Borsellino, “la figlia di La Barbera ci offrì l’agenda rossa”. Supertestimone

“Lei disse a mia figlia che voleva liberarsi di quel famoso reperto”. Per i pm il suo racconto è attendibile

L’agenda rossa di Paolo Borsellino potrebbe essere ritrovata grazie ad una testimonianza ritenuta, dai pm di Caltanissetta che indagano su questo filone d’inchiesta, attendibile.

Il supertestimone – si legge su Repubblica – non è un pentito di Stato, e neanche un ex mafioso. È una persona come tante.
Un giorno sua figlia gli chiede un favore: “La mia amica Serena non si sente più di tenere una cosa di suo padre, che è morto nel 2002, era il questore di Palermo Arnaldo La Barbera. Potresti conservarla tu?”. L’uomo chiede di cosa si tratti. La figlia risponde: “È l’agenda rossa di Borsellino”.
E solo dopo un colloquio con un generale e un avvocato decide di farsi avanti raccontando che l’agenda rossa la tenevano i familiari di La Barbera.
Sono parole ritenute subito importanti, si muove la direzione nazionale antimafia di Giovanni Mellillo, il caso viene affidato alla procura di Caltanissetta diretta da Salvo De Luca, che non ha mai smesso di indagare sui misteri della strage Borsellino.
A settembre, – prosegue Repubblica – i pm fanno scattare le perquisizioni, nella casa romana della figlia di La Barbera, e pure nel suo ufficio, che è molto particolare, è la sede dei servizi segreti, l’Aisi.
È stata perquisita pure la casa della moglie del superpoliziotto, Angiolamaria Vantini, che abita a Verona.
L’agenda rossa non è saltata fuori, i carabinieri del Ros hanno però sequestrato alcuni vecchi estratti conto di Arnaldo La Barbera, in cui risultano versamenti in contanti per milioni di lire.
Racconta il testimone: “Fino all’anno scorso, l’agenda rossa sarebbe stata custodita all’interno di una cassaforte, nell’abitazione del cognato di La Barbera, che è morto nel settembre 2022″.
All’epoca si sarebbe posto il problema di trovare una nuova collocazione a quella documentazione così particolare.
“La famiglia La Barbera non si sentiva più di custodirla direttamente, così mi ha detto mia figlia — prosegue il testimone e lo riporta Repubblica — avrebbe preferito farla detenere a soggetti non riconducibili alla cerchia familiare”.
Ecco perché le confidenze con l’amica.
“Poi, mia figlia mi ha chiesto di tenere io la documentazione, ma non me la sono sentita”, taglia corto l’uomo. Non finisce qui la storia. “Mia figlia mi ha raccontato anche un’altra confidenza di Serena La Barbera: sua madre, su indicazione fornita dal marito prima di morire, ha usato la documentazione che nascondevano per fare assumere la figlia ai servizi di sicurezza”.
Al supertestimone è rimasto un dubbio: “L’agenda potrebbe averla mia figlia, andate a controllare nel garage del suo compagno”. Ma lì non c’era. Ora, la moglie e la figlia dell’ex questore sono indagate per ricettazione e favoreggiamento, con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa.

LA BORSA DEI MISTERI E LA SPARIZIONE DELL’AGENDA ROSSA

 

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