La mafia ha capito che l’antimafia è un affare

 

Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, a Radio 24: Per il Parlamento non è una priorità il pacchetto di norme per modificare la gestione dei beni confiscati “La mafia ha capito che l’antimafia è un affare. Io se fossi un mafioso farei l’antimafioso”. Cosi afferma Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, politico autore dell’art. 416-bis c.p. ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982, in un’intervista a Raffaella Calandra a Storiacce in onda sabato 19 marzo alle 21.30 su Radio 24 dopo il suo recente abbandono dall’associazione antimafia Libera.
Ci sono “segnali di dialogo tra me e Libera – ha aggiunto Franco La Torre a Radio 24 – In organizzazioni dove c’è un leader fortemente autorevole, si confida sulla capacità della guida di risolvere. Libera ha bisogno di maggiore democrazia che consenta anche la formazione e la selezione della classe dirigente di Libera di domani”.
Franco La Torre, intervistato da Raffealla Calandra a Storiacce in onda sabato 19 marzo alle 21.30 su Radio 24, si è anche espresso in merito al caso di Silvana Saguto, l’ex Presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo che gestiva i beni confiscati: “Se ci fossero state quelle norme che adesso sono in discussione al Parlamento e che speriamo vengano approvate al più presto, anche se, mi spiace dirlo, sembra che non siano una priorità, (la Saguto, ndr) avrebbe avuto molti meno margini. Secondo me – ha concluso Franco La Torre – l’elemento di maggiore fragilità sta nella parte dell’antimafia politica e istituzionale”.

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E’ questa l’ultima operazione messa a segno dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rieti, conclusasi con un sequestro di beni mobili ed immobili pari a 875.000 Euro nei confronti di un soggetto che, pur avendo svolto attività produttive di reddito, risultava completamente sconosciuto all’erario. I finanzieri reatini, nel corso di alcuni interventi eseguiti a tutela degli interessi erariali, avevano fra gli altri individuato un soggetto che si era iscritto all’AIRE, ovvero al Registro dei cittadini italiani residenti all’Estero e che da quel momento in poi aveva omesso di presentare le dichiarazioni fiscali in Italia. Apparentemente quindi nulla di strano, ma da un’attenta analisi delle oltre 40 banche dati ed applicativi disponibili, qualcosa di inconsueto era apparso agli investigatori. Il controllo economico del territorio ha fatto il resto. L’imprenditore, operante nel settore delle prestazioni di servizio
informatiche e dell’automazione telematica, aveva soltanto simulata la interruzione della propria attività, in realtà proseguendola senza soluzione di continuità. Lunga e laboriosa è stata l’indagine dei finanzieri reatini, i quali, in assenza di ogni benché minima forma di contabilità ufficiale, si erano messi a ricercare fatture e documentazione contabile in ogni
dove, inviando decine e decine di questionari ad altri contribuenti per individuare i rapporti commerciali occultati, non trascurando di passare al setaccio tutti i conti correnti ed i rapporti finanziari del soggetto d’imposta. A fine anno 2015, l’evasore era stato quindi segnalato alla locale Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione di un imponibile pari a circa 4 milioni di Euro, ed era anche stato deferito alla Procura della Repubblica di Rieti per i reati di omessa dichiarazione e occultamento o distruzione di documenti contabili. Ed è recentissimo il provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria di Rieti, con il quale le fiamme gialle hanno messo i sigilli? a immobili, titoli, quote societarie, conti correnti e ad auto d’ingente valore, tutti nelle disponibilità dell’indagato, per un valore complessivo pari a 875.000 euro. Tra i beni sequestrati, un’abitazione in Rieti, due pregiate autovetture d’epoca tipo TRIUMPH TR4A, AUSTIN 3000 MK III ed una autovettura di grossa cilindrata tipo LAND ROVER LIMITED per un valore commerciale di oltre 93.000 euro, oltre 50.000 azioni di
tre società con sede in Roma e Rieti per un valore pari a circa 200.000 euro, i saldi attivi di due conti correnti e titoli per circa 360.000 euro. Stretta è la sinergia sviluppata dalle Autorità preposte per contrastare i reati economico- finanziari, ed è con l’aggressione dei patrimoni che si cerca di restituire alla collettività le risorse illecitamente sottratte dalle grandi evasioni e frodi, fenomeni questi che minano il tessuto economico del paese, producendo effetti negativi in danno dell’equità sociale e dei diritti al libero esercizio dell’impresa e del lavoro.