Cosa accadde davvero nei 57 giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D’Amelio? Un libro prova a fare luce tra omissioni, errori, silenzi, connivenze e depistaggi
Sono trascorsi ormai 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, messe in atto per eliminare i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fu la controffensiva, brutale, con cui la mafia mostrò al mondo intero la propria ferocia, all’indomani del più grande attacco a Cosa Nostra mai condotto in Italia: il maxiprocesso che il 16 dicembre 1987 si chiuse con 360 condanne, grazie al lavoro infaticabile dei due giudici.
I due attentati, condotti a 57 giorni di distanza l’uno dall’altro, impedirono che i due giudici potessero portare pienamente alla luce il patto tra mafia, politica e grandi imprese. E restano ancora molte le ombre, le omissioni, le connivenze, i segreti da svelare. Ad iniziare dalla scomparsa, in via D’Amelio, dell’agenda rossa che Paolo Borsellino aveva sempre con sè. A fare chiarezza, e a tracciare una strada nel groviglio di misteri e depistaggi ancora non dipanato, il libro “Le due stragi che hanno cambiato la storia d’Italia. Falcone e Borsellino. Da Capaci a via D’Amelio”, scritto da Vincenzo Ceruso sulla base di anni di indagini, analisi di documenti – molti resi pubblici solo recentemente – e interviste.
I due attentati, condotti a 57 giorni di distanza l’uno dall’altro, impedirono che i due giudici potessero portare pienamente alla luce il patto tra mafia, politica e grandi imprese. E restano ancora molte le ombre, le omissioni, le connivenze, i segreti da svelare. Ad iniziare dalla scomparsa, in via D’Amelio, dell’agenda rossa che Paolo Borsellino aveva sempre con sè. A fare chiarezza, e a tracciare una strada nel groviglio di misteri e depistaggi ancora non dipanato, il libro “Le due stragi che hanno cambiato la storia d’Italia. Falcone e Borsellino. Da Capaci a via D’Amelio”, scritto da Vincenzo Ceruso sulla base di anni di indagini, analisi di documenti – molti resi pubblici solo recentemente – e interviste.
E proprio il libro di Ceruso è stato al centro di un doppio appuntamento, nella nostra città: presso l’Università Federico II, nell’Aula Rascio del Dipartimento di Giurisprudenza, dove è stato l’occasione per discutere delle prospettive del sistema penale italiano alla luce degli insegnamenti dei due grandi magistrati, e presso la Comunità di Sant’Egidio, nella Chiesa di San Pietro Martire. Con l’autore anche il legale della famiglia Borsellino, FabioTrizzino, e il giornalista d’inchiesta Antonio Mattone. NAPOLI TODAY