ARCHIVIO – Si continua a cercare l’agenda di Borsellino, che era nella sua borsa.

 

 


I KILLER VENUTI DA LONTANO

 

I killer venuti da lontano Una pista tedesca nelle indagini dopo le rivelazioni d’un pentito Sono arrivati dalla Germania, i killer di Borsellino: è una voce, è un sospetto che si fa sempre più forte. Lassù, in Germania, a Mannheim, c’è un pentito che ha parlato, ha riempito pagine di verbali.
Ha lasciato nomi e cognomi agli inquirenti, ha aperto squarci nuovi, ha svelato retroscena di alcuni omicidi ordinati dalla mafia agrigentina.
Anche Paolo Borsellino aveva raccolto quelle informazioni. Era una pista buona quella dei mafiosi di Palma di Montechiaro rifugiati in Germania. E proprio per questo il procuratore aggiunto di Palermo si apprestava a tornare a Mannheim.
Perché questa fessura nella corazza della mafia si era improvvisamente allargata, e il magistrato avrebbe dovuto ascoltare altri killer e altri picciotti disposti a collaborare.
Ma non erano solo queste le grandi novità che arrivavano dalla Germania. Da un anno e mezzo, altri pentiti starebbero parlando e coinvolgendo sempre di più nelle loro accuse gli uomini politici.
Adesso, Borsellino aveva confidato di aver raccolto riscontri gravi e pesanti su questo piano delle indagini, proprio durante i suoi viaggi in Germania.
Qualcuno di quei pentiti, inoltre, aveva rivelato i retroscena di due delitti eccellenti: quello del giudice di Canicatti Rosario Livatino e quello del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, l’archivio storico dell’antimafia ammazzato da un commando il 4 aprile di quest’anno, il giorno prima delle elezioni.
Borsellino era andato a Mannheim per interrogare quattro killer della mafia: Gaspare e Ignazio Incardona, Gioacchino Calafato e Gioacchino Sghembrì, accusati di aver compiuto la notte di capodanno una strage a Palma di Montechiaro.
Ma lassù il magistrato aveva agganciato anche e soprattutto Gaetano Puzzanghero, di 27 anni, un sicario delle cosche di Agrigento che le rivelazioni di un pentito tedesco, Helko Kschinna, trafficante di armi, indicavano come un complice di Paolo Amico e Domenico Pace, i presunti killer del giudice Rosario Livatino.
Puzzanghero sarebbe adesso sospettato anche per il delitto Guazzetti.
Uno dei primi a parlare con Borsellino era stato il pentito Leonardo Messina, uomo d’onore di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. Ed era stato proprio lui a indicare la pista tedesca.
Seguendo quei suggerimenti, Borsellino si era messo in contatto con Heiko Kschinna. Heiko gli avrebbe raccontato che una sera, sniffando cocaina assieme a Puzzanghero, nel retrobottega di un bar tedesco, il giovane siciliano si sarebbe vantato di essere il terzo killer di Livatino.
Puzzanghero è in carcere. C’è finito da poco, il 15 aprile scorso, pochi giorni dopo un altro omicidio eccellente, quello appunto del maresciallo Guazzetti.
Venne arrestato nel corso dell’operazione Gattopardo, una maxiretata scattata tra la Sicilia e la Germania per catturare gli esponenti dei tre clan di Palma di Montechiaro in lotta fra di loro.
Per tutto questo, sta prendendo sempre più consistenza la pista tedesca. A Palermo, intanto, è stato confermato il fermo di Ignazio Sanna, il metronotte accusato di reticenza dalla polizia.
E si continua a cercare intanto l’agenda di Borsellino, che era nella borsa del procuratore ritrovata ancora intatta nel bagagliaio dell’auto blindata. Un amico del giudice ha detto pi giornalisti che il taccuino sarebbe stato ritrovato. «Non era importante per le indagini, ma era utile per il lavoro», sottolineano i magistrati che conoscevano bene Borsellino, P.SAPEGNO

 

 

 

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