1985 ARCHIVIO 🟧 TOMMASO BUSCETTA ripudiato dalla sorella «Se non fosse nato, era meglio»

 

 

La donna: «Non voglio più quel cognome» • «Ha chiesto protezione per moglie e figli, non per noi. Perette non lo accusava prima, quando era ricercato dalle polizie di mezzo mondo?*, chiede polemicamente uno degli investigatori antimafia a proposito di Serafina Buscetta che ha rinnegato il fratello, «don Masino», il mafioso e il trafficante internazionale di stupefacenti che con le sue rivelazioni in estate ha consentito l’emissione di trecento mandati di cattura, compresi quelli contro l’ex sindaco Vito Cianclmino ed i ricchissimi finanzieri Nino ed Ignazio Salvo. La decisione di prendere clamorosamente le distanze dal fratello, più giovane di due anni, Serafina Buscetta l’ha presa dopo che la sera del 7 dicembre, sotto casa loro a Bagheria, un killer della mafia le ha ucciso con tre pistolettate il marito, Pietro Buscetta, di 62 anni, incensurato, commerciante.
Si è trattato dell’ennesima vendetta trasversale nei confronti di «don Masino» al quale nell’estate del 1982 le cosche vincenti avevano già fatto sparire per lupara bianca i figli maggiori Antonino e Benedetto ed al quale, tra il Natale e il Capodanno, sempre di due anni fa, uccisero un fratello, un nipote, il genero e due cugini di questui- timo in agguati tutti rimasti impuniti.
«Se mio fratello vuole combattere la sua battaglia, lo faccia a viso aperto. Io non mi voglio piti chiamare Buscetta — ha scritto la donna al Giornale di Sicilia —.
Per quanto mi riguarda, cosi come era stato annullato da moltissimo tempo ogni rapporto di qualsiasi natura, considero moralmente annullato il mio rapporto consanguineo e preciso che l’olocausto di mio marito, cosi come lui stesso l’ha definito, è stata una vendetta che andava fatta esclusivamente contro di lui, che si è mal comportato e cìie continua forse a malcomportarsi*.
Quest’ultimo passaggio sottintende probabilmente una sorta di messaggio, un’indicazione velata, ma al tempo stesso esplicita, offerta ai mafiosi delle cosche vincenti accusati dal fratello e ai quali perciò Serafina Buscetta sembra preoccupata di mostrarsi in dissenso con Tommaso. E sotto questo profilo a Palermo l’iniziativa di Serafina Buscetta viene interpretata come un netto disimpegno registratosi nel fronte dei familiari dei «pentiti* o comunque dei «dissociati», un fronte nel quale si temono ulteriori ritorsioni e nuove vendette trasversali. «Ho saputo die questo signore — ha ancora scritto Serafina Buscetta alludendo al fratello — ha chiesto protezione per l’attuale moglie e figli e per la figlia vedova, quasi fregandosene di tutti gli altri che disgraziatamente portiamo lo stesso cognome: è una conferma questa di quanto ho detto, che cioè nrn lo considero più un fratello*.
Madre di cinque figli (quattro femmine e un maschio), Serafina Buscetta ha affermato: «Temo costantemente per ognuno di loro e per i loro figli*, confermando quindi lo stato di prostrazione psicolo¬ gica ed anzi l’autentico terrore in cui vive da quasi un mese, da quando le hanno ucciso il marito «un uomo innocente, un bombino», ha aggiunto la donna che ha sottolineato di essersi trasferita con il coniuge sedici anni fa a Bagheria «anche per allontanarci da Palermo e da tutto quello che poteva richiamarci la figura di Tommaso*. La donna ha pure rilevato: Tommaso è il diciassettesimo nato dalla mia povera madre Felicia, che quando restò incinta di lui in un primo momento credette di essere entrata in menopausa. Avesse voluto il cielo che Tommaso non fosse mai nato*. a. r. 4.1.1985