Il tradimento di Salvo Lima – Racconti di mafia 13ª puntata

 

 e la vendetta di Cosa nostra

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OMICIDIO SALVO LIMA

  • Sentenza di primo grado PDF 
  • Sentenza di secondo grado PDF
  • Sentenza della Cassazione PDF 

Salvo Lima, all’anagrafe Salvatore Achille Ettore Lima (Palermo23 gennaio 1928 – Palermo12 marzo 1992),parlamentare siciliano della Democrazia Cristiana, ucciso da Cosa Nostra nel 1992. Figlio di un’archivista del comune di Palermo[1], si laureò in giurisprudenza e trovò un impiego presso il Banco di Sicilia[2]. Nel 1956 Lima venne eletto consigliere comunale a Palermo e divenne un sostenitore di Giovanni Gioia, aderendo alla corrente politicadi Amintore Fanfani nella Democrazia Cristiana, e divenendo nello stesso anno assessore ai lavori pubblici[3][4]La carriera politica e il “sacco di Palermo”. Nel 1958 Lima venne eletto sindaco di Palermo e il consigliere comunale Vito Ciancimino (anch’egli sostenitore di Gioia) gli subentrò nella carica di assessore ai lavori pubblici: durante il periodo della giunta comunale del sindaco Lima, delle 4.000 licenze edilizie rilasciate, 1.600 figurarono intestate a tre prestanome, che non avevano nulla a che fare con l’edilizia[5]; vennero apportate numerose modifiche al piano regolatore di Palermo che permisero alla ditta di Nicolò Di Trapani (pregiudicato per associazione a delinquere) di vendere aree edificabili ad imprese edili mentre il costruttore Girolamo Moncada (legato al boss mafioso Michele Cavataio) ottenne in soli otto giorni licenze edilizie per numerosi edifici[6]; il costruttore Francesco Vassallo (genero di Giuseppe Messina, capomafia della borgata Tommaso Natale[7]) riuscì ad ottenere numerose licenze edilizie nonostante violassero le disposizioni del piano regolatore[8].

Nel 1962 Lima divenne segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Palermo fino al 1963 e poi dal 1965 al 1966 venne rieletto sindaco[9].

Nel 1968 Lima venne eletto alla Camera dei deputati ed abbandonò la corrente fanfaniana passando a quella andreottiana[10], dopo essersi accordato con l’onorevole Franco Evangelisti[11]: grazie al contributo elettorale di Lima, la corrente andreottianariuscirà ad ottenere rilievo nazionale[12][13]. Nel 1972 Lima venne nominato sottosegretario alle Finanze nel Governo Andreotti II e riconfermato durante i Governi Rumor IV e V mentre nel 1974 venne nominato sottosegretario al Bilancio e programmazione economica durante il Governo Moro IV[14]. Nel 1979 Lima venne eletto al Parlamento europeo, venendo riconfermato per altre due legislature.

L’agguato e la morte. Il 12 marzo 1992, dopo essere uscito dalla sua villa a Mondello per recarsi all’hotel Palace a organizzare un convegno in cui era atteso Giulio Andreotti, Lima era a bordo di un’auto civile Opel Vectra guidata da un docente universitario, Alfredo Li Vecchi, con un suo collaboratore e assessore provinciale, Nando Liggio; un commando con alla testa due uomini in motocicletta sparò alcuni colpi di arma da fuoco contro la vettura bloccandola. Gli altri occupanti del mezzo non furono presi di mira dagli assassini. Lima scese dall’auto di corsa cercando di mettersi in salvo, ma fu subito raggiunto dai killer e ucciso con tre colpi di pistola[15].

Nel 1998, nel processo per l’omicidio Lima, vennero condannati all’ergastolo i boss mafiosi Salvatore RiinaFrancesco MadoniaBernardo BruscaPippo CalòGiuseppe GravianoPietro AglieriSalvatore Montalto, Giuseppe Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè GeraciRaffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Benedetto SperaAntonino GiuffrèSalvatore Biondino, Michelangelo La Barbera, Simone Scalici e Salvatore Biondo mentre Salvatore Cancemi e Giovanni Brusca vennero condannati a 18 anni di carcere e i collaboratori di giustizia Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante (che confessarono il delitto) vennero condannati a 13 anni come esecutori materiali dell’agguato[16]. Nel 2003 la Cassazione annullò la condanna all’ergastolo per Pietro Aglieri, Giuseppe Farinella, Giuseppe Graviano e Benedetto Spera mentre confermò le altre condanne[17][18].

I legami con “Cosa Nostra”  Nel 1963, nel corso di un’indagine, Lima ammise di conoscere superficialmente il boss mafioso Salvatore La Barbera e tale fatto venne riportato nella sentenza istruttoria sulla prima guerra di mafia depositata dal giudice Cesare Terranova nel 1964, venendo poi ripreso negli atti della Commissione parlamentare antimafia e nella relativa relazione di minoranza del 1976 redatta anche dagli onorevoli Pio La Torre e Cesare Terranova[19]:

 

«Restando nell’argomento delle relazioni è certo che Angelo e Salvatore La Barbera, nonostante il primo lo abbia negato conoscevano l’ex sindaco Salvatore Lima ed erano con lui in rapporti tali da chiedergli favori […] Basti considerare che Vincenzo D’Accardi, il mafioso del «Capo» ucciso nell’aprile 1963, non si sarebbe certo rivolto ad Angelo La Barbera per una raccomandazione al sindaco Lima, se non fosse stato sicuro che Angelo e Salvatore La Barbera potevano in qualche modo influire su Salvatore Lima. Del resto, quest’ultimo ha ammesso di avere conosciuto Salvatore La Barbera, pur attribuendo a tale conoscenza carattere puramente superficiale e casuale»

(Sentenza istruttoria del giudice Terranova[4][5])

 

Nel 1974 Paolo Sylos Labini si dimise dal comitato tecnico-scientifico del ministero del Bilancio, di cui faceva parte da circa dieci anni, quando Giulio Andreotti, ministro in carica per quel dicastero, nominò come sottosegretario Salvo Lima, che già all’epoca era comparso varie volte nelle relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia ed era stato oggetto di quattro richieste di autorizzazioni a procedere nei suoi confronti per peculato, interesse privato e falso ideologico[20]. Prima delle dimissioni, Sylos Labini sollevò il problema col presidente del consiglio Aldo Moro, il quale affermò di non poter fare nulla in quanto «Lima è troppo forte e troppo pericoloso».[21] Sylos Labini si rivolse allora direttamente ad Andreotti, affermando: «O lei revoca la nomina di Lima, che scredita l’immagine del ministero, o mi dimetto». Andreotti non lo lasciò nemmeno finire e lo liquidò rinviando il discorso.[21][22][23]

Come afferma nel 1996 un teste (l’ispettore della Polizia di Stato Salvatore Bonferraro) del processo a carico di Giulio Andreotti, Lima fu in rapporti di affari con il costruttore Francesco Vassallo (uno dei protagonisti del «sacco di Palermo»), come già documentato in passato dagli atti della Commissione Parlamentare Antimafia[4]:

«Ho svolto accertamenti anagrafici presso il Municipio di Palermo, dal quale accertamento è emerso che Lima Salvatore Achille Ettore di Vincenzo in altri atti generalizzato, ha risieduto anagraficamente dal 04/08/1961 al 09/07/1979 in un appartamento sito al civico 175 della via Marchese di Villabianca. Vi ha risieduto per diciotto anni. La via Marchese di Villabianca comunemente è nota, per la maggior parte dei palermitani, come via Roma Nuova. Per detto appartamento ho acquisito anche presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari di Palermo la nota di trascrizione 19866 del 15/07/1961 e dalla quale si evince che l’appartamento è stato acquistato, intestato a Lima Salvatore, dal costruttore Vassallo Francesco nato a Palermo il 18/07/1909 deceduto, noto come costruttore Ciccio Vassallo»[24].

Nel settembre 1992 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta rilasciò alcune dichiarazioni secondo cui il padre di Lima era un affiliato della Famiglia di Palermo Centro (guidata dal boss Angelo La Barbera) ed aveva “raccomandato” il figlio ai fratelli La Barbera perché lo sostenessero elettoralmente[13][25]. Buscetta inoltre affermò di aver conosciuto Lima alla fine degli anni cinquanta, quando era già sindaco di Palermo, e con lui si sarebbe scambiato una serie di favori, incontrandosi con il deputato nel 1980 durante la sua latitanza[26][27]. Nel 1993 l’onorevole Franco Evangelisti dichiarò inoltre che Lima gli aveva confidato di conoscere bene Buscetta[11].Nella sentenza di primo grado del processo a carico di Andreotti (pronunciata il 23 ottobre del 1999), la Corte dichiarò nella seconda sezione del provvedimento emanato che «...dagli elementi di prova acquisiti si desume che già prima di aderire alla corrente andreottiana, l’on. Lima aveva instaurato un rapporto di stabile collaborazione con “Cosa Nostra»[25]. Infatti secondo le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, l’onorevole Lima era strettamente legato ai cugini Ignazio e Nino Salvo(imprenditori affiliati alla Famiglia di Salemi), ed attraverso loro anche ai mafiosi Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti[13]; sempre secondo i collaboratori di giustizia, Lima era il contatto per arrivare al suo capocorrente Giulio Andreotti, soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicende processuali[28]. In particolare il collaboratore Francesco Marino Mannoiariferì che l’onorevole Andreotti, accompagnato da Lima, incontrò due volte Bontate ed altri boss mafiosi a Palermo nel 1979 e nel 1980, i quali gli espressero le loro lamentele sull’operato del presidente della Regione Piersanti Mattarella (tali dichiarazioni sono state ritenute veritiere dalla sentenza della Corte d’Appello nel processo a carico di Andreotti e confermate in Cassazione)[29]. Marino Mannoia dichiarò anche che l’onorevole Lima era un affiliato “riservato” della Famiglia di viale Lazio[13].

La sentenza definitiva del processo Andreotti inoltre ritiene provato che, dopo l’inizio della seconda guerra di mafia, i cugini Salvo«[…si mettono a disposizione della fazione vincente [dei Corleonesi guidati dal boss Salvatore Riina e furono risparmiati per] i possibili collegamenti con Lima ed Andreotti», venendo incaricati di curare le relazioni soprattutto con l’onorevole Lima: secondo il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi, un altro tramite tra Riina e Lima furono soprattutto i fratelli Salvatore e Antonino Buscemi (imprenditori e mafiosi di Boccadifalco) poiché «l’on. Lima era “nelle mani” dei Buscemi, cioè […] erano in grado di fargli fare tutto quello che volevano»[13].

Secondo la sentenza del processo per l’omicidio dell’onorevole (emessa nel 1998), Lima si attivò per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo che condannava molti altri boss all’ergastolo; tuttavia però il 30 gennaio 1992 la Cassazioneconfermò gli ergastoli del Maxiprocesso[30] e sancì la validità delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta: per queste ragioni Lima venne ucciso, anche per lanciare un avvertimento all’allora presidente del consiglio Andreotti, che aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari[31].

Nella cultura di massa

Compare nel film Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara del 1993, dove è interpretato dall’attore Arnaldo Ninchi; ne Il divo di Paolo Sorrentino è Giorgio Colangeli a dargli un volto,[32] mentre Totò Borgese ricopre il ruolo di Lima nella pellicola La mafia uccide solo d’estate (2013) di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif).

Note

  1. ^ Il Viandante – Sicilia 1954
  2. ^ UN DOSSIER DEI VERDI SUL DC SALVO LIMA – Repubblica.it
  3. ^ Il Viandante – Mafia – Ciancimino
  4. ^abc Relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  5. ^ab La mafia urbana – Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  6. ^ RITIRATO IL PASSAPORTO A CIANCIMINO – Repubblica.it
  7. ^ aggiungi titolo pagina Archiviato il 3 luglio 2013 in Internet Archive.
  8. ^ la discesa comincio’ con i pentiti Corriere della Sera, 13 marzo 1992
  9. ^ Mafia, politica e poteri pubblici attraverso la storia di Luciano Leggio – Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  10. ^ l’era di Lima e Ciancimino Corriere della Sera, 14 marzo 1992
  11. ^ab ” divideva tutti in uomini e ricchioni “ Corriere della Sera, 14 marzo 1992
  12. ^ ANDREOTTI E IL VATICANO – Repubblica.it
  13. ^abcde Esposizione introduttiva del PM nel processo penale instaurato nei confronti di Giulio Andreotti (PDF).
  14. ^ Incarichi politici di Salvatore Lima
  15. ^ E la mafia si vendicò dell’ex amico – Repubblica.it
  16. ^ Processo Lima: 18 ergastoli ai padrini di Cosa Nostra Corriere della Sera, 16 luglio 1998
  17. ^ Omicidio Lima: annullati gli ergastoli a 4 boss – Corriere.it
  18. ^ Sentenza della Corte di Cassazione per l’omicidio Lima (PDF).
  19. ^ L’IMPERO SICILIANO DI SALVO LIMA & C. – Repubblica.it
  20. ^ [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9]
  21. ^ab Documenti del Senato della Repubblica XIV LEGISLATURA (PDF).
  22. ^ Gli Intoccabili Saverio Lodato e Marco Travaglio, ed. BUR
  23. ^ Andreotti, la mafia, la storia d’Italia Di Salvatore Lupo, Ilvo Diamanti 1996 Donzelli Editore ISBN 88-7989-255-X pag 53
  24. ^ Processo Andreotti, Banca Dati della Memoria. URL consultato il 7 marzo 2009 (archiviato dall’url originale il 1º settembre 2007).
  25. ^ab Cap. IV – Sez. II – § 2 – I rapporti intrattenuti da Salvatore Lima con esponenti mafiosi
  26. ^ LA VERITÀ DI BUSCETTA ‘ LIMA? GLI DAVO DEL TU LO AIUTAVO ALLE ELEZIONI – Repubblica.it
  27. ^ E In Nome Di Falcone Buscetta Ha Rotto Il Silenzio Sui Politici – Repubblica.it
  28. ^ ‘ LIMA GARANTIVA COSA NOSTRA E IL SUO CAPOCORRENTE SAPEVA’ – Repubblica.it
  29. ^ Sentenza della Cassazione per il processo Andreotti (PDF).
  30. ^ Archivio – LASTAMPA.it Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive.
  31. ^ Diciotto ergastoli per l’omicidio di Lima – Repubblica.it
  32. ^ Divo, Il (2008)e anche nel film I Giudici di Riky Tognazzi 1999 Nella fiction “Il capo dei capi” Salvo Lima è interpretato da Gianfranco Jannuzzo (2007)Internet Movie Database. URL consultato il 7 marzo 2009.

 

Sottosegretario di Stato del Ministero del bilancio e della programmazione economica

Durata mandato

23 novembre 1974 –

30 luglio 1976

Presidente

Aldo Moro

Predecessore

Tommaso Morlino

Successore

Vincenzo Scotti

 

Sottosegretario di Stato del Ministero delle finanze

Durata mandato

26 giugno 1972 –

23 novembre 1974

Presidente

Giulio Andreotti

Mariano Rumor

Predecessore

Luigi Borghi

Barbaro Lo Giudice

Successore

Giuseppe Cerami

Luigi Michele Galli

Filippo Maria Pandolfi

 

Sindaco di Palermo

Durata mandato

maggio 1958 –

gennaio 1963

Predecessore

Luciano Maugeri

Successore

Francesco Saverio Diliberto

 

Durata mandato

gennaio 1965 –

luglio 1968

Predecessore

Paolo Bevilacqua

Successore

Paolo Bevilacqua

 

Deputato della Repubblica Italiana

Legislature

V, VI, VII

Gruppo

parlamentare

Democrazia Cristiana

Collegio

Palermo

Incarichi parlamentari

  • Componente della VII Commissione (Difesa) dal 10 luglio 1968 al 24 maggio 1972, dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976 e dal 5 luglio 1976 al 19 giugno 1979
  • Sottosegretario di Stato alle Finanze dal 30 giugno 1972 al 7 luglio 1973, dal 12 luglio 1973 al 14 marzo 1974 e dal 16 marzo 1974 al 23 novembre 1974
  • Sottosegretario di Stato al Bilancio e Programmazione Economica dal 28 novembre 1974 al 12 febbraio 1976 e dal 13 febbraio 1976 al 29 luglio 1976

Sito istituzionale

 

Dati generali

Partito politico

Democrazia Cristiana

Titolo di studio

Laurea in Giurisprudenza

Università

Università degli Studi di Palermo

Professione

Dirigente d’azienda

 WIKIWAND 

 

A CURA DI CLAUDIO RAMACCINI DITETTORE CENTRO STUDI SOCIALI CONTRO LE MAFIE – PROGETTO SAN FRANCESCO