1997 ARCHIVIO 🟧 Parla SIINO, il «ministro» di Riina

 

 

Inchiesta riciclaggio, tocca a Siino. Il sostituto procuratore Domenico Gozzo, pm del processo a Marcello Dell’Utri che si apre a Palermo il 15 ottobre, ascolterà nei prossimi giorni il neocollaboratore Angelo Siino, indicato come il «ministro dei lavori pubblici» di Totò Riina. Siino, considerato dagli investigatori l’uomo-cerniera dell’intreccio mafiapolitica-imprenditoria, starebbe delineando ai magistrati il quadro dei rapporti illeciti che avrebbe regolato per almeno un quinquennio – dall’86 al ’91 – il mondo dei grandi appalti. Gozzo, componente della direzione distrettuale antimafia di Palermo, fa parte del pool di magistrati impegnati nella seconda inchiesta aperta su Marcello Dell’Utri che ipotizza il reato di riciclaggio.
Nell’ ambito di questa indagine, proprio nei mesi scorsi, la Procura di Palermo ha ordinato perquisizioni nella casa dei familiari dei boss Stefano Bontade e Girolamo Teresi, detto «Mimmo», entrambi assassinati nel corso della guerra di mafia. Sul conto di Bontade, il pentito Gioacchino Pennino ha dichiarato nel luglio dell’anno scorso che «quanto all’enorme patrimonio da lui accumulato, è ipotizzabile che lo stesso sia rimasto nelle mani di coloro che lo gestivano, e perciò nelle mani di Berlusconi e dei fratelli Dell’Utri».
Una ulteriore perquisizione è stata effettuata negli uffici del commercialista Pietro Di Miceli, dove sono stati sequestrati documenti definiti «interessanti».
Nell’appartamento di Di Miceli è stato sequestrato, tra l’altro, materiale relativo all’ex pastificio «Mulini Virga», del quale il commercialista è stato curatore fallimentare fino al 1989. Nelle carte gli investigatori cercavano le tracce di un’operazione di riciclaggio che sarebbe stata definita per conto di Dell’Utri tra il ’90 e il ’91 nella borgata di Brancaccio.
Sei collaboratori di giustizia (Pietro Romeo, Pietro Carra, Emanuele e Pasquale Di Filippo, Salvatore Spataro e Giovan Battista Ferrante) hanno infatti raccontato ai magistrati che l’edificio dell’ex pastificio, a Brancaccio, sarebbe stato acquistato per conto del gruppo Berlusconi da un certo Ignazio Zummo, genero del costruttore Vincenzo Piazza, condannato a sette anni per associazione mafiosa. L’edificio, a detta dei collaboratori, doveva servire per realizzare un grande ipermercato.
Secondo l’accusa, Zummo – che avrebbe acquistato l’immobile pagandolo con una somma di denaro (due miliardi) proveniente da Cosa nostra avrebbe concluso l’affare per conto di Dell’Utri, considerato il rappresentante del gruppo Berlusconi a Palermo.
I pentiti sostengono anche che Cosa nostra, tramite i fratelli Graviano, boss della zona, oltre a fornire il denaro, avrebbe chiesto come garanzia l’assunzione di mille persone «amiche» nell’azienda.
Dei presunti rapporti tra Dell’Utri e i Graviano ha parlato diffusamente il pentito Tullio Cannella. Sandra Rizza Marcello Dell’Utri, ex presidente di Publitalia, è stato al fianco di Silvio Berlusconi dall’inizio della sua attività imprenditoriale. Oggi è parlamentare di Forza Italia. LA STAMPA 19.8.1997