LA MARCA Francesco Avvicinato a COSA NOSTRA sin dal 1978-79, si occupò dapprima del furto di auto e motocicli per conto dell’organizzazione, finché nel settembre-ottobre del 1980 venne ritualmente affiliato alla “famiglia” di Porta Nuova di cui era rappresentante CALO’ Giuseppe e vice LIPARI Gianni, del quale egli era alle dirette dipendenze, facendogli da autista ed accompagnandolo in occasione dell’esecuzione di vari omicidi, essendo particolarmente abile nella guida dei veicoli. All’epoca il CALO’ dirigeva anche il mandamento, che ricomprendeva anche le “famiglie” di Palermo centro, Borgo nuovo e Noce, quest’ultima diretta da SCAGLIONE Salvatore, poi sostituito da GANCI Raffaele. Verso la fine del 1980 – 1981 il LIPARI venne destituito perché accusato di essersi impossessato di grosse somme di denaro provenienti dal traffico della droga, che la “famiglia” di Porta Nuova gestiva in misura rilevante. Al LIPARI era subentrato il CANCEMI, che prima era capodecina e che dopo l’arresto del CALO’, intorno al 1985, aveva retto il mandamento di Porta Nuova in sostituzione di quest’ultimo. Agli ordini del CANCEMI aveva commesso, sempre alla guida dei veicoli usati per l’occasione, numerosi omicidi, tra cui quello del commissario CASSARA’, delitto al quale avevano preso parte, oltre alla sua “famiglia”, anche quelle di Pagliarelli, Noce, Resuttana e San Lorenzo. Aveva, inoltre, partecipato agli omicidi di due dei fratelli PUCCIO, uno ucciso all’interno del cimitero del Rotolo e l’altro in via Palmerino a Palermo. Il LA MARCA era, inoltre, in società con il CALO’, il CANCEMI e SCRIMA Franco nel traffico della droga, dal quale egli ricavava alcune centinaia di milioni a settimana, che provvedeva a versare nella cassa della “famiglia”, tenuta da PRIOLO Vito, cugino del CANCEMI. Tali ingenti somme di denaro erano poi state investite nel settore edilizio per tramite dell’imprenditore Nino SEIDITA, i cui beni erano stati sequestrati a seguito della collaborazione del LA MARCA. Arrestato il 31 maggio del 1994, il LA MARCA aveva rivelato al figlio maggiore già nell’ottobre del 1996 la sua volontà di collaborare, anche per sottrarre quest’ultimo e gli altri figli al destino criminale, ma il ragazzo non aveva condiviso le sue decisioni ed anzi le aveva rivelate alla consorteria mafiosa. Nel frattempo aveva riportato la condanna all’ergastolo nel giudizio di primo grado per l’omicidio CASSARA’ e, pertanto, vinte le remore residue ed accettando il distacco dal figlio più grande, iniziò a collaborare con l’A.G..
Pur essendo evidente che l’intento, peraltro legittimo, di usufruire dei benefici premiali ha costituito uno dei motivi determinanti della scelta collaborativa del LA MARCA, occorre evidenziare che lo stesso, intrapreso questo percorso, non ha poi mostrato riserve, rivelando oltre una ventina di omicidi che lo avevano visto coinvolto insieme al CANCEMI, delitti di molti dei quali quest’ultimo non aveva riferito all’A.G..
Nel presente processo l’apporto probatorio del LA MARCA è rilevante per la conoscenza del mandamento di Porta Nuova e delle vicende criminali che lo interessarono insieme ad altri importanti mandamenti di COSA NOSTRA. MISTERI D’ITALIA