VIA D’AMELIO: indagati per concorso in depistaggio anche due magistrati

 

FIAMMETTA VERDE 2.400  
     

FIAMMETTA BORSELLINO: “chi sa parli”   Dopo 27 anni, quattro processi, tre appelli e tre sentenze di Cassazione non è stata restituita completa e convincente verità e giustizia alle vittime e ai loro familiari.  L’ultima sentenza, al contrario, ha clamorosamente certificato che l’inquinamento delle indagini su Via D’Amelio è avvenuto attraverso “Uno dei più grandi depistaggi della storia italiana”. L’udienza preliminare del 20 settembre, relativa al processo depistaggio, ha rappresentato quindi solo un primo nuovo passo di un percorso destinato a durare ancora per lungo tempo. Parallelamente, sono stati finalmente avviati anche i lavori della Commissione Speciale Antimafia della Regione Sicilia e della Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. Entrambe istituite su richiesta di Fiammetta Borsellino nel tentativo di ottenere nuovi e decisivi “pezzi di verità”. TRE POLIZIOTTI e due PM SOTT’INCHIESTA –  Perchè? Per conto di chi? Chi ne era a conoscenza? Quali le eventuali coperture che hanno consentito un mistero che dura da ben  27 anni? Sono solo alcune delle domande che attendono un credibile risposta da oltre un quarto di secolo. Due dei tre poliziotti indagati, che rischiano una condanna dai 15 ai 30 anni,  intervistati dal  quotidiano  La Stampa, dichiarano l’assenza di verità nascoste. Il processo, c’è da augurarselo, dovrà fornire in proposito risposte convincenti e possibilmente definitive.


PROCESSI – INCHIESTE E INDAGINI PRECEDENTI


CORTE D’ASSISE DI CALTANISETTA – AUDIO UDIENZE “PROCESSO DEPISTAGGIO”

  • 29.05.2019 Deposizione teste Vincenzo Scarantino
  • 17.05.2019 Deposizione teste Vincenzo Scarantino
  • 16.05.2019 Deposizione teste Vincenzo Scarantino 
  • 19.04.2019 Deposizione teste Francesco Milazzo
  • 15.04.2019 Deposizione teste Maurizio Toso, Carmelo Garofalo, Gabriele Paci, Giulio Cardona, Giuseppe De Stefano, Francesca Perpicelli e Salvatore Coltraro
  • 05.04.2019  Deposizione teste Bruno Contrada
  • 22.02.2019  Deposizione teste Francesco Di Carlo
  • 21.02.2019  Deposizione teste Francesco Andriotta
  • 06.02.2019  Deposizione teste Giovanni Brusca
  • 05.02.2019  Deposizione teste Gaspare Spatuzza
  • 04.02.2019  Deposizione teste Vito Galatolo e Antonino Giuffrè
  • 01.02.2019  Deposizione teste Francesco Andriotta
  • 25.01.2019  Deposizione teste Vincenzo Pipino
  • 17.01.2019  Deposizioni  testi Calogero Germanà, Gabriele Paci e Luigi Rossi – Confronto Germanà/Rossi
  • 14.01.2019
  • 11.01.2019  Deposizione teste Gioacchino Genchi
  • 21.12.2018  Deposizione teste Maurizio Zerilli
  • 14.12.2018  Deposizione teste Gioacchino Genchi
  • 13.12.2018  Deposizione teste Giovanni Stagliano
  • 06.12.2018  Deposizione del pentito Salvatore Candura 
  • 03.12.2018  Importante e toccante audizione di Lucia Borsellino 
  • 05.11.2018  Udienza preliminare – processo depistaggio 
  • 26.11.2018  Udienza preliminare – processo depistaggio 

11.6.2019 – Indagati dalla Procura di Messina anche due PM per concorso in calunnia con Scarantino

A distanza di 27 anni dall’attentato in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, la Procura di Messina, ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di calunnia aggravata, due magistrati che indagarono sulle stragi del 1992: Annamaria Palma, Avvocato generale dello Stato, e Carmelo Petralia, Procuratore aggiunto di Catania. Secondo il Procuratore di Messina, Maurizio de Lucia, che coordina l’inchiesta, i due magistrati, in concorso con i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, avrebbero depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio. Un depistaggio che i giudici della sentenza del processo Borsellino quater definirono “clamoroso”. Ai magistrati è stato notificato dalla Procura di Messina, che indaga in quanto è coinvolto un magistrato in servizio a Catania, un avviso di accertamenti tecnici irripetibili.

“Preferisco non parlare di indagini ancora in corso…”, é il commento a caldo di Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino. Fiammetta, che ha partecipato a numerose udienze del processo sul depistaggio sulle indagini sulla strage del 19 luglio 1992, dove si è costituita parte civile, più volte ha lamentato il comportamento dei magistrati che indagarono sull’attentato. “Mio padre è stato lasciato solo, sia da vivo che da morto. C’è stata una responsabilità collettiva da parte di magistrati che nei primi anni dopo la strage – ha sempre ripetuto Fiammetta – hanno sbagliato a Caltanissetta con comportamenti contra legem e che ad oggi non sono mai stati perseguiti né da un punto di vista giudiziario né disciplinare”.

 

29.5.2019 SCARANTINO ritratta le accuse ai PM

16.5.2019FIAMMETTA BORSELLINO al processo. Depone Vincenzo Scarantino

14.4.2019SCARPINATO: Contrada, Servizi Segreti collaborò alle indagini malgrado fosse vietato

13.4.2019FIAMMETTA BORSELLINODepistaggio: il CSM sul piano disciplinare non ha fatto nulla – i topi si stanno mangiando i faldoni

13.4.2019Furti di verità e depistaggi

1.4.2019Difesa Bo: “Palazzo Chigi desecreti atti su stragi Falcone e Borsellino”

14.3.2019Il depistaggio di via d’Amelio

22.2.2019 Archiviazione per 4 poliziotti. Resta il processo per calunnia per gli altri 3 colleghi. Il gip di Caltanissetta ha scelto di archiviare l’inchiesta a carico degli agenti che facevano parte del pool che indagò sugli attentati del 1992. Secondo l’accusa avrebbero costruito una finta verità, imbeccando falsi pentiti come Vincenzo Scarantino

22.2.2019  “L’attentato a Borsellino? Un favore”: parla il pentito Francesco Di Carlo

 Depistaggio via d’Amelio, il pentito Di Carlo racconta i contatti con i Servizi “Vennero in tre. Uno di questi, lo scoprii anni dopo, era La Barbera” “Alla fine degli anni Ottanta in carcere vengo raggiunto da tre soggetti. Uno di questi si presentò come Giovanni, dicendomi che portava i saluti di Mario, un altro soggetto che già conoscevo come appartenente LEGGI TUTTO

21.2.2019  A processo per depistaggio l’ex pentito Andriotta tra conferme e “non ricordo”

18.2.2019 Stragi ’92, Genchi racconta le indagini sulle utenze clonate. Il super consulente sentito al processo contro Messina Denaro

7.2.2019  GIOVANNI BRUSCA – L’ex padrino, nel corso del processo sul depistaggio delle indagini della strage di via D’Amelio, del luglio del 1992, ha raccontato il momento della “svolta”. Ovvero il giorno che gli ha cambiato la vita: “Quando ho incontrato Rita Borsellino”

6.2.2019  – Maggiani Chelli: ”Falcone, Borsellino, le stragi del ’93. La trattativa Stato-Mafia e’ stata la condanna a morte dei nostri parenti”

5.2.2019   Il teste di Stato-mafia: «Parlo per deduzione…» Il pentito Ciro Vara è stato sentito come test durante il processo che vede imputati tre poliziotti, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra

5.2.2019 Depistaggi, Spatuzza: «Rubai io auto per strage»

5.2.2019 – IL MOVENTE “MAFIA-APPALTI” & TAV INSABBIATO E LO SPATUZZA DIMENTICATO PER 21 ANNI  

4.2.2019 VITO GALATOLO racconta Primo giorno di trasferta a Roma per il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto SEGUE


4.2.2019   “Ho detto subito che Vincenzo Scarantino aveva detto un sacco di bugie e fesserie sulla strage di Via D’Amelio, da siciliano non capivo cosa dicesse. La ragione me l’hanno data dopo 25 anni”. Lo ha detto il collaboratore di giustizia, Santino Di Matteo. “Ieri sera – ha spiegato Di Matteo, il cui figlio Giuseppe venne rapito, ucciso e sciolto nell’acido nel 1996 quando aveva 15 anni. – Ho sentito in tv l’intervista a Fiammetta, la figlia di Paolo Borsellino. Venticinque anni fa io ho avuto un confronto con Scarantino. Quando ha finito di parlare ho detto: ‘Guardate che questo non fa parte di nessuna organizzazione. Questo più che rubare ruote di scorta, radio delle macchine o vendere qualche pacchetto di sigarette di contrabbando, non ha fatto. Questo non sa, ve lo dico io”  VIDEO TG 2000

17.1.2019 L’ex questore Germanà al processo depistaggio Borsellino: “Io un miracolato e lo ripeto”. Sono un vero miracolato e non capisco perché gli altri colleghi siano morti e io no. Io quel 14 settembre del 1992 mi salvai  LEGGI TUTTO

14.12.2018 Genchi: ”A dicembre 1992 La Barbera mi disse che i carabinieri avrebbero arrestato – Riina  L’ex funzionario di Polizia sentito al processo sul depistaggio di via d’Amelio  “Nel dicembre 1992 Arnaldo La Barbera mi dice: ‘Senti io devo lasciare, tutto deve passare in mano ai Carabinieri perché a breve arresteranno Riina e noi siamo stati fatti fuori dalle indagini. A Palermo manderanno una testa di c…che deve venire a fare il pupo a dirigere la Squadra Mobile'”. LEGGI TUTTO

14.12.2018 Depistaggio via d’Amelio, quella relazione a firma La Barbera con il nome di Candura – Ieri sentito al processo il funzionario di polizia Stagliano – Nel settembre 1992 l’ex Capo della Squadra mobile, Arnaldo La Barbera (in foto) che dirigeva il gruppo Falcone-Borsellino nell’ambito delle indagini sulle stragi aveva firmato e trasmesso alla Procura di Palermo e a quella di Caltanissetta una relazione di servizio su un “colloquio informale” avuto con Salvatore Candura… LEGGI TUTTO

12.12.2018 Accusati di aver depistato le indagini su Borsellino, chiesta archiviazione per 4 poliziotti La Procura di Caltanissetta ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta, avviata a carico di quattro poliziotti del pool che indagò sugli attentati del ’92. La richiesta, che ora è al vaglio del gip, riguarda Giuseppe Antonio Di Ganci, Giampiero Valenti, Domenico Militello e Piero Guttadauro. I poliziotti erano accusati di concorso in calunnia: avrebbero costruito ad arte a tavolino una finita verità sulla fase esecutiva della strage imbeccando falsi pentiti come Vincenzo Scarantino e costringendoli ad accusare persone, poi rivelatesi innocenti. Della stessa accusa rispondono i funzionari di polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, per cui però la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. I tre sono sotto processo davanti al tribunale nisseno.

ANTIMAFIA2000 12.12.2018

 8.12.2018 Via d’Amelio, Lucia Borsellino: “Mio padre attese invano una chiamata dai giudici – Ha rotto il silenzio ed è tornata a parlare in un’aula di Tribunale Lucia Borsellino, l’ex assessore alla Salute della Regione Sicilia e figlia del Giudice ucciso assieme agli agenti della sua scorta nell’attentato di Via d’Amelio. La Borsellino ha deposto nei giorni scorsi a Caltanissetta al processo per il depistaggio della strage di via d’Amelio che vede come imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostraLEGGI TUTTO

 

3.12.2018 SERVIZIO TG RAI SICILIA – La strage di via D’Amelio. A Caltanissetta lunga deposizione di Lucia Borsellino al processo sul depistaggio delle indagini. La figlia del magistrato ucciso nel 92 ha parlato anche del mistero legato alla sparizione dell’agenda rossa del padre.

3.12.2018 – LA FIGLIA DEL GIUDICE UCCISO DALLA MAFIA RACCONTA PARTICOLARI INEDITI Lucia Borsellino: “Lo studio usato da mio padre messo a soqquadro da ignoti” – Ignoti sarebbero entrati nel villino della famiglia Borsellino a Villagrazia di Carini e avrebbero messo a soqquadro lo studio utilizzato dal giudice Paolo Borsellino. La circostanza… LEGGI TUTTO

3.12.2018 – depistaggio, figlia racconta mistero agenda rossa Il mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lunga deposizione di Lucia Borsellino al processo per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio. La figlia del magistrato … LEGGI TUTTO

3.12.2018 – Depistaggio sulla strage via D’Amelio, LUCIA Borsellino svela un’incursione nella casa di Villagrazia di CariniIl mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lungadeposizione di Lucia Borsellino al processo … LEGGI TUTTO

3.12.2018 – tomaselli non era custode dell’autobomba: 777 mila euro agli erediLa Corte d’appello di Catania ha condannato lo Stato a pagare circa 777 mila euro agli undici fratelli eredi di Salvatore Tomaselli per “riparare l’errore giudiziario” consistito nella sua condanna a 8 anni e mesi nel … LEGGI TUTTO

27.11.2018 – Depistaggio via d’Amelio, dal 3 dicembre saranno sentiti i primi testi –  Acquisiti agli atti la conferenza stampa Tinebra-Boccassini ed il video su sparizione dell’Agenda Rossa Da ieri il processo sul depistaggio di via d’Amelio ha ufficialmente preso il via. Il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha accolto tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzate la scorsa udienza….LEGGI TUTTO  

15.11.2018 Strage di Via D’Amelio, Genchi: “La Barbera cercava solo l’appiglio per rendere credibile Scarantino” La deposizione a Palermo – Genchi: “Mi disse: basta un elemento minimale”. E il falso pentito diventò il teste-chiave  LEGGI TUTTO…

9.11.2018

8.11.2018

7.11.2018 – La Procura di Caltanissetta ha trasmesso gli atti per valutare le eventuali responsabilità nella gestione di Scarantino – Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone ed il procuratore aggiunto Gabriele Paci hanno trasmesso alla Procura di Messina gli atti dell’inchiesta sul depistaggio e le motivazioni della sentenza Borsellino quater per valutare eventuali responsabilità dei magistrati che si occuparono delle indagini sulla strage di via d’Amelio che confluirono nei processi Borsellino I e bis. La notizia è stata riportata questa mattina dall’edizione palermitana del quotidiano La Repubblica. Si tratta di un atto dovuto dopo che la Corte d’Assise presieduta da Antonio Balsamo, il giorno della sentenza, aveva disposto la trasmissione ai pm dei verbali d’udienza dibattimentale “per eventuali determinazioni di sua competenza”.

5.11.2018 – Avvio delle udienze e costituzione di parte civile anche da parte del Viminale

“Sessanta milioni di euro, per danno all’immagine”. Il ministero dell’Interno rompe gli indugi e chiede il risarcimento dei danni ai tre poliziotti accusati di avere avuto un ruolo determinante nel depistaggio delle indagini attorno alla strage Borsellino. Prima udienza del processo a sorpresa, perché fino ad oggi il ministero dell’Interno è stato solo dichiarato “responsabile civile” per il danno causato dai tre imputati. Ma ora il Viminale prova a smarcarsi, con un intervento dell’Avvocatura dello Stato, che ha anche presentato la richiesta di parte civile del ministero della Giustizia, “per il danno subito dal reato di calunnia commesso dagli imputati”. Chiedono di costituirsi parte civile pure i familiari dei poliziotti uccisi con Paolo Borsellino, il superstite della strage, Antonino Vullo, e il Comune di Palermo. Il collegio del tribunale, presieduto da Francesco D’Arrigo, deciderà sulle questioni preliminari il 26 novembre. Un rinvio lungo, che non è piaciuto a Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo, che è parte civile nel processo con i suoi fratelli: “Abbiamo già aspettato tanto – dice – vigileremo su questo processo, perché tante persone ancora non vogliono cercarla la verità”. 

FIAMMETTA BORSELLINO: «La mafia uccise mio padre. Lo Stato ha depistato e insabbiato i dossier» Fiammetta Borsellino denuncia i depistaggi che hanno impedito di scoprire chi e perché ha ucciso suo padre

FIAMMETTA BORSELLINO: «Incredibile che il Viminale non sia parte civile al processo depistaggi»«Ritengo assolutamente incredibile che il Viminale non sia parte civile di questo processo…  LEGGI TUTTO

“Grossi pezzi dello Stato implicati, basta omertà”  Tre poliziotti rinviati a giudizio. La figlia del magistrato: “Chi sa la verità parli”Sono accusati di calunnia in concorso con l’aggravante di aver agevolato con la loro condotta Cosa nostra. Secondo la procura nissena, avrebbero manovrato le dichiarazioni rese dal falso pentito Vincenzo Scarantino, costringendolo a fare nomi e cognomi di persone innocenti in merito all’attentato in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

FIAMMETTA BORSELLINO:  “Il silenzio degli uomini delle istituzioni peggio dell’omertà dei mafiosi.  Perché tanta omertà? E dov’erano i magistrati quando i poliziotti istruivano Scarantino?”   “La verità si saprà soltanto se chi sa parlerà e uscirà dall’omertà”. Così Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso in via D’Amelio ha commentato la decisione del gip di Caltanissetta di rinviare a giudizio per calunnia aggravata i tre poliziotti implicati nel depistaggio delle indagini sull’attentato al padre. Fiammetta Borsellino e i suoi due fratelli si sono costituiti parte civile.

FIAMMETTA BORSELLINO:“La verità verrà fuori se parlano loro” Al termine dell’udienza preliminare … LEGGI TUTTO

DEPISTAGGIO BORSELLINO, quei post-it per istruire Scarantino «Necessari perché imparasse bene versione da raccontare» Tra le carte del processo che si aprirà a novembre a Caltanissetta contro i poliziotti accusati di aver contribuito alla creazione del finto pentito della strage di via D’Amelio anche una perizia grafica del 2016, che dimostra come alcuni bigliettini a lui attribuiti furono usati per indottrinarlo. Le grafologhe: «Indiscutibili identità, alcune immagini parlano da sole.

PARLA ANGELO MANGANO, il giornalista che per primo capì il depistaggio di Via D’Amelio… E’ stato sentito il 4 ottobre scorso dalla Commissione parlamentare antimafia regionale, il giornalista Angelo Mangano.

Nelle indagini sugli autori della strage di Via D’Amelio c’è stato «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», con alcuni funzionari della polizia che convinsero piccoli criminali a trasformarsi in pentiti di Cosa nostra per costruire una falsa verità sull’attentato al giudice Paolo Borsellino. Ma non solo. Nelle motivazioni della sentenza … LEGGI TUTTO

DEPISTAGGIO: chiesto il rinvio a giudizio per tre poliziotti

VIA D’AMELIO: 25 ANNI DOPO SANTINO ANCORA MIUTO STA’

I «FALSI» PENTITI – I tre poliziotti facevano parte del pool investigativo che indagò sulle stragi mafiose del ‘92 di via D’Amelio e di Capaci. Il pool era coordinato da Arnaldo La Barbera (morto nel 2002). Gli investigatori, secondo l’accusa, LEGGI TUTTO

Il Ministero della Giustizia si cosuirà parte civileal processo contro i presunti depistatori delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Già il 13 settembre scorso è stata richiesta autorizzazione all’Avvocatura dello Stato di Caltanissetta, tramite la Presidenza del Consiglio – Ufficio del contenzioso, alla costituzione come parte civile nel processo. Agli imputati, tutti appartenenti alla Polizia di Stato, sono stati contestati fatti attinenti al concorso in calunnia, che appaiono particolarmente gravi e che – viene sottolineato – se accertati, sarebbero fonte di notevolissimi danni patrimoniali e non patrimoniali all&rsquoamministrazione della giustizia. In particolare si contesta loro di aver dato vita a processi definiti con condanne, passate in giudicato e poi revocate, a carico delle persone cui le dichiarazioni non veritiere si riferivano. ANSA 20.9.2018 – 19.30

PROCESSO AI POLIZIOTTI ACCUSATI DI DEPISTAGGIO.  Fiammetta Borsellino a Caltanisetta – Presso il tribunale di Caltanisetta, lunedì 20 Settembre è stata avviata la procedura l’udienza preliminare riguardante  i tre poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio nelle indagini su Via D’Amelio. Presenti  il giornalista Salvo Palazzolo, recentemente denunciato, indagato e perquisito e  Fiammetta Borsellino, che da tempo chiede a gran voce che sia fatta piena luce su mandanti, esecutori e condotta delle Forze dell’Ordine e della magistratura inquirente incaricati dell’inchiesta. 

RINVIATA AL  28 SETTEMBRE, l’udienza preliminare nei confronti di tre poliziotti accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio. Davanti al Gup sono comparsi il funzionario Mario Bo e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia in concorso. Per i tre, la procura nissena, ha contestato l’aggravante secondo la quale, con la loro condotta avrebbero favorito Cosa nostra. 

Davanti al Gup sono comparsi il funzionario Mario Bo e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia in concorso. Per i tre, la procura nissena, ha contestato l’aggravante secondo la quale, con la loro condotta avrebbero favorito Cosa nostra. All’esterno… SEGUE

FIAMMETTA AVVICINA DUE IMPUTATI. LA FIGLIA MAGISTRATO APPROFITTA DI UNA PAUSA DELL’UDIENZA CALTANISSETTA  In una pausa dell’udienza preliminare a Caltanissetta per il depistaggio … SEGUE

VIA D’AMELIO, I FIGLI DI BORSELLINO PARTE CIVILE CONTRO I TRE POLIZIOTTI ACCUSATI DEL DEPISTAGGIO L’atto d’accusa di Fiammetta: “Lo Stato non c’è, non si è costituito contro gli imputati”. Al via l’udienza preliminare al tribunale di Caltanissetta – Fiammetta Borsellino, la figlia di Paolo e Agnese, arriva di buon mattino al tribunale di Caltanissetta. Nell’aula intitolata a “Gilda Loforti” – una giudice coraggiosa stroncata da … LEGGI TUTTO

FIAMMETTA BORSELLINO, SOLIDALE CON LA PROCURA. La figlia del magistrato: “Difficile verità ma barlumi di luce. Sono qui in segno di solidarietà nei confronti di una Procura che si sta impegnando con tenacia a sciogliere un nodo enorme sulla mancata verità che riguarda la strage di via D’Amelio, un nodo compromesso quasi definitivamente dalle attività depistatorie”. Così Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo, presente in Tribunale a Caltanissetta all’udienza preliminare con tre poliziotti accusati di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino. “Questa Procura a distanza di molti anni con enormi difficoltà sta cercando di fare luce su cose fatte da pm precedenti, perché questi poliziotti non hanno agito da soli, ma sotto la direzione, il controllo e la supervisione di magistrati e di pubblici ministeri”. “Ho fiducia – ha aggiunto – raggiungere una verità è difficile, ma sono convinta del percorso che può portare anche a fare barlumi di luce. E’ importante il segnale che si continui a lottare per esercitare un diritto sancito all’articolo 2 della Costituzione, il diritto alla verità”.ANSA – CALTANISSETTA, 20 SET –

FAVA A CALTANISSETTA PER AVVIO PROCESSO SU DEPISTAGGIO Sono qui per un atto di dovuta testimonianza. Sul depistaggio per la strage di via D’Amelio, che oggi conosce dopo 26 anni la prima pagina giudiziaria. La Commissione antimafia ha aperto una propria indagine e daremo il nostro contributo per contribuire a restituire verità sui fatti, sui silenzi, sulle responsabilità che abbiamo collezionato per oltre un quarto di secolo”. Lo ha dichiarato Claudio Fava, Presidente della Commissione regionale antimafia a Caltanissetta, dove stamani si è aperta l’udienza preliminare nei confronti di tre poliziotti accusati del depistaggio delle inchieste sulla strage del 19 luglio del 1992. Il presidente Fava ha anche partecipato al sit-in che si è tenuto fuori dal tribunale in solidarietà al giornalista Salvo Palazzolo cui, nei giorni scorsi, sono stati sequestrati telefoni, pc e altro materiale a causa di alcuni articoli scritti proprio sul depistaggio relativo alla strage di via D’Amelio.

FIAMMETTA BORSELLINO PARLA CON GLI IMPUTATI: “SIATE ONESTI” Alla sbarra tre poliziotti, il funzionario Mario Bo’ e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino. La figlia del giudice: “Si spieghi cosa cosa è successo, quale era il clima, da chi probabilmente hanno ricevuto gli ordini”

DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO. IL COMUNE DI PALERMO SARÀ PARTE CIVILE Il sindaco Leoluca Orlando ha dato mandato all’avvocatura comunale di procedere alla costituzione di Parte Civile nel processo che a Caltanissetta vede imputati alcuni agenti e funzionari di Polizia per il presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio del luglio del 1992.

IL PUBBLICO MINISTERO CHIEDE AGGRAVANTE PER I POLIZIOTTI ACCUSATI DEL DEPISTAGGIO: “HANNO FAVORITO LA MAFIA”

Strage via d’Amelio, pm chiede aggravante per i poliziotti accusati del depistaggio: “Hanno favorito la mafia”

Nel corso dell’udienza preliminare la procura di Caltanisseta ha chiesto l’applicazione del comma 1 dell’articolo 416 bis per il tre poliziotti accusati di concorso in calunnia per avere creato il falso pentito Vincenzo Scarantino

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                     PROCESSI – INCHIESTE – INDAGINI  PRECEDENTI

13 domande di Fiammetta Borsellino alle Istituzioni  – Sono passati 26 anni e ancora aspettiamo delle risposte da uomini delle istituzioni e non solo. Ci sono domande che non possono essere rimosse dall’indifferenza o da colpevoli disattenzioni”. Tra le domande poste dalla figlia del giudice, che proprio oggi, alle 14 verrà ascoltata dalla Commissione regionale antimafia all’Ars, la richiesta del perché, dopo la strage di Capaci, “le autorità locali non misero in atto le misure necessarie per proteggere mio padre”. Non solo. “Perché per una strage di così ampia portata fu prescelta una procura composta da magistrati che non avevano competenze”, chiede. “Oppure: “Perché via D’Amelio non fu preservata consentendo così la sottrazione dell’agenda rossa di mio padre?”. E ancora: “Perché nei 57 giorni fra Capaci e via D’Amelio i pm di Caltanissetta non convocarono mai mio padre?”. Poi domande anche sul pentito Scarantino (“perché i pm di Caltanissetta furono accomodanti con le continue ritrattazioni?”), sul mancato verbale di sopralluogo della Polizia con Scarantino “nel garage dove diceva di avere rubato la 126 poi trasformata in autobomba?”.

1.   Perché le autorità locali e nazionali preposte alla sicurezza non misero in atto tutte le misure necessarie per proteggere mio padre, che dopo la morte di Falcone era diventato l’obiettivo numero uno di Cosa nostra?

2.    Perché per una strage di così ampia portata fu prescelta una procura composta da magistrati che non avevano competenze in ambito di mafia? L’ufficio era composto dal procuratore capo Giovanni Tinebra, dai sostituti Carmelo Petralia, Annamaria Palma (dal luglio 1994) e Nino Di Matteo (dal novembre ’94).

3.    Perché via D’Amelio, la scena della strage, non fu preservata consentendo così la sottrazione dell’agenda rossa di mio padre? E perché l’ex pm allora parlamentare Giuseppe Ayala, fra i primi a vedere la borsa, ha fornito versioni contraddittorie su quei momenti?

4.    Perché i pm di Caltanissetta non ritennero mai di interrogare il procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco, che non aveva informato mio padre della nota del Ros sul “tritolo arrivato in città” e gli aveva pure negato il coordinamento delle indagini su Palermo, cosa che concesse solo il giorno della strage, con una telefonata alle 7 del mattino?

5.    Perché nei 57 giorni fra Capaci e via D’Amelio, i pm di Caltanissetta non convocarono mai mio padre, che aveva detto pubblicamente di avere cose importanti da riferire?

6.    Cosa c’è ancora negli archivi del vecchio Sisde, il servizio segreto, sul falso pentito Scarantino (indicato dall’intelligence come vicino ad esponenti mafiosi) e sul suo suggeritore, l’ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera?

7.    Perché i pm di Caltanissetta non depositarono nel primo processo il confronto fatto tre mesi prima fra il falso pentito Scarantino e i veri collaboratori di giustizia (Cancemi, Di Matteo e La Barbera) che lo smentivano? Il confronto fu depositato due anni più tardi, nel 1997, solo dopo una battaglia dei difensori degli imputati.

8.    Perché i pm di Caltanissetta furono accomodanti con le continue ritrattazioni di Scarantino e non fecero mai il confronto tra i falsi pentiti dell’inchiesta (Scarantino, Candura e Andriotta), dai cui interrogatori si evinceva un progressivo aggiustamento delle dichiarazioni, in modo da farle convergere verso l’unica versione?

9.    Perché la pm Ilda Boccassini (che partecipò alle prime indagini, fra il giugno e l’ottobre 1994), firmataria insieme al pm Sajeva di due durissime lettere nelle quali prendeva le distanze dai colleghi che continuavano a credere a Scarantino, autorizzò la polizia a fare dieci colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione con la giustizia?

10.  Perché non fu mai fatto un verbale del sopralluogo della polizia con Scarantino nel garage dove diceva di aver rubato la 126 poi trasformata in autobomba? Perché i pm non ne fecero mai richiesta? E perché nessun magistrato ritenne di presenziare al sopralluogo?

11.  Chi è davvero responsabile dei verbali con a margine delle annotazioni a penna consegnati dall’ispettore Mattei a Scarantino? Il poliziotto ha dichiarato che l’unico scopo era quello di aiutarlo a ripassare: com’è possibile che fino alla Cassazione i giudici abbiano ritenuto plausibile questa giustificazione?

12.  Il 26 luglio 1995 Scarantino ritrattava le sue dichiarazioni con un’intervista a Studio Aperto. Prima ancora che l’intervista andasse in onda, i pm Palma e Petralia annunciavano già alle agenzie di stampa la ritrattazione della ritrattazione di Scarantino, anticipando il contenuto del verbale fatto quella sera col falso pentito. Come facevano a prevederlo?

13.  Perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione, ma al gruppo diretto da La Barbera, senza alcuna richiesta e autorizzazione da parte della magistratura competente?

Borsellino Quater – dalla Sentenza … IL DEPISTAGGIO DI STATO

(…) Va quindi sottolineata la particolare pervicacia e continuità dell’attività di determinazione dello Scarantino a rendere false dichiarazioni accusatorie, con la elaborazione di una trama complessa che riuscì a trarre in inganno anche i giudici dei primi due processi sulla strage di Via D’Amelio, così producendo drammatiche conseguenze sulla libertà e sulla vita delle persone incolpate.Poiché l’attività di determinazione così accertata ha consentito di realizzare uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana, è lecito interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso, con specifico riferimento:

– alla copertura della presenza di fonti rimaste occulte, che viene evidenziatadalla trasmissione ai finti collaboratori di giustizia di informazioni estranee alloro patrimonio conoscitivo ed in seguito rivelatesi oggettivamente rispondentialla realtà;

– ai collegamenti con la sottrazione dell’agenda rossa che Paolo Borsellino aveva con sé al momento dell’attentato e che conteneva una serie di appunti difondamentale rilevanza per la ricostruzione dell’attività da lui svolta nell’ultimo periodo della sua vita, dedicato ad una serie di indagini di estrema delicatezza e alla ricerca della verità sulla strage di Capaci;

– alla eventuale finalità di occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra “Cosa Nostra” e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del Magistrato.In proposito, va osservato che un collegamento tra il depistaggio e l’occultamento dell’agenda rossa di Paolo Borsellino è sicuramente desumibile dalla identità di taluno dei protagonisti di entrambe le vicende: si è già sottolineato il ruolo fondamentale assunto, nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia, dal Dott. Arnaldo La Barbera, il quale è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione – connotata da una inaudita aggressività – nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre. L’indagine sulle reali finalità del depistaggio non può, poi, prescindere dallaconsiderazione sia delle dichiarazioni di Antonino Giuffrè (il quale ha riferito che, prima di passare all’attuazione della strategia stragista, erano stati effettuati “sondaggi” con “persone importanti” appartenenti al mondo economico e politico, ha precisato che questi “sondaggi” si fondavano sulla “pericolosità” di determinati soggetti non solo per l’organizzazione mafiosa ma anche per i suoi legami con ambienti imprenditoriali e politici interessati a convivere e a “fare affari” con essa, ha ricondotto a tale contesto l’isolamento – anche nell’ambito giudiziario – che portò all’uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e ha chiarito che la stessa strategia terroristica di Salvatore Riina traeva la sua forza dalla previsione – rivelatasi poi infondata – che passato il periodo delle stragi si sarebbe ritornati alla “normalità”), sia delle circostanze confidate da Paolo Borsellino alle persone e lui più vicine nel periodo che precedette la strage di Via D’Amelio. Vanno richiamati, al riguardo, gli elementi probatori già analizzati nel capitolo VI. Un particolare rilievo assumono, in questo contesto, la convinzione, espressa da Paolo Borsellinoalla moglie Agnese Piraino proprio il giorno prima della strage di Via D’Amelio, «che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, (…) ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere», e la drammatica percezione, da parte del Magistrato, dell’esistenza di un «colloquio tra la mafia e parti infedeli dello stato». Occorre, altresì, tenere conto degli approfonditi rilievi formulati nella sentenza n. 23/1999 emessa il 9 dicembre 1999 dalla Corte di Assise di Caltanissetta nel processo n. 29/97 R.G.C.Ass. (c.d. “Borsellino ter”) secondo cui «risulta quanto meno provato che la morte di Paolo BORSELLINO non era stata voluta solo per finalità di vendetta e di cautela preventiva, bensì anche per esercitare – cumulando i suoi effetti con quelli degli altri delitti eccellenti – una forte pressione sulla compagine governativa che aveva attuato una linea politica di contrasto alla mafia più intensa che in passato ed indurre coloro che si fossero mostrati disponibili tra i possibili referenti a farsi avanti per trattare un mutamento di quella linea politica. (…) E proprio per agevolare la creazione di nuovi contatti politici occorreva eliminare chi come BORSELLINOavrebbe scoraggiato qualsiasi tentativo diapproccio con COSA NOSTRA e di arretramento nell’attività di contrasto alla mafia, levandosi a denunciare anche pubblicamente, dall’alto del suo prestigioprofessionale e della nobiltà del suo impegno civico, ogni cedimento dello Stato o di sue componenti politiche». Questa Corte ritiene quindi doveroso, in considerazione di quanto è stato accertato sull’attività di determinazione realizzata nei confronti dello Scarantino, del complesso contesto in cui essa viene a collocarsi, e delle ulteriori condotte delittuose emerse nel corso dell’istruttoria dibattimentale (tra cui proprio quella della sottrazione dell’agenda rossa), di disporre la trasmissione al Pubblico ministero, per le eventuali determinazioni di sua competenza, dei verbali di tutte le udienze dibattimentali, le quali possono contenere elementi rilevanti per la difficile ma fondamentale opera di ricerca della verità nella quale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta è impegnata

I PROCESSI E I DEPISTAGGI – Per la strage di via D’Amelio l’iter giudiziario è stato lunghissimo. Confessioni, falsi pentiti, condanne poi ribaltate. Le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza hanno riaperto le indagini sull’attentato scoprendo il depistaggio che era costato la condanna all’ergastolo a sette innocenti poi scagionati. Si è arrivati al cosiddetto “processo quater”, che ha messo un punto forse definitivo nello stabilire una verità sui fatti. Il 30 giugno 2018 la Corte d’Assise di Caltanissetta ha depositato 1865 pagine di motivazioni per il quarto processo sull’attentato Borsellino, la cui sentenza era arrivata 14 mesi prima. Secondo i giudici si è trattato di “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana” con protagonisti uomini dello istituzioni. Il 20 aprile del 2017 il processo aveva portato alle condanne all’ergastolo per Salvino Madonia e Vittorio Tutino, il primo tra i mandanti, il secondo tra gli esecutori materiali. Altri imputati sono stati condannati per calunnia in quanto finti collaboratori di giustizia usati per creare una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata in precedenza l’ergastolo a sette innocenti. Per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di ritrattazioni nel corso di vent’anni di processi, i giudici hanno dichiarato la prescrizione concedendogli l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri.

I poliziotti rinviati a giudizio – I giudici di Caltanissetta hanno puntato il dito anche contro i servitori infedeli dello Stato autori dei depistaggi. Secondo i magistrati, l’allora capo della Squadra Mobile Arnaldo La Barbera (ora morto) ebbe un “ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa”. Alcuni investigatori, mossi da “un proposito criminoso”, avrebbero quindi indirizzato l’inchiesta e costretto Scarantino a raccontare una falsa versione della fase esecutiva dell’attentato. Inoltre avrebbero compiuto “una serie di forzature, indebite suggestioni, radicalmente difformi dalla realtà”. La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini. Il funzionario Mario Bo, che è stato già indagato per gli stessi fatti e che ha poi ottenuto l’archiviazione, e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Sono accusati di calunnia in concorso aggravata. Nel settembre 2018, i tre sono stati rinviati a giudizio.

A cura  di Claudio Ramaccini Resp. Ufficio Stampa e Comunicazione Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco