AUDIO
AUDIO UDIENZE PROCESSI
- PROCESSO PER LA STRAGE DI CAPACI ( OMICIDIO DEL GIUDICE GIOVANNI FALCONE ) – ( AGLIERI + 36 )
- PROCESSO MADONIA SALVATORE ED ALTRI (STRAGE DI CAPACI BIS)
- PROCESSO D’APPELLO PER LA STRAGE DI CAPACI (OMICIDIO DEL GIUDICE GIOVANNI FALCONE)
- PROCESSO A MATTEO MESSINA DENARO ACCUSATO DI ESSERE UNO DEI MANDANTI DEGLI ATTENTATI DI CAPACI E VIA D’AMELIO
- PROCESSO CONTRO I PRESUNTI AUTORI DEL FALLITO ATTENTATO DEL 21 GIUGNO 1989 ALL’ADDAURA AI DANNI DI GIOVANNI FALCONE E DEI GIUDICI SVIZZERI CARLA DEL PONTE E CLAUDIO LEHEMANN (RIINA ED ALTRI)
- PROCESSO D’APPELLO CONTRO I PRESUNTI AUTORI DEL FALLITO ATTENTATO DEL 21 GIUGNO 1989 ALL’ADDAURA AI DANNI DI GIOVANNI FALCONE (DOPO IL RINVIO DELLA CASSAZIONE)
- PROCESSO D’APPELLO CONTRO I PRESUNTI AUTORI DEL FALLITO ATTENTATO DEL 21 GIUGNO 1989 ALL’ADDAURA
STRAGE DI CAPACI (23 MAGGIO 1992) PROCESSO DI PRIMO GRADO
- Corte assise Caltanissetta 26 settembre 1997 parte seconda
- Corte assise Caltanissetta 26 settembre 1997 parte prima
STRAGE DI CAPACI (23 MAGGIO 1992) PROCESSO DI SECONDO GRADO
- Corte assise appello Caltanissetta 7 aprile 2000 – parte quarta
- Corte assise appello Caltanissetta 7 aprile 2000 – parte terza
- Corte assise appello Caltanissetta 7 aprile 2000 – parte seconda
- Corte assise appello Caltanissetta 7 aprile 2000 – parte prima
STRAGE DI CAPACI 23.5.1992 – CAPACI BIS
AUDIO UDIENZE
26 luglio 2016 – STRAGE DI CAPACI – “CAPACI BIS” altri quattro ergastoli. Assolto Vittorio Tutino, ma resta in cella
Sentenza Capaci bis, Cassazione conferma i quattro ergastoli
A trent’anni di distanza dall’esplosione che il 23 maggio 1992 a Capaci uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta, la Cassazione chiude i conti e condanna all’ergastolo i quattro mafiosi accusati di aver preso parte all’organizzazione della strage e di aver reperito l’esplosivo che sventrò l’autostrada per Palermo e inaugurò la stagione stragista ed eversiva di Cosa Nostra. Ed è diventata definitiva anche l’assoluzione di Vittorio Tutino. I supremi giudici hanno respinto tutti i ricorsi delle difese, come chiesto anche dalla Procura della Cassazione rappresentata dalla Pg Delia Cardia, che ha sottolineato lo stretto coordinamento con il Procuratore generale Giovanni Salvi nel definire la requisitoria. Non tornerà quindi sotto processo Vittorio Tutino, il “soldato di mafia”, così lo ha definito Cardia, uscito sempre prosciolto dal processo nonostante del suo “attivismo” nella stagione delle bombe abbia parlato Gaspare Spatuzza, il pentito che ha svelato i depistaggi nelle indagini sull’attentato a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Nel 2008 la Cassazione ha condannato i mandanti della strage di Capaci – il ‘gotha’ di Cosa Nostra – e gli esecutori materiali, tra i quali Giovanni Brusca, che azionò il telecomando. Il verdetto su Capaci bis chiude dunque il cerchio. La Pg Cardia aveva però sostenuto che “nell’assoluzione di Tutino c’è stata da parte della sentenza di appello una caduta totale di logicità nel metodo utilizzato, si è seguito un percorso tutto di facciata”.
Insomma, Tutino è ancora “un’ombra da illuminare”, come ha insistito anche il Pg nisseno nel suo ricorso alla Suprema Corte. I giudici della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, in sostanza, nella loro sentenza del 21 luglio 2020 si sarebbero fatti influenzare dall’assoluzione di Tutino emessa in primo grado “con una omessa valutazione – ha proseguito la Pg Cardia – di materiali decisivi e probatori sull’attivismo di Tutino anche nella strage di Milano”. E poi ci sono le sentenze di Firenze che parlano “della sua probabile partecipazione a tutti gli attentati, data la caratura del personaggio, uomo di fiducia di Graviano”. Per la Pg Cardia, “lo dobbiamo a tutte le vittime di Capaci un nuovo processo a Tutino”, per il suo ruolo “credo che sia veramente mancata l’analisi delle emergenze processuali”
Per i giudici della Cassazione, però, non è così e il processo non si deve rifare. Oltre a Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, morta poco dopo l’arrivo in ospedale, la Pg Cardia ha scandito il nome di Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, gli agenti della scorta fatti a pezzi dall’esplosione che 30 anni fa strinse in una morsa il Paese intero e le sue istituzioni. A far scattare il piano che portò alla morte di Falcone decisa da Cosa Nostra tra il 1982 e il 1986 – come ricordato in udienza davanti alla Seconda sezione penale presieduta da Geppino Rago – è stato il passaggio in giudicato delle condanne del maxiprocesso, un esercito iniziale di 471 imputati di mafia, ratificate dalla Cassazione il 30 gennaio 1992. In quel momento finì la “sospensiva” della ‘fatwa’ che pendeva sul giudice Falcone che istruì ‘u maxi’ con Paolo Borsellino e il pool di Antonio Caponnetto. Cinquantasette giorni dopo Capaci, ci fu la strage di Via D’Amelio. [Fonte Ansa.it Sicilia]
24 settembre 1997 Strage di Capaci 24 ergastoli
CALTANISSETTA – La mafia di Corleone ha pagato con 24 ergastoli la strage di Capaci. Processati e condannati i suoi capi e i suoi sicari, la Cosa Nostra di Totò Riina esce a pezzi cinque anni dopo l’uccisione del giudice Falcone. Nel bunker di Caltanissetta ha resistito l’impianto accusatorio, ci sono stati sostanziosi sconti di pena per i boss che hanno collaborato fino in fondo, i giudici non hanno creduto e non hanno trattato da pentiti Giovanni Brusca e (soprattutto) Totò Cancemi. E’ finita così ¬, dopo 107 udienze, il dibattimento di primo grado per la morte di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo, dei tre poliziotti della scorta Antonino Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. E’ finita così per Cosa Nostra corleonese. Adesso – annunciano i procuratori – le indagini dovrebbero puntare sui cosiddetti mandanti “a volto coperto”, su quegli esponenti del mondo imprenditoriale e degli apparati deviati dello Stato che non sarebbero estranei alla strage del 23 maggio 1992.
Alle 9 del mattino dentro l’aula bunker di Caltanissetta
c’era solo un mafioso. C’era solo il mistico Pietro Aglieri. Pallido, sottile come un giunco, chiuso nella gabbia solitamente riservata a Totò Riina, Aglieri si guardava intorno un po’ stupito. Gli abbiamo chiesto come stava, ci ha risposto: “Bene…bene, vedo che stamattina qua dentro sono venuto solo io…”. Tutte le altre celle erano vuote, tutti i boss avevano rinunciato già da giorni all’ ultima udienza del loro processo più importante. La Corte di Assise é entrata un’ora dopo. Per dieci minuti, in nome del popolo italiano, il presidente Carmelo Zuccaro ha letto la sentenza: 24 ergastoli contro i 32 chiesti dai pubblici ministeri. Condanne a vita per Totó Riina e per tutti i capi della ‘commissione regionale’ come Piddu Madonia e Nitto Santapaola e per quelli della ‘commissione di Palermo’ come Bernardo Brusca, Pippo Calò e Raffaele Ganci. E poi assoluzioni per la strage per 9 boss, tra i quali alcuni capi mandamento.
Leggeremo, tra qualche mese, le motivazioni della sentenza per capire come la Corte di Assise si é orientata verso l’assoluzione di capi come Giuseppe Farinella, Francesco Madonia e Mariano Agate, per capire come non sono scattati certi “automatismi” propri del “teorema Buscetta” sulle responsabilitá di tutti i componenti della Cupola. La vera sorpresa del verdetto di Caltanissetta é arrivata per subito dopo con le miti condanne ai pentiti Giovanbattista Ferrante (17 anni), Gioacchino La Barbera (15 anni e due mesi), Santino Di Matteo e Calogero Ganci (15 anni) e con le pesanti condanne a Totò Cancemi e a Giovanni Brusca, che ha premuto il telecomando sulla collina di Capaci. Ai due, hanno concesso semplicemente le “attenuanti generiche”: per il “dichiarante” Giovanni Brusca 26 anni di reclusione, per il collaboratore Totò Cancemi (in verità , uno che non ha mai convinto granché fin dal primo momento) 21 anni di reclusione.
Le parti civili sono state risarcite con 115 miliardi. Dopo la sentenza, le reazioni del bunker. Soddisfatti i pubblici ministeri. “E’ andata molto bene”, ha commentato il procuratore aggiunto Paolo Giordano. Sulla stessa lunghezza d’onda il capo della Procura Tinebra e il sostituto Tescaroli. Soddisfatto anche l’ avvocato Luigi Li Gotti, il legale di Brusca: “Le assoluzioni di alcuni componenti della Cupola rafforzano la sua credibilità “. Più proiettati verso il dopo gli avvocati di parte civile. Francesco Crescimanno: “Speriamo che presto vi sia in un’aula di giustizia il vero livello degli ideatori politici della strage”. Alfredo Galasso: “Questo processo è un punto importante, ma rimane uno scenario ampiamente evocato ancora tutto da esplorare”. Armando Sorrentino: “E’ una sentenza di attesa”.
Tutti i legali di parte civile già pensano all’inchiesta-bis, all’inchiesta sui “veri” mandanti della strage di Capaci. Il primo processo per l’uccisione di Giovanni Falcone si é chiuso e anche il mistico Aglieri se n’é¨ tornato nei sotterranei del tetro carcere Malaspina di Caltanissetta. L’ultima parola é toccata a Rosalba Di Gregorio, il difensore del boss in preda – secondo alcuni – a una crisi religiosa. Ha sentenziato l’avvocato: “Un verdetto scritto dai pentiti non si commenta”. LA REPUBBLICA ATTILIO BOLZONI
BOMBA ALL’ADDAURA
Sentenze
La seconda inchiesta
- addaura_incidente_probatorio
- addaura_dichiarazioni_pentito Lo_Forte
- addaura_perizia su dna
- addaura_dichiarazioni_pentito Fontana
ALTRO
- La richiesta della Procura di Caltanissetta nei confronti di mandanti ed esecutori: PDF
- L’ordinanza di custodia del gip di Caltanissetta Gilda Lo Forti: PDF
- Il verbale di interrogatorio di Gaspare Spatuzza: PDF
CSM – Fasc. 51/RI/2016 – Seduta straordinaria dell’assemblea plenaria per il giorno 22 maggio 2017 alle ore 11.00, presieduta dal Presidente della Repubblica, avente ad oggetto la pubblicazione degli atti su Giovanni Falcone, a 25 anni dalla strage di Capaci.
(delibera 22 maggio 2017). «Il Consiglio,
- – visto il decreto del Vice presidente del Consiglio superiore della magistratura del 13 ottobre 2016, adottato in attuazione dell’art. 3 della legge n. 195 del 1958, in base alla delega del Presidente della Repubblica del 30 settembre 2014, che in sede di rideterminazione delle competenze delle Commissioni consiliari ha attribuito alla Sesta Commissione la competenza in relazione ai problemi posti all’amministrazione della giustizia in materia di contrasto alla criminalità organizzata e terroristica e di corruzione, affidandogli l’adozione di pareri e proposte di cui all’art. 10, comma 2, della legge n. 195 del 1958, nonché di iniziative volte a promuovere l’efficienza e la funzionalità degli uffici giudiziari preposti;
- – considerato che tale decisione ha inteso riprendere ed arricchire un tradizionale impegno consiliare nel settore della criminalità; va infatti ricordato che già nel settembre 1982, all’indomani dell’uccisione del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Consiglio istituì al suo interno un comitato di studio sulla criminalità organizzata, “allo scopo di offrire un sostegno ai magistrati impegnati nella lotta contro la mafia, e, al contempo, di favorire un ampliamento dell’impegno generale nella lotta contro la criminalità organizzata; successivamente, dopo l’uccisione del magistrato Rosario Livatino, il 4 ottobre 1990, si deliberò di costituire un “gruppo di lavoro per gli interventi del CSM relativi alle zone più colpite dalla criminalità organizzata”; il 28 giugno 1995, poi, si decise di istituire una Commissione – la decima – con “funzioni di stimolo e di proposta per adeguare l’intervento del CSM alle esigenze della lotta contro la criminalità organizzata”, commissione che ha operato fino alla consiliatura 98-2002; e che in questo ambito la sesta commissione, sulla base della indicazioni contenute nella risoluzione di programma approvata dal Consiglio il 7 dicembre 2016, sta svolgendo numerose attività attraverso audizioni e incontri di approfondimento in materia di criminalità organizzata ed in particolare di aggressione patrimoniale alle mafie, sulla scia dell’insegnamento di Giovanni Falcone che invitata “a seguire i soldi per trovare la mafia”;
- – rilevato che, in vista della ricorrenza del venticinquennale dell’attentato di Capaci, nel quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, il giudice Francesca Morvillo ed il personale della scorta, si è inteso organizzare un Plenum straordinario commemorativo e che, con l’occasione, è stato conferito l’incarico all’Ufficio Studi e Documentazione di predisporre una pubblicazione, reperendo la documentazione riguardante i rapporti tra Falcone ed il C.S.M., ed all’ufficio comunicazione istituzionale di provvedere alla pubblicazione degli atti relativi alla attività professionale di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo in possesso del Consiglio sul portale internet;
- – considerato che tale attività di reperimento ha avuto ad oggetto il fascicolo personale di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo, tutta una serie di atti collaterali che lo riguardavano, che, all’indomani della strage di Capaci ed esaurite le pratiche amministrative post mortem erano stati chiusi, senza alcuna formale catalogazione organica, nel caveau di sicurezza del Palazzo dei Marescialli (archivio rimasto inalterato nel suo contenuto per venticinque anni);
- – considerato che si sono esplorate le imponenti fonti documentali del Comitato antimafia del C.S.M., l’immenso archivio degli ordini del giorno plenari, gli innumerevoli fascicoli interni delle singole Commissioni referenti, soprattutto della Prima e della Nona e che questa impegnativa attività di recupero documentale ha portato al ritrovamento di centinaia di documenti, la vastità dei quali è diretta conseguenza di una disciplina che sottopone il magistrato, dalla sua nomina sino alla sua uscita dall’ordine giudiziario, ad un’osservazione continua, con diversi contenuti e finalità;
- – visto il decreto di convocazione della seduta straordinaria di Plenum per il giorno 22 maggio 2017, alle ore 11.00, avente ad oggetto: “Pubblicazione degli atti su Giovanni Falcone, a 25 anni dalla strage di Capaci”;
- – considerato che la volontà istituzionale, ispiratrice del progetto (aprire gli archivi consiliari e disvelare gli atti interni) supporta il preciso valore culturale dell’iniziativa tesa a rendere disponibili al pubblico copie di atti, che, altrimenti, non sarebbero leggibili fuori dai luoghi di custodia.
- Rilevato che, con riferimento alla struttura sistematica del volume, la raccolta si compone di 37 documenti, numerati progressivamente, ed ordinati cronologicamente all’interno del paragrafo di appartenenza: i testi vengono forniti nella loro versione integrale, fatti salvi i passaggi (“omissis”) riguardanti pratiche non attinenti al tema qui trattato, ovvero non riportati per la tutela della riservatezza di soggetti terzi. Sono state articolate cinque sezioni, polarizzate intorno alle aree tematiche di maggior rilievo per la conoscenza della storia consiliare di Falcone. Ciascuna Sezione è, a propria volta, articolata in paragrafi, dedicati ai principali sottotemi che vengono in rilievo, secondo un criterio logico;
- – considerato, infine, che tale raccolta, appare il segno di un’eredità, lasciata alla magistratura e alla collettività tutta dalla personalità di Giovanni Falcone, utile a testimoniarne l’esperienza;
- – rilevato che in occasione dell’assemblea plenaria verrà svolta una cerimonia di commemorazione dell’evento, alla quale parteciperanno Magistrati, Rappresentanti delle istituzioni e Parenti delle vittime delle stragi; tutto ciò premesso, il Consiglio delibera. la pubblicazione degli atti nella forma e con le modalità individuate dal Comitato di Presidenza.»