L’ufficio diretto da La Barbera dispone un sopralluogo – delegato alla
Polizia Scientifica di Palermo – presso la carrozzeria di Giuseppe Orofino già alle
11 del lunedì 20 luglio 1992, perché quest’ultimo aveva denunciato, appena un
paio d’ore prima, il furto delle targhe (ed altro) da una Fiat 126 di una sua cliente
all’interno della sua autofficina. Perché quel sopralluogo, di fronte al semplice
furto di una targa? Nessuno, la mattina del 20 luglio, sa ancora che l’auto imbottita
d’esplosivo fosse proprio una 126. A quell’ora non sono stati ancora rinvenuti né
la targa né il blocco motore: la conferma sul modello di auto arriverà solo il giorno
dopo. Eppure a poche ore dall’esplosione si individua – senza alcuna plausibile
giustificazione – nell’Orofino e nel suo garage una probabile pista investigativa. E
dalla squadra mobile di Palermo si ipotizza (così come rilanciato da un’Ansa) che
per l’autobomba sia stata utilizzata un’utilitaria di piccole dimensioni,
probabilmente proprio una 126. Come faceva La Barbera a conoscere il modello
di auto prima ancora che in via D’Amelio si recuperasse il bocco motore della 126?
Perché mandare la polizia scientifica in un garage per un banale furto di targhe?
Solo il 13 agosto arriverà la nota del Centro Sisde di Palermo36 sugli autori del
furto della 126 e si legittimerà la pista che porterà rapidamente a Candura e
Valenti: dopodiché Scarantino avrà i giorni contati. Come faceva La Barbera a
predire questi sviluppi a poche ore dalla strage? Qualcuno informò il capo
della sqtadra mobile di Palermo e qtegli elementi (l’atto, la targa, il ftrto…)
erano, come dire, già noti per altre vie agli investigatori?
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