VIA D’AMELIO: audizioni e Relazione conclusiva Commissione Antimafia Sicilia

RELAZIONE  CONCLUSIVA  



“Questa Commissione intende condividere senza riserve gli interrogativi lanciati nelle conclusioni della citata sentenza, nonché aderire a quell’esigenza di verità che la dottoressa FIAMMETTA BORSELLINO – da noi audita il 18 luglio 2018 – ha ancora una volta coraggiosamente rappresentato anche in questa sede
.

 

Architrave dell’indagine, come detto, sono state le domande che la famiglia del dottor Paolo Borsellino ha rivolto per anni in ogni ambito e livello istituzionale, ricevendo risposte a volte parziali, a volte contraddittorie, spesso reticenti. Interrogativi che la dottoressa Fiammetta Borsellino ha voluto ripercorrere con noi durante la sua audizione in Commissione:

1. Perché via D’Amelio, la scena della strage, non fu preservata consentendo così la sottrazione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino?
2. Perché nei 57 giorni fra Capaci e via D’Amelio, i pubblici ministeri di Caltanissetta non convocarono mai il dottor Borsellino per ascoltarlo sulla morte del dottor Falcone?
3. Perché i pubblici ministeri di Caltanissetta dell’epoca non ritennero di interrogare il procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco?
4. Che ruolo ebbe l’allora Sisde sul falso pentimento di Vincenzo Scarantino?
5. Cheruoloebbel’excapodellasquadramobilediPalermoArnaldoLaBarbera?
6. Perchéipp.mm.diCaltanissettanondepositarononelBorsellino1iverbalidel confronto fra il presunto pentito Scarantino e i collaboratori di giustizia Cancemi, Di Matteo e La Barbera che lo smentivano palesemente?
7. Perché i pp.mm. di Caltanissetta – e, successivamente, i giudici – non tennero in considerazione le due ritrattazioni di Scarantino?
8. Perché la dottoressa Ilda Boccassini e altri pubblici ministeri autorizzarono i componenti del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino” a fare dieci colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione con la giustizia?
9. Perché non fu mai redatto un verbale del sopralluogo della polizia assieme a Scarantino nel garage dove sosteneva di aver trasportato la 126 poi trasformata in autobomba?
10. Chi è l’ispiratore dei verbali, con a margine delle annotazioni a penna, consegnati dall’ispettore Mattei a Scarantino prima dei suoi interrogatori?
11. Perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione ma ai poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” diretto da La Barbera?
12. Perché i pubblici ministeri Palma e Petralia annunciarono un tentativo della mafia di inquinare le indagini subito prima dell’intervista televisiva in cui Scarantino ritrattava le proprie accuse?

 

CONCLUSIONI della RELAZIONE CONCLUSIVA – Mai una sola investigazione giudiziaria e processuale ha raccolto tante anomalie, irritualità e forzature, sul piano procedurale e sostanziale, come l’indagine sulla morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta. Mai alla realizzazione di un depistaggio concorsero tante volontà, tante azioni, tante omissioni come in questo caso. Mai gli indizi seminati, in corso di depistaggio, furono così numerosi e così ignorati al tempo stesso come nell’indagine su via D’Amelio. Lasciando al processo di Caltanissetta il compito di dirci se vi furono – e a carico di chi – responsabilità penali, si può ragionevolmente concludere che la regia del depistaggio comincia ben prima che l’autobomba esploda in via D’Amelio. Questo induce a pensare che “menti raffinatissime”, volendo mutuare un’espressione di Giovanni Falcone, si affiancarono a Cosa Nostra sia nell’organizzazione della strage, sia contribuendo al successivo depistaggio. E’ certo il ruolo che il SISDE ebbe nell’immediata manomissione del luogo dell’esplosione e nell’altrettanto immediata incursione nelle indagini della Procura di Caltanissetta, procurando le prime note investigative che contribuiranno a orientare le ricerche della verità in una direzione sbagliata. E’ certa la consapevolezza (ma anche l’inerzia) che si ebbe in procura a Caltanissetta sull’irritualità di quella collaborazione fra inquirenti e servizi segreti, assolutamente vietata dalla legge. Certa è anche l’irritualità dei modi (“predatori”, ci ha detto efficacemente un pm audito in Commissione) attraverso cui il cosiddetto gruppo “Falcone-Borsellino” condizionò le indagini, omise atti e informazioni, fabbricò e gestì la presunta collaborazione di Vincenzo Scarantino e degli altri cosiddetti pentiti. Certo, infine, ripetiamo, il contributo di reticenza che offrirono a garanzia del depistaggio – consapevolmente o inconsapevolmente – non pochi soggetti tra i ranghi della magistratura, delle forze di polizia e delle istituzioni nelle loro funzioni apicali. Ben oltre i nomi noti dei tre poliziotti, imputati nel processo in corso a Caltanissetta, e dei due domini dell’indagine (oggi scomparsi), e cioè il procuratore capo Tinebra e il capo del gruppo d’indagine “Falcone-Borsellino”, Arnaldo La Barbera. 78 Se taluno di quegli indizi fosse stato raccolto tempestivamente anche da chi non aveva funzioni direttive, se i molti che ebbero consapevolezza delle forzature avessero scelto di non tacere, se non vi fosse stata – più volte e su più fatti – una pervicace reticenza individuale e collettiva, non saremmo stati costretti ad aspettare la collaborazione di Gaspare Spatuzza per orientare le indagine nella direzione opportuna. In conclusione, alla luce di tutte le considerazioni svolte, ciò che veramente inquieta non è tanto la riconosciuta falsità delle dichiarazioni dello Scarantino, sul piano processuale, come si è constatato, suscettibili di essere difficoltà disvelate bensì l’apparizione del personaggio in quanto tale. La sua improvvisa e immediata irruzione nello scenario processuale probabilmente doveva servire, con le sue propalazioni, ad escludere ogni possibile sospetto che mandanti della strage potessero essere anche soggetti estranei all’associazione mafiosa. In tal modo venivano appagate le ansie e le aspettative di verità della pubblica opinione per la pronta scoperta di mandanti ed esecutori, tutti mafiosi, ed al tempo stesso si esorcizzava l’incubo di indicibili partecipazioni diverse ed occulte. Infine, se le domande che questa Commissione ha voluto raccogliere, per poi rivolgere a chi era in condizione o aveva il dovere di rispondere, fossero state formulate anche in passato, non avremmo dovuto attendere 26 anni per avere contezza e certezza di questo depistaggio. Resta un vuoto di verità su chi ebbe la regia complessiva della strage e del suo successivo depistaggio. E quale sia stato – nel comportamento di molti – il labilissimo confine fra colpa e dolo, svogliatezza e intenzione, distrazione e complicità.


 

Palermo 9 Dicembre 2019 – RELAZIONE FINALE COMMISSIONE ANTIMAFIA REGIONE SICILIA Incontro pubblico con Fava, Scarpinato e Borsellino

 
  • 27.11.2018 – Mafia: strage Borsellino, oggi audizione legale pentiti all’Antimafia Palermo, 27 nov. (AdnKronos) – Proseguono le audizioni pianificate dalla Commissione regionale di indagine sulla mafia e la corruzione all’Ars sul cosiddetto “Sistema Montante” e sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. oggi pomeriggio, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla strage di via D’Amelio, alle ore 14 verrà sentito dal Presidente Claudio Fava, l’avvocato Giuseppe Scozzola, difensore di collaboratori di giustizia.
  • 20.10.2018 – Via d’Amelio, il pm Carmelo Petralia: “Contrada e i vertici del Sisde a pranzo con i magistrati di Caltanissetta durante le indagini” – I vertici dei servizi segreti guidati da Bruno Contrada andavano a pranzo con quelli della procura di Caltanissettadurante le prime indagini sulla strage di via d’Amelio. Incontri conviviali con magistrati e 007 seduti allo stesso tavolo mentre si andava delineando quello che i giudici della corte d’Assise nissena hanno definito come uno “dei più grandi depistaggi della storia italiana“. A raccontarlo è uno dei pm che a quegli incontri partecipò di persona: Carmelo Petralia, sostituto procuratore applicato a Caltanissetta subito dopo le strage di via d’AmelioLEGGI TUTTO 
  • 19.10.2018 FAVA: ruolo anomalo dei Servizi – Live Sicilia 
  • PALERMO  19.10.2018 – Ieri è toccato a Carmelo Canale, l’ufficiale dei carabinieri fidato braccio destro di Paolo Borsellino. La commissione regionale Antimafia lo ha ascoltato a lungo nell’ambito delle audizioni che cercano di fare luce sul depistaggio seguito alla strage di via D’Amelio. Apprendendo tra l’altro che il più stretto partner di tutte le indagini del magistrato ucciso in via D’Amelio fu sentito dagli inquirenti solo cinque mesi dopo la strage del 19 luglio. Un mistero, quello di via D’Amelio, che ancora dopo una sfilza di procedimenti e di ribaltamenti della verità processuale, presenta molte zone oscure. I deputati della commissione presieduta da Claudio Fava, audizione dopo audizione, stanno mettendo insieme un ordito delle complesse trame di quegli anni. E affiancando un pezzo accanto all’altro “la sensazione è che i servizi segreti in quella inchiesta fossero di casa e che abbiano avuto un ruolo determinante nella costituzione del gruppo d’indagine Falcone-Borsellino e nell’accompagnare nelle prime indagini la procura di Caltanissetta”, dice Fava.Un’anomalia, quella del ruolo dei servizi nei fatti di via D’Amelio, sottolinea Fava. “Sta emergendo un ruolo del Sisde assolutamente anomalo – dice il presidente della commissione –. Anomalo perché molto dinamico e fuori dai limiti fissati dalla legge che prevede che la magistratura possa affidare solo alla polizia giudiziaria l’attività di indagine”. E l’anomalia-servizi è entrata in diverse delle audizioni svolte fin qui dalla commissione. Sedute in cui i protagonisti dell’epoca hanno raccontato di pagine misteriose, di documenti che non si trovavano più per poi riapparire, di fatti in buona parte già affrontati nei processi come la storia dei verbali dei confronti di Vincenzo Scarantino – il pentito farlocco sulle cui dichiarazioni si costruì l’impalcatura dell’accusa che portò alle condanne poi cancellate dalle nuove indagini nissene – con quelli che lo confutavano, acquisiti agli atti molto tempo dopo.Utile ai commissari e molto circostanziata la testimonianza dell’avvocato Rosalba Di Gregorio, che aveva difeso alcuni imputati ingiustamente accusati da Scarantino. Nei giorni scorsi è stato audito anche l’ex procuratore capo Piero Grasso. Un passaggio anche qui denso di ricostruzioni di quei fatti controversi. Si è parlato ad esempio di come Gaspare Spatuzza già nel 1998 avesse riferito in un colloquio investigativo, che quelle raccontate da Scarantino erano bugie. Perché quello che colpisce, nel rivedere la storia delle dichiarazioni di Scarantino, è che in quelle bugie vi fossero tanti elementi somiglianti alla verità dei fatti poi accertata. O almeno a quella parte di verità a cui si è giunti malgrado quello che nell’ultima sentenza per la strage Borsellino è stato definito un “colossale depistaggio”. Per esempio la storia che gira attorno alla 126 poi imbottita d’esplosivo. Con dettagli già emersi ma ricordati a Palazzo dei Normanni, come l’accusa di avere rubato l’auto rivolta al fratello della proprietaria della stessa. Tanti grani di un unico rosario di misteri. “La sensazione è che ci sia stato un travaso di conoscenze dirette su cosa è accaduto in via D’Amelio da chi queste cose le conosceva perché in via D’Amelio c’era”. “La mano che si è affiancata a quella della mafia nella strage probabilmente è la stessa mano che ha accompagnato il depistaggio”, commenta Fava alla luce di quanto raccolto fin qui nell’indagine della commissione e di quanto emerso in atti processuali. Il presidente della commissione Antimafia ricorda tra l’altro la presenza dei servizi di intelligence sul luogo della strage: “Che ci fossero uomini dei servizi cinque minuti dopo la strage è stato acquisito dalle testimonianze di due esponenti delle forze dell’ordine, seppure ascoltati solo molti anni dopo”, ricorda.Tra i magistrati che indagarono all’epoca, la commissione ha sentito Carmelo Petralia, che ha accettato l’invito dei commissari. Annamaria Palma ha chiesto che prima si definisse l’indagine conoscitiva del Csm in atto. Non andrà a Palazzo dei Normanni invece Nino Di Matteo. Che, si apprende, ha cortesemente declinato l’invito per iscritto, ricordando di avere già parlato del caso davanti all’Antimafia nazionale
  • 15.10.2018 – Strage di via D’Amelio: Grasso racconta l’inchiesta in Commissione regionale antimafia  – Per quasi due ore Piero Grasso ha ripercorso le prime fasi dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, dove nel ’92 furono assassinati il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della polizia di Stato che lo scortavano. L’audizione di piero Grasso, leader di Leu, ha fornito spunti alla commissione regionale Antimafia che sta riempiendo il dossier dell’istruttoria aperta per approfondire gli aspetti del cosiddetto depistaggio per il quale tre poliziotti che fecero parte del pool dell’ex capo della Mobile, Arnaldo La Barbera, sono imputati a Caltanissetta. Mercoledì sarà sentito in Antimafia Gioacchino Genchi, l’ex poliziotto esperto di informatica.

 

STRAGE DI VIA D’AMELIO: il 18 luglio audizione all’ARS di Fiammetta Borsellino . La figlia del giudice, ucciso 26 anni fa, è stata ascoltata in Commissione antimafia. A convocarla il presidente Claudio Fava che, alla luce delle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater, ha avviato un’istruttoria sul depistaggio delle indaginiAlla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio al via le audizioni in Commissione antimafia all’Ars per ricostruire la verità sul depistaggio.  Prossimamente potrebbero essere sentiti anche  i magistrati che negli anni si sono occupati del processo sulla strage. Allora in servizio all’ufficio inquirente c’erano Anna Palma, Nino Di Matteo e Carmelo Petralia. Il capo dei pm Giovanni Tinebra è morto…..Leggi tutto

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IL SICILIA – 10.7.2018 Intervista a Fiammetta Borsellino  

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IL SICILIA 10.7.2018

STRAGE DI VIA D’AMELIO – Audizioni

  • 11 settembre 2018  ore 14,00 – dottor Rosolino Greco dirigente generale dipartimento regionale attività produttive – Ore 15,00- dottor Francesco Nicosia, già dirigente generale dipartimento attività produttive  
  • 12 Settembre 2018  ore 14,00- dottor Vincenzo Falgares, già dirigente generale dipartimento attività produttive Ore 15,00- dottor Alessandro Ferrara, già dirigente generale dipartimento regionale attività produttive.
  • 13 Settembre 2018  ore 11,00- avvocato Calogero Montante legale del signor Vincenzo Scarantino

SALVO PALAZZOLO IN COMMISSIONE SPECIALE ANTIMAFIA REGIONE SICILIA – GAZZETTINO DI SICILIA 17.9.2018

18 luglio 2018: audizione all’ARS di Fiammetta Borsellino . La figlia del giudice, ucciso 26 anni fa, sarà ascoltata in Commissione antimafia. A convocarla il presidente Claudio Fava che, alla luce delle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater, ha avviato un’istruttoria sul depistaggio delle indaginiAlla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio al via le audizioni in Commissione antimafia all’Ars per ricostruire la verità sul depistaggio. Si comincia oggi, alle 14, con Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso 26 anni fa insieme a cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.. Nei prossimi giorni potrebbero essere sentiti anche gli altri due figli, Manfredi e Lucia Borsellino. Inoltre, verranno ascoltati anche i magistrati che negli anni si sono occupati del processo sulla strage. Allora in servizio all’ufficio inquirente c’erano Anna Palma, Nino Di Matteo e Carmelo Petralia. Il capo dei pm Giovanni Tinebra è morto…..Leggi tutto

RASSEGNA STAMPA 

VIDEO 

19.7.2018

18.7.2018

NEWS 18-19.7.2018

11 Settembre  2018: ripresi i lavori della Commissione Regionale contro la mafia e la corruzione, prosegue l’istruttoria sulla strage di via d’Amelio. 

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Audizione 14 Settembre 2018  

La Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana ha iniziato ieri, come annunciato dopo l’audizione di Fiammetta Borsellino, la propria indagine sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Per il Presidente Claudio Fava, è stata “utile e circostanziata la lunga ricostruzione sui fatti e sulle ombre di questi anni offerta dall’avvocato Rosalba Di Gregorio, che aveva difeso alcuni imputati ingiustamente accusati dal falso pentito Scarantino per la morte del giudice Borsellino.” 


 Il 20 Settembre sarà sentito il giornalista Salvo Palazzolo

Giovedì 20 la Commissione ascolterà il giornalista de La Repubblica Salvo Palazzolo “che – afferma Fava – su quel depistaggio ha scritto cronache, accurate e preziose e che oggi si trova a pagare il suo scrupolo di giornalista con una perquisizione che riteniamo un atto tardivo ed eccessivo”.

 

 a cura di Claudio Ramaccini – Resp. Comunicazione Centro Studi Sociali contro la mafia – PSF