31 luglio 1983 ARCHIVIO 🟧 I magistrati in Sicilia «Possono ucciderci tutti»

 
Le Alfette blindate si alternano sulla pedana che porta quasi dentro il Palazzo di Giustizia; all’esterno e all’interno dell’edificio protetto da vetri blindati carabinieri e poliziotti con i mitra imbracciati.
Ma il giudice istruttore Paolo Borsellino, uno dei più stretti collaboratori di Chinnici, dice che tutto questo non basta più.
Se la mafia per uccidere uno di noi accetta il rischio di far saltare in aria due palazzi, vuol dire che  possono assassinarci tutti quando vogliono».
E allora? .Ormai è solo una questione di ordine pubblico».
Volete che sia militarizzata la citta? -Non si può certo mettere in stato d’assedio una città che vive del terziario.
Ma neppure è sensato continuare cosi, con gli organici della polizia fermi al 1979.
La polizia deve tornare nelle strade».
E Adolfo Beria d’Argentine, presidente dell’Associazione nazionale magistrali: . Attentati con esplosivo come quello di ieri, o ancor più come quello contro il commissariato del quartiere di Brancaccio, dimostrano che la mafia ita mutuato comportamenti da guerriglia. E nella guerriglia, per battere il nemico, bisogna riconquistare il territorio». 
In una conferenza stampa i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati hanno rinnovato richieste finora eluse: potenziamento, per numero e professionalità, della polizia giudiziaria; creazione di una banca-dati ; riforme per sgravare procure e uffici istruzioni di molli carichi.
. 31 luglio 1983 LA STAMPA