgi, accusati di diversi episodi di traffico illecito di stupefacenti, e hanno sollevato critiche alle decisioni del tribunale del Riesame che confermava gli arresti. Molti i rilievi contestati. Tra questi, i giudici della sesta sezione penale hanno ritenuto ce ne fossero due che meritavano un approfondimento per dirimere i dubbi sorti fino a questo momento.
Il primo dubbio riguarda la norma procedurale per ottenere le chat dalle autorità francesi, che insieme agli investigatori belgi e olandesi hannohackerato i server di Sky Ecc e decriptato le conversazioni dopo aver installato dei trojan sugli smartphone degli utenti del servizio per ottenere alcune chiavi di codifica. Finora le procure italiane hanno chiesto questi materiali come fossero dei documenti informatici (quindi acquisiti in base all’articolo 234-bis del codice di procedura penale). Le sezioni unite dovranno decidere invece “se l’acquisizione, mediante ordine europeo di indagine, dei risultati di intercettazioni disposte dall’autorità giudiziaria estera su una piattaforma informatica criptata”, rientri nelle ipotesi disciplinate dal nostro codice di procedura penale all’articolo 270, che regola l’utilizzo delle intercettazioni disposte in un altro procedimento.
“Difficile prevedere cosa accadrà, ma la sentenza sarà rilevantissima. Tutta l’Europa ci sta guardando”.Manlio Morcella – Avvocato di due imputati di Eureka
I pm italiani hanno chiesto le chat ai colleghi francesi utilizzando uno strumento di cooperazione giudiziaria, l’ordine europeo di indagine, una procedura abbastanza rapida in una continua corsa contro il tempo in cui la criminalità parte avvantaggiata (le conversazioni risalgono al periodo compreso tra il marzo 2019 e il marzo 2021). In futuro potrebbe diventare obbligatorio un passaggio procedurale in più, col controllo di un giudice per le indagini preliminari (gip) o del tribunale del Riesame. Le sezioni unite dovranno anche stabilire se “l’acquisizione, mediante ordine europeo di indagine, dei risultati di intercettazioni disposte dall’autorità giudiziaria estera attraverso l’inserimento di un captatore informatico sul ‘server’ di una piattaforma criptata sia soggetta nell’ordinamento interno ad un controllo giurisdizionale, preventivo o successivo, in ordine alla utilizzabilità dei dati raccolti”, si legge nell’ordinanza di gennaio.
Tuttavia, considerando che le chat raccontano episodi avvenuti prima del 2021, con questo passaggio la giustizia accumulerebbe un ulteriore ritardo. “Giovanni Falcone, con una frase che poteva sembrare banale, diceva che i mafiosi hanno sempre una lunghezza di vantaggio rispetto a noi”, ha ricordato il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo alla commissione Giustizia del Senato, aggiungendo poi che “sul terreno dell’impiego delle tecnologie a fini investigativi, gli altri Paesi sono molto più avanti di quanto non lo sia l’Italia” e questo ha determinato “una condizione di subalternità che, prima ancora di essere culturale, è cognitiva”.
Cosa succerà alle indagini e agli atti compiuti finora? Andranno persi? Oppure potranno essere “rinnovati” con dei passaggi che allungheranno i tempi di indagini e processi? “Difficile prevedere cosa accadrà, ma la sentenza sarà rilevantissima – afferma l’avvocato Manlio Morcella, uno dei difensori autori del ricorso per i due imputati di Eureka –. Tutta l’Europa ci sta guardando”.
Cos’è Sky Ecc
Sky Ecc è stato un sistema di telefonia criptato venduto dalla società canadese Sky Global, che vendeva alcuni normali smartphone (Nokia, iPhone e altri) su cui era stato installato un software di crittografia. Nessuna chiamata, nessun app, soltanto l’invio di messaggi scritti e vocali decodificabili da quattro “chiavi”, due nei server della rete, due nel singolo telefonino. Sky Global aveva ideato questo servizio per garantire privacy e conversazioni impossibili da intercettare. Era pensato per chi ha bisogno di riservatezza, come capi di Stato o militari, servizi segreti, manager di società, ma è stato utilizzato molto dalla criminalità organizzata impegnata in traffici illeciti o in operazioni di riciclaggio. “The most secure phone”, “il telefono più sicuro”, affermava Sky Global.
Dopo due anni di indagine e un’attività di hackeraggio condotte dagli investigatori di Francia, Belgio e Olanda, con il supporto di Europol ed Eurojust (le agenzie europee per la cooperazione delle forze di polizia e della magistratura), nel marzo 2021 il sistema è stato “bucato”: in questo modo le autorità sono state in grado di monitorare il flusso di informazioni di circa 170mila utenti (di cui 12-15mila in Italia), tra i quali diversi avevano cominciato a farne uso dopo la chiusura di un sistema simile, quello di EncroChat, nell’operazione Emma 95. In quel caso erano 70mila i telefonini in circolazione, di cui 4.500 in Italia. Le autorità italiane hanno potuto in seguito ottenere le informazioni degli utenti di Sky Ecc attivi in Italia. Stando a quanto scritto su Sistema Penale da Simona Ragazzi e Filippo Spiezia, magistrati che hanno lavorato ad Eurojust, il “desk” italiano dell’agenzia europea di cooperazione giudiziaria ha aperto e gestito 373 casi legati a Sky Ecc e 150 legati a Encrochat, “corrispondenti, per lo più, ad altrettanti procedimenti penali interni”.
Andrea Giambartolomei lavialibera 29 febbraio 2024
- Tra mafie e mondo cyber, relazioni profonde”, dice il procuratore antimafia Giovanni Melillo
- Come è stata hackerata Sky Ecc
- Dalle chat Sky Ecc i segreti di Imperiale
- Criptofonini, gli alleati dei narcos
Immateriale, ma decisamente reale. La nuova minaccia informativa passa per “attacchi informatici, le frodi online, estorsioni ransomware e altre attività illecite online”.
La denuncia è del neo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che sull’Avvenire dell’8 novembre anticipa alcuni contenuti del suo ultimo libro: “Le mafie sono attente anche alle dinamiche del dark web, la parte nascosta e non indicizzata del web dove durante la pandemia sono prosperate le attività illegali e da alcuni anni utilizzano anche le criptovalute”.
Diverse indagini mostrano come le ‘ndrine calabresi, per esempio, abbiano “assunto hacker tedeschi, scesi in Calabria per agire insieme ai boss” e altri della Romania, impegnati nel “phishing” (la pesca fraudolenta di dati personali e bancari) per conto delle cosche.
Il digitale ha riacceso la corsa tra le singole mafie, in cui “la ’ndrangheta sembra essere un passo avanti rispetto alle altre nella gestione di criptovalute e attività illegali online.
La camorra è più coinvolta nei social media, un mondo che viene continuamente esplorato anche da mafiosi, ‘ndranghetisti ed esponenti dei clan del Gargano”.
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