5.11.2024 Salvatore Borsellino: ‘Vogliono eliminare ogni traccia lasciata dal terrorismo nero sulle stragi’

 

Le intercettazioni dello zio di Chiara Colosimo con gli uomini del clan Arena? “Non sono abituato a far ricadere sui figli le colpe dei padri o degli zii. Ma per una presidente della Commissione Antimafia la cosa ha una certa rilevanza”.
Parola di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso in via d’Amelio, che in questo modo commenta la notizia pubblicate dal Fatto sui rapporti tra Paolo Colosimo e alcuni uomini della ’ndrangheta. “Colosimo deve riflettere”, dice.

La storia, però, è piena di persone che hanno combattuto la mafia pur avendo problemi in famiglia: pensiamo al caso di Peppino Impastato. Su cosa deve riflettere, dunque, Colosimo?

Sono d’accordo e infatti io non contesto le parentele di Colosimo, ma la sua condotta da presidente dell’Antimafia. Sta cercando di silenziare due persone come Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho,estromettendole dalla Commissione a colpi di maggioranza.

Non pensa che alla base delle accuse di conflitto d’interesse contro Scarpinato possano esserci le intercettazioni con Gioacchino Natoli? Noi non conosciamo l’esatto contenuto, Colosimo sì.

Io sinceramente penso che Colosimo voglia estromettere Scarpinato a causa della sua linea sulle stragi. La presidente è infastidita dalle connessioni tra il terrorismo nero e le bombe.
Per lo stesso motivo ha deciso di limitare l’indagine sul movente della strage di via d’Amelio al dossier Mafia e appalti. Sono azioni che vanno contro le nostre aspettative di familiari delle vittime della mafia e del terrorismo. Noi vorremmo si arrivasse alla verità, che da sempre ci viene negata.

In realtà è Colosimo a dire di non aver paura della verità. Le vostre critiche hanno come obiettivo quello di rallentare il lavoro della Commissione su Mafia e appalti?

Non è così. Le nostre critiche vogliono spingere l’Antimafia a fare dei passi avanti su via d’Amelio. Invece si stanno facendo dei passi indietro. In più cercano di riscrivere la storia, vogliono eliminare ogni traccia lasciata dal terrorismo nero sulle stragi compiute nel nostro Paese.

Giovedì scorso, in Senato, lei ha detto che il primo conflitto d’interesse in Antimafia è quello di Colosimo. Non è esagerato?

No, non lo è. Mi riferivo alla foto di Colosimo e l’assassino Luigi Ciavardini. Già subito dopo l’elezione della presidente, noi avevamo protestato per i suoi atteggiamenti affettuosi con un terrorista. Atteggiamenti che un presidente dell’Antimafia non può esibire.

La presidente nega di essere amica di Ciavardini.

Questa affermazione è smentita dalla foto in cui mostra un comportamento di forte confidenza: sono praticamente mani nelle mani.

Tra le rivendicazioni fatte da Colosimo, c’è quella di aver dato voce ai figli di Paolo Borsellino, cioè ai suoi nipoti. Questo è innegabile, non trova?

È vero, lo ha fatto. Ma va detto che purtroppo la linea processuale seguita dai figli di Paolo e dal loro avvocato combacia con la pista battuta da Colosimo.
Io però, nonostante l’affetto che mi lega ai figli di mio fratello, devo continuare a seguire le mie convinzioni.

Oltre ai suoi nipoti e a Colosimo, a considerare Mafia e appalti come il movente segreto di via d’Amelio è anche Mario Mori.

Lo so e questo mi addolora. Nonostante Mori sia stato assolto e proclamato eroe dagli organi d’informazione, esiste una sentenza che spiega come Bernardo Provenzano potesse essere arrestato con un anticipo di undici anni se solo lui e Mauro Obinu avessero fatto correttamente il loro lavoro.

Giuseppe Pipitone (Il Fatto Quotidiano)