A dirlo all’Adnkronos è l’avvocata Rosalba Di Gregorio, legale di parte civile di alcuni degli innocenti accusati ingiustamente da Scarantino della strage di via D’Amelio, che hanno scontato anche 15 anni in carcere al 41 bis. Sono sette in tutto gliinnocenti condannati ingiustamente per l’attentato al giudice Borsellino. Si tratta diSalvatore Profeta, Gaetano Scotto, Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Giuseppe LaMattina, Gaetano Murana e Giuseppe Urso.
Erano imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito la mafia. Il venire meno della gravante ha determinato la prescrizione del reato di calunnia. I tre erano accusati diaver costruito, anche attraverso falsi pentiti, un castello di menzogne sull’eccidio costato lavita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta.
Dalla sentenza emerge motivata la responsabilità di questi soggetti imputati.
“Il problema non è l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera”, dice. “Non è lui l’ideatore del depistaggio, lui può essere che lo metta in atto come anello della catena” e ricorda le dichiarazioni rese dall’ex poliziotto Gioacchino Genchi durante il processo. “Lo esclude che La Barbera abbia agito per motivi di carriera. E che Roma centri lo sappiamo,così come sappiamo che il gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’ è stato fatto apposto…”.
La legale, che ha seguito tutti i processi sulle stragi, a partire dal ‘Borsellino uno’, e che conosce tutti gli atti, ricorda ancora l’episodio in cui la “Polizia di Palermo avverte il Sisde il 13 agosto del 1992 – dice – c’è una informativa di Ruggeri, che poi in aula non ricorda neppure la sua firma.
Nella informativa scrive: ‘Abbiamo appreso che sono in possesso di elementi’, insomma il copione che poi faranno recitare ai collaboratori CANDURA e Scarantino.
Lo avranno appreso da una fonte di Polizia,come faceva a sapere la Polizia che era una 126, dal momento che era impossibile capirlo pochi istanti dopo l’esplosione?”.