Da Casal di Principe a Como, fronte comune per il lavoro e la responsabilità. PSF e NCO con Libera contro ricatti di Gomorra.

 

 

 

San Cipriano d’Aversa, Casapesenna e Casal Di Principe, confinanti e se presi tutti insieme, sono una media città del nord. Sono stati il regno incontrastato di Gomorra, la Malapianta dei Casalesi, gli uomini e le donne di Setola e di Schiavone, e adesso tentano una via ordinaria di ricostruzione culturale collettiva. In questi paesi, come fossero un triangolo delle Bermuda in salsa cancerogena, gli industriali del nord, corrotti e ipocriti hanno sversato milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi e inquinanti.

 

Smaltire una tonnellata di rifiuti industriali o edili, mediamente tossici, costa quindici euro se affidata alla camorra oppure trentacinque o quaranta se smaltita regolarmente, pertanto in tempo di crisi tale condizione di svantaggio economico dell’impresa legale si colma difficilmente se non si opera ad un livello più alto, di distretto insomma. La competitività della legalità deve necessariamente passare dalla ristrutturazione delle risorse e della loro filiera sociale che le incatena al territorio, in un patto civico di responsabilità sociale.

 

Parole sante dei ragazzi di Nuova Cooperazione Organizzata, che con Libera e Le Terre di Don Peppe Diana organizzano il loro lavoro tutto l’anno, e in questi giorni il festival dell’impegno civile. Protagoniste le istituzioni regionali e territoriali insieme alle associazioni di categoria dell’agroindustriale, proprio qui dove la camorra ha inquinato la terra, la cultura e il patrimonio agricolo. Fino ad oggi. Serve mappare il territorio, fare mille campi di Libera nei campi confiscati, con il Progetto San Francesco e con al centro il mondo del lavoro e del sindacato, così poi da fare le scelte con la popolazione: dove è inquinato fare canapa o pioppeti e dove è pulito fragole e latte. Significa fare la rivoluzione del buonsenso, tutti insieme.

 

Nel bene confiscato al “ministro dei lavori pubblici” di Gomorra, Stefano Reccia, insieme ai ragazzi del campo scuola del festival sono stati voluti il Progetto San Francesco, con Alessandro de Lisi, la Società Sportiva Basket Como 1956, unica squadra professionistica del campionato di B a giocare con la maglia “unite contro tutte le mafie”, in collaborazione con la Cisl comasca e il PSF. Occasione di rilancio per l’istituzione del registro tumori della provincia di Caserta e del marchio di responsabilità sociale agroalimentare “chi mangia sano mangia campano”, come ha ricordato Peppe Pagano, patron e fondatore di NCO al microfono di Domenico Iannacone. Proprio Iannacone, il giornalista autore de “I dieci comandamenti” ha voluto sottolineare la forza della verità del lavoro di NCO e dei cittadini che non mediano sui valori non negoziabili quali salute e futuro, seme e acqua per una nuova agricoltura campana responsabile. Sempre Iannacone ha voluto anche la testimonianza di Mara Invernizzi, campionessa di pallacanestro e oggi impegnata, con la Società comasca di pallacanestro, nella lotta per la promozione di una nuova stagione antimafia, a premessa di una piattaforma sociale molto più ampia per la contrattazione del lavoro e della socialità in tempo di crisi.

 

Infine, proprio da Casal di Principe è stato lanciato il team di curatori responsabili, Cisl comasca, NCO, Progetto San Francesco, Fiba Cisl Social Life con il contributo della Fondazione Trame, che aprirà il primo Festival della Fiducia a Como, in settembre.

 

Ad apertura della conferenza sociale di San Cipriano d’Aversa è stata consegnata  la tessera d’onore di Libera al Progetto San Francesco, a conferma di un unico impegno comune di lotta alle mafie nel mondo del lavoro e nella società.