Messico, Brasile, Colombia, Perù e Argentina: la produzione di cocaina e la mafia calabrese
Una di queste inchieste è culminata nel processo ‘Magma’ (novembre 2019) in rito abbreviato: “il Gup di Reggio Calabria aveva emesso la sentenza di condanna a carico di 29 imputati esponenti della cosca Bellocco per un totale di circa 370 anni di reclusione poiché ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica in particolare Argentina, Uruguay e Costa Rica”.
Altre indagini invece hanno svelato i rapporti con esponenti di altre consorterie criminali, in special modo in Calabria e in Sicilia, come la ‘ndrina Gentile di Amantea (CS), la ‘ndrina Lanzino di Cosenza, la ‘ndrina Gallace di Guardavalle (CZ) e il clan Cappello di Catania.
Sono questi alcuni dei dettagli rilasciati dalla Dia nella relazione semestrale in merito ai contatti con la ‘Ndrangheta e le organizzazioni narcos sud americane.
Secondo gli analisti, inoltre, “la criminalità organizzata sudamericana opera soprattutto in varie regioni del nord Italia in particolare in Lombardia e Liguria e in misura minore nel Lazio. Si tratta di sodalizi che oltre a essere dediti alla commissione di reati contro il patrimonio e allo sfruttamento della prostituzione collaborano con altre consorterie straniere o italiane nella gestione dei traffici di droga proveniente dall’America latina”.
Il trasporto della cocaina viene gestito con diversi metodi: “l’importazione avviene attraverso rotte aeree e marittime utilizzando scali intermedi al fine di eludere i controlli delle Forze di Polizia e delle dogane”.
Messico
Il Paese sarebbe “fortemente esposto al fenomeno del riciclaggio dei proventi illeciti riconducibili al traffico di droga, di esseri umani, di armi, al contrabbando, alle frodi e alle estorsioni”. La Dia ha sottolineato che il “traffico internazionale di droga” è gestito dai “sodalizi criminali messicani e la criminalità organizzata italiana calabrese, campana e siciliana. A tale scopo, in particolare, la ’Ndrangheta utilizzerebbe il porto di Gioia Tauro (RC), snodo strategico per il traffico di cocaina in Europa”.
Colombia
“La Colombia – si legge – si collocherebbe, fra i principali Paesi produttori di cocaina. Il consistente traffico illecito sarebbe realizzato parallelamente ad un complesso sistema di riciclaggio dei relativi proventi, attraverso transazioni immobiliari e operazioni effettuate nei casinò o mediante l’utilizzo delle criptovalute”.
Le organizzazioni criminali italiane – specie la ’Ndrangheta – si rifornirebbero dei carichi di cocaina trasferiti lungo la rotta “Cile-Ecuador-Venezuela-Brasile-Repubblica-Dominicana”, direttamente dai cartelli colombiani, entrando in Europa dalla Spagna e dall’Olanda.
Gli analisti della Dia hanno evidenziato che “le più importanti organizzazioni criminali coinvolte nella coltivazione e nel traffico delle droghe, nonché dei precursori chimici, sarebbero i gruppi dissidenti delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia), l’E.L.N. (Ejército de Liberación Nacional), le BA.CRIM. (Bandas Criminales) ed i sodalizi armati paramilitari sorti a seguito della smobilitazione delle storiche A.U.C. (Autodefensas Unidas de Colombia). La banda criminale più importante sarebbe quella del Clan Usuga o Clan del Golfo composto da oltre il 70% dei paramilitari presenti in Colombia”.
Brasile
Nella relazione è stato indicato come “territorio di transito della droga verso l’Africa e l’Europa”.
Il gruppo malavitoso di maggiore spessore sarebbe “il Primeiro Comando da Capital”, una organizzazione criminale che “avrebbe intrapreso un percorso di evoluzione finalizzato ad avviare attività di riciclaggio, perpetrare crimini finanziari e stabilire contatti con le omologhe compagini stanziate nei Paesi dell’emisfero occidentale e dell’Europa”.
Riguardo alla possibile presenza delle mafie italiane in Brasile è emerso “come in passato la forte emigrazione siciliana verso i Paesi dell’America avrebbe portato alla ricostituzione, in quei contesti, di aggregati delinquenziali aventi caratteristiche analoghe a quelli di origine, rendendoli utili punti di riferimento per il traffico internazionale di stupefacenti. Risulterebbero infatti, anche in Brasile, proiezioni di consorterie della provincia di Agrigento”.
Perù
Qui viene prodotta una “considerevole quantità di cocaina”. La droga viene fatta passare “attraverso i Paesi del Centro e del Sud America ed in quelli dell’Africa Occidentale ad opera di consorterie criminali straniere che si affiancherebbero ai sodalizi malavitosi del posto”.
“Le principali fonti dei proventi illeciti sarebbero costituite dal traffico di droga, dalla contraffazione delle merci e dall’estrazione illegale dell’oro”.
Per quanto riguarda i collegamenti fra le mafie italiane ed il Perù, “sarebbero emersi – si legge – in attività investigative del recente passato, interessi delle cosche ’ndranghetiste delle fasce jonica e tirrenica”.
Argentina
Il Paese “grazie al diffuso utilizzo del contante, offrirebbe alle organizzazioni criminali elevate opportunità di reinvestimento dei proventi illeciti anche attraverso operazioni finanziarie effettuate in altri Paesi sprovvisti di normativa antiriciclaggio”.
In Argentina, come evidenziato dalla Dia, “la legislazione concernente il sequestro, la confisca e la gestione dei beni provento di reato, avrebbe un’efficacia ancora limitata”.
I fenomeni criminali indicati nella relazione sono molteplici: ricerca di latitanti, riciclaggio, terrorismo, immigrazione, tutela del patrimonio artistico e, ovviamente, traffico di droga.
In proposito, sono stati rilevati “voli clandestini per il trasporto della cocaina dalla Bolivia e Perù, nonché ingressi illegali di natanti provenienti dal Brasile e dal Paraguay lungo la vasta rete fluviale presente al confine con l’Argentina; – sequestri di stupefacenti nelle zone periferiche delle grandi città, ove sarebbero stati individuati laboratori clandestini destinati a completare il ciclo di trasformazione della cocaina. In tale contesto, si sarebbero registrati contatti per intraprendere traffici di droga fra organizzazioni sudamericane ed esponenti della ’Ndrangheta, facilitati dalla presenza in loco di sodali calabresi ancora in stretti rapporti con l’Italia”.
Sarebbero infine emersi rapporti consolidati “tra il cartello messicano di Jalisco Nueva Generation (che concentrerebbe la maggior parte delle attività di narcotraffico in Asia, Africa ed Europa) e la ‘Ndrangheta, in relazione a traffici di cocaina spedita all’interno di container”.
Luca Grossi