26.8.1997 – Del Turco: sto dalla parte di Canale

 

A metà settembre ci sarà una nuova legge sui pentiti. Ottaviano Del Turco, presidente dell’Antimafia, difende il tenente dei carabinieri Carmelo Canale. Lo stesso fa Giovanni Pellegrino, pds, presidente della commissione Stragi. E subito riparte la polemica sui pentiti.
«Ormai sono una risorsa politica della mafia», avverte Luigi Manconi, portavoce dei Verdi. E Tiziana Maiolo, di Forza Italia: «Siamo stufi di essere in balia dei delinquenti. Canale rischia di essere un nuovo Contrada». Va controcorrente solo il padre gesuita Ennio Pintacuda, storico ispiratore della Rete: «E se dietro questa fuga di notizie ci fossero i falsi garantisti? Comincio a dubitare di queste notizie, che arrecano un danno incalcolabile alle persone, ma anche alle indagini e ai collaboratori di giustizia. E’ un grande favore che si fa alla mafia e ai falsi garantisti». L’occasione per riprendere la discussione verrà tra qualche settimana, a metà settembre, quando il Senato comincerà a discutere una nuova legge sui pentiti che porta la firma del ministro Giovanni Maria Flick. Annuncia il presidente dell’Antimafia, Ottaviano Del Turco: «La legge prevede due innovazioni fondamentali. Primo, il pentito nei primi sei mesi deve ricordare tutte le cose principali e non saranno ammesse memorie a puntate. Secondo, potrà perdere il diritto alla protezione se non collabora in sede di dibattimento. Quest’ultima norma è stata suggerita anche da Vigna». Insomma, il caso del tenente dei carabinieri Carmelo Canale, storico collaboratore del giudice Borsellino, accusato da cinque pentiti di essere colluso con la mafia, ha riaperto una furibonda polemica sul tema dei collaboratori di giustizia. C’è stato un vertice in Procura, ieri a Palermo. Al termine, il procuratore Giancarlo Caselli ha diramato un comunicato per stigmatizzare la diffusione di «notizie incontrollate e non controllabili» e per ribadire «la propria piena fiducia nei confronti dell’Arma dei carabinieri, esempio costante di sacrificio e dedizione nell’interesse della collettività». Caselli lamenta che questa fuga di notizie «oltre a pregiudicare l’onorabilità di persone che avrebbero diritto alla riservatezza, rischia di ricadere ingiustamente e negativamente sulla comprovata correttezza della Procura». Poi Caselli, in una conferenza sulla mafia a Cogne, ha lanciato l’allarme sul possibile ripensamento dell’art. 192 del codice di procedura penale. L’articolo, fortemente voluto da Falcone, è quello che consente alle testimonianze incrociate dei pentiti di essere considerate prova in un processo. Caselli ha detto che in questo momento c’è una caduta di attenzione sui problemi della mafia e che quindi il ripensamento sul 192 potrebbe essere conseguenza di questa disattenzione. Caselli ha ribadito che se la cancellazione del 192 avvenisse o se avvenisse una sua modifica, sarebbe un fatto gravissimo. Ma nel frattempo si sono scatenate le polemiche più feroci. Il senatore Giovanni Pellegrino sostiene: «Sembra che gli ultimi pentiti non facciano altro che aggiungere particolari ai quadri già noti. Faccio l’esempio di Brusca. Mentre sarebbe interessante porre come condizione della collaborazione che diano informazioni su ciò che sta avvenendo oggi alla mafia». Molto critico anche Ottaviano Del Turco: «Spero che sul conto del tenente Canale ci sia qualcosa di più della voce dei pentiti, altrimenti è una tragedia: 5 pentiti si possono mettere d’accordo e finisce nei guai chiunque di noi. Se devo decidere, tra un Brusca che per tutta la vita è stato un mascalzone e un Canale che ha dedicato la sua vita allo Stato, non ho dubbi. Altro conto è se i magistrati hanno appurato dei fatti. Ma allora discutiamo di questi. Dubitare di un servitore dello Stato è grave». Quanto a Brusca, Del Turco rinnova una vecchia richiesta. «Dica quel che sa sul tesoro della mafia, non è un picciotto qualunque, è uno che viene dai quartieri alti di Cosa Nostra. Aiuti i magistrati a scovare le somme incredibili che la mafia ha accumulato in questi anni. Perché è il riciclaggio il tema del futuro. Invito i magistrati a concentrarsi su questo terreno, è la prova del 9 di una vera collaborazione». Francesco Grignetti LA STAMPA