Consumi mirati per aiutare la lotta al pizzo

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di Lionello Mancini

Siamo tutti cittadini, siamo tutti consumatori. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese libero, quindi ciascuno di noi è in condizione di scegliere. E siccome ognuno “può”, allora “deve” scegliere. È questa la filosofia molto semplice, alla portata di tutti, su cui si basa l’invito al “consumo critico” lanciato dalla Federazione antiracket italiano (Fai), insieme ad alleati quali Addiopizzo, Professionisti liberi, Liberofuturo. Il sito https://antiracket.info/ riporta l’elenco dei 1.141 operatori economici aderenti in Sicilia (472), Campania (429), Calabria (155) e Puglia (85), suddivisi in una cinquantina di categorie merceologiche. Su tutti i loro esercizi, laboratori, studi o fabbriche, tengono affisso il marchio di qualità della rete antiracket.

Su www.faiconsumocritico.org/ si legge invece una breve dichiarazione d’intenti sottoscritta da oltre 4mila persone, il Manifesto del cittadino consumatore, che rappresenta l’impegno «a sostenere, anche con gli acquisti, i commercianti e imprenditori che hanno avuto la forza di dire no al pizzo». Un testo efficacissimo nella sua semplicità: «Cosciente della gravità, della complessità e della capillare diffusione del fenomeno del racket delle estorsioni, in quanto cittadino e consumatore consapevole del mio potere e della mia responsabilità, mi impegno a scegliere prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti e professionisti che non paghino il pizzo o che, essendo stati vittime di richieste estorsive, ne abbiamo fatto denuncia».

Lungi dall’essere una iniziativa da anime belle o da impavidi eroi, questa Guida al consumo critico merita riflessioni ampie e assai serie. Innanzitutto perché centinaia di uomini e donne esibiscono con orgoglio il loro essere liberi in zone in cui non è facile esserlo, né scontato il fatto che ciò venga percepito come titolo di merito: dunque chapeu al coraggio individuale. Che, tuttavia, da solo non basta, se non diventa il pacifico carburante di una strategia condivisa e vantaggiosa sul piano economico. Sì, vantaggiosa. Perché se l’esito delle etichette Antipizzo fosse una vetrina in frantumi e non un aumento del fatturato, fermezza e buona volontà verrebbero meno. Ma il negoziante, l’albergatore o il fabbro non possono che affidarsi a maggiori vendite, a una accresciuta clientela, perché sia evidente che stare “nello” Stato è più redditizio che non piegarsi ai delinquenti.

Ecco perché è importante che i cittadini-consumatori (anche quelli che nelle quattro regioni andranno a trascorrere le vacanze) scelgano alcuni ed evitino altri: perché sono loro la vera speranza di quanti ci mettono faccia e coraggio. Esattamente come, per le aziende inserite nelle white list o dotate delle stellette del rating, la sola speranza sono i committenti che le privilegino, le banche che facilitino loro il credito, le pubbliche amministrazioni che valorizzino la loro affidabilità. E pazienza se ancora oggi c’è chi pensa che simili vantaggi penalizzino altri, che in aree del Paese meno disgraziate non possono vantare la vetrofania Antipizzo per carenza di estortori: ammesso che davvero ci siano aree del Paese così fortunate, possono sempre esporre una targhetta con su scritto: «Io non pago tangenti, rilascio lo scontrino, pago tutte le tasse».

Sole 24 Ore 8.7.2013

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