COMO – Aiutò i clan ‘ndrangheta Quattro anni all’avvocato

 

Minasi colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa
Rivelò ai clienti affiliati l’esistenza di inchieste coperte da segreto

Stralci di atti d’inchiesta che sarebbero dovuti comprensibilmente restare segreti finiti nelle mani dei clan. Rapporti pericolosi con clienti già finiti nei guai perché considerati affiliati alla malavita organizzata. “Aiutini” a personaggi ritenuti legati alla ‘ndrangheta.
La condanna
Vincenzo Minasi , l’avvocato comasco arrestato nel dicembre scorso nell’ambito di un’inchiesta antimafia è stato ritenuto colpevole. E, ieri mattina, condannato in udienza preliminare a quattro anni e quattro mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione del segreto istruttorio. 
Niente condanna, come chiesto d’altronde nel corso della requisitoria dallo stesso pubblico ministero, per l’accusa di essersi offerto come prestanome di una società di gestione dei videopoker per conto dei propri clienti, già finiti in inchieste antimafia. La sentenza è stata letta ieri mattina dal gup di Milano Alessandra Simion, la quale ha condannato altre tre persone tra le quali l’ex gip del tribunale di Palmi accusato di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Il giudice, secondo la tesi della Procura accolta dal magistrato, sarebbe stato corrotto dalla cosca dei Lampada con escort e soggiorni di lusso. 
Giusti e l’avvocato Minasi sono stati anche condannati all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. 
«Pronti a fare appello»
Vincenzo Minasi. difeso dall’avvocato Roberto Rallo , ha sempre protestato la propria innocenza. E fornito nei numerosi interrogatori davanti agli inquirenti dell’antimafia una lettura degli atti e delle intercettazioni. Allo stesso tempo ha collaborato con gli inquirenti a comprendere alcuni passaggi delicati dell’inchiesta, offrendo pure spunti investigativi che hanno portato all’arresto anche dell’ex gip di Palmi accusato di aver accettato favori – anche a sfondo sessuale dalle famiglie legate alla ‘ndrangheta. 
Minasi – una casa a Fino Mornasco, studio professionale in via Varesina a Breccia – ieri mattina era in aula durante la lettura della sentenza. Il suo legale ha subito annunciato appello: «Attendiamo le motivazione, ma è chiaro che faremo ricorso contro la condanna», ha detto Rallo.
Si chiude così, almeno in primo grado, un’inchiesta che aveva vissuto momenti drammatici, con il suicidio a Lugano del notaio Daniele Borelli , professionista sul quale Minasi si appoggiava per le questioni fiscali. Sarebbe stato proprio il contatto creato dal penalista in favore dei suoi clienti a consentire ai clan Valle e Lampada a nascondere all’estero proventi illeciti.

Di Paolo Moretti

La Provincia 28.9.2012