I soldi confiscati ai boss in Emilia vadano impiegati per la ricostruzione e per il lavoro

“I boss della ‘ndrangheta hanno fatto affari per anni in Emilia, adesso i loro soldi confiscati dallo Stato vengano impiegati per la ricostruzione” – rilanciano i componenti del Progetto San Francesco.



“I boss della ‘ndrangheta hanno fatto affari per anni in Emilia, adesso i loro soldi confiscati dallo Stato vengano impiegati per la ricostruzione” – rilanciano i componenti del Progetto San Francesco.Il Progetto San Francesco, il suo Centro Studi Sociali contro le mafie e la Cisl con la Fiba, la Fim e la Filca hanno lanciato la campagna popolare per la raccolta firme a sostegno di un ordine del giorno straordinario del Consiglio dei Ministri. “RICICLIAMOLI!” vuole mettere in circolo i soldi confiscati ai mafiosi a sostegno del lavoro e delle famiglie. Ricicliamoli in Emilia dovrà essere “Ricostruiamo!”, ovvero una specifica petizione popolare a sostegno di un nuovo contratto sociale, di una rete di microcredito responsabile e contro le mafie.
“Da anni la ‘ndragheta si è liquefatta e attraverso varie fenditure si è sedimentata nel tessuto economico dell’Emilia.
Apripista come sempre i boss siciliani, che tra lidi ed edilizia vacanziera avevano fiutato il business già negli anni Sessanta. Adesso occorre sospendere le analisi e concentrarsi sulla situazione effettiva e drammaticamente quotidiana. Il terremoto sta uccidendo le persone innocenti, moltissimi cittadini sono sfollati e le attività produttive ferme stanno ulteriormente aggravando la crisi territoriale” – così Alessandro de Lisi direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, puntando il dito sulla speculazione edilizia e della combine tra affari e politica di sviluppo dell’edilizia industriale – “Il terremoto non è colpevole, ma la cattiva edilizia si, e come sempre sono i lavoratori a pagare troppo duramente le malefatte degli impresari e degli uomini dei clan, arricchiti anche dall’espansione delle aree industriali”. Infatti proprio le espansioni troppo frettolose e dettate dal boom del manifatturiero tra gli anni Ottanta e Novanta, ben prima della legge “antisisma” del 2005 sono iscrivibili tra le possibili cause delle morti sul lavoro. “Adesso e con urgenza i soldi confiscati ai boss attivi negli anni in Emilia Romagna vengano impiegati a sostegno del lavoro, e della ricostruzione delle prime case crollate nel sisma” – Giacinto Palladino Consigliere nazionale del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco rilanciando la campagna nazionale “Ricicliamoli!” – “Chiediamo al Governo di destinare in Emilia il 35% dei capitali confiscati ai boss agli aiuti alle imprese danneggiate e il 21% del denaro recuperato dalla lotta all’evasione fiscale alla ricostruzione dell’eccezionale patrimonio artistico del territorio. La cultura e l’identità del territorio valgono quanto le imprese, in una prospettiva responsabile dello sviluppo post terremoto. Sarà necessario vigilare la ricostruzione e sarà certamente la forza del popolo emiliano la migliore barriera antimafia”. Paolo Bellentani della Federazione dei lavoratori delle banche e delle assicurazioni della Fiba Cisl di Modena “Le banche aiutino a salvare la filiera sociale del lavoro nelle zone colpite, consapevoli del fatto che solo la provincia di Modena vale almeno due punti percentuali del PIL italiano. Attraverso un pool sociale antimafia che coinvolga tutti, sindacati e imprese, esponenti della cultura e delle istituzioni si garantisca trasparenza e legalità nel percorso di ricostruzione e nel rilancio dell’economia modenese”.