Dopo il caso Cafiero De Raho in merito all’affaire dossieraggi, in Commissione Antimafia esplode un altro caso che coinvolge un ex magistrato eletto con il M5S: Roberto Scarpinato. La Verità ha scritto che vi sarebbero intercettazioni tra Scarpinato e l’ex collega Gioacchino Natoli, indagato a Caltanissetta con l’accusa di favoreggiamento della mafia. Le intercettazioni sarebbero avvenute casualmente nell’ambito di quelle indagini, ma avrebbero riguardato un’audizione di Natoli in Commissione Antimafia sulla strage di via d’Amelio. In sostanza, secondo la ricostruzione de La Verità, i due si sarebbero accordati sulla versione da fornire, che puntava verso la pista dell’eversione nera. La notizia ha suscitato richieste di chiarimento ed eventualmente di dimissioni rivolte a Scarpinato da parte della maggioranza. Il diretto interessato ha smentito come “radicalmente falso” che la procura di Caltanissetta gli abbia contestato il contenuto delle conversazioni con Natoli. “Anche perché non vi sarebbe stato nulla da contestare”, ha aggiunto, annunciando che valuterà con i suoi legali “come procedere”. Nella stessa dichiarazione Scarpinato ha però confermato di aver parlato con Natoli del contenuto dell’audizione che avrebbe dovuto sostenere in Antimafia.
Foti: “Se confermato, fatti di gravità inaudita”
“La Commissione d’inchiesta Antimafia – ha detto il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, non appena è esploso il caso – opera come noto con i poteri dell’autorità giudiziaria. Ora, la notizia che un suo componente, il senatore Roberto Scarpinato, come risulterebbe da alcune intercettazioni di cui si occupa oggi il quotidiano La Verità, si sarebbe accordato con un audito dalla stessa – il dr Gioacchino Natoli, ex presidente della Corte d’Appello di Palermo e attualmente sotto indagine dalla Procura di Caltanissetta – in ordine alle domande proposte e alle risposte da rendere, costituirebbe fatto di gravità inaudita che non può essere né sottaciuto né derubricato. Se i fatti sono come rappresentati da La Verità – ha proseguito Foti – non si può evocare l’opportunità o meno della permanenza del senatore Scarpinato in Commissione Antimafia, come sollevato in più occasioni nei confronti del suo collega di partito Federico Cafiero De Raho, ma di un’impossibilità per Scarpinato di potere continuare a farne parte”. “Accordarsi con un audito per precostituire un racconto e, quindi, indurre la Commissione ad apprendere non la verità dei fatti ma quella che interessa a un suo componente, al netto dell’eventuale rilevanza penale – ha aggiunto Foti – attesta una precisa volontà politica di depistare la Commissione Antimafia da parte di un suo membro. A tacere dell’ennesimo schiaffo recato da una siffatta condotta ai figli del giudice Borsellino, ancora alla ricerca della verità sull’uccisione del padre e delle complicità che l’hanno permessa quando non favorita. Delle due l’una: o Scarpinato è in grado di dimostrare subito la sua estraneità alla vicenda o deve senza indugio dimettersi”.
La richiesta rivolta a Scarpinato: “Chiarisca o si dimetta”
Di “fatto gravissimo e penalmente rilevante” hanno parlato poi gli esponenti di FI in Commissione Antimafia. “Se la notizia fosse confermata, Scarpinato non sarebbe degno né di essere membro della Commissione Antimafia, né di ricoprire il ruolo di senatore, e dovrebbe dimettersi immediatamente”, hanno sottolineato, invitando Scarpinato “a chiarire il prima possibile la sua posizione”. A chiedere chiarezza è stata anche la Lega, attraverso il senatore e capogruppo in Antimafia, Gianluca Cantalamessa. “Scarpinato davvero si sarebbe accordato con un audito dalla stessa per concordare domande e risposte da rendere sull’inchiesta della strage di via d’Amelio? A questa domanda esigiamo immediatamente risposta. A fronte di un fatto di una gravità inaudita, il senatore M5S chiarisca immediatamente o si dimetta. Non solo, doverose le sue scuse alla figlia del giudice Paolo Borsellino; voglio ricordare il continuo accanimento nei suoi confronti quasi come fosse un’imputata. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
La versione di Scarpinato
“Con Natoli – ha detto Scarpinato – ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro di contrasto alla criminalità organizzata all’interno della magistratura che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi. In questo contesto, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta”. “Ragioni che – ha detto ancora Scarpinato – mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione. “Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato Natoli a riferirle con rigore alla Commissione”, ha concluso Natoli, bollando come “fuorviante e falsificatorio” il contenuto dell’articolo de La Verità e assumendo panni vittimisti. L’articolo de La Verità, infatti, a suo avviso sarebbe “chiaramente finalizzato a supportare l’azione di quelle parti politiche che, sin dall’inizio dei lavori della Commissione Antimafia, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini conoscitive sulle stragi, in modo da impedirmi di apportare il mio contributo per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgete personaggi ‘intoccabili’. Non mi turba in alcun modo l’essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere”. SECOLO D’ITALIA 11.10.2024