POLLARA SALVATORE, imprenditore vittima di Cosa nostra per aver collaborato con la Giustizia


 


Salvatore Pollara nacque a Prizzi (PA) il 7 dicembre del 1933 in una famiglia di imprenditori da piu generazioni. Insieme ai suoi fratelli proseguì quell’attivita cui si dedico con passione, signorilita e grande senso della giustizia. Opero per anni sia nel campo dei lavori privati sia in quello dei lavori pubblici ed in special modo nei lavori di restauro monumentale intervenendo in edifici di grande pregio

artistico e storico quali ad esempio la Cattedrale di Palermo, il Castello di Caccamo, S. Maria del Cancelli, S. Mamiliano, S.Giorgio Dei Genovesi, S. Domenico e altri monumenti. Per la sua precisione divenne impresa di fiducia di diversi Enti pubblici e privati che avevano sede in Sicilia. Dedico tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia seguendo i suoi integerrimi valori morali fino al giorno della sua morte. Era, insomma, un imprenditore edile di quelli all’antica che hanno fatto la gavetta, una persona distinta, onesta, autorevole, che ha lasciato un ottimo ricordo in tutti quelli che lo hanno conosciuto sia privatamente sia professionalmente.
Fu assassinato l’11 marzo 1983, di sera, a Palermo, precisamente in via Montuoro, mentre stava ritornando a casa a bordo di una Renault 4, guidata dal suo autista Francesco Pecoraro. La vettura fu bloccata da due killer che fecero fuoco ripetutamente sull’imprenditore colpendolo al capo e agli arti inferiori, uccidendolo sul colpo. Quattro anni prima, il fratello del costruttore, Giovanni, era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca» e Salvatore non si era voluto piegare, denunciando l’accaduto. Collaborò, infatti, con la giustizia assicurando un significativo apporto alle indagini sull’omicidio, frutto di unregolamento di conti tra trafficanti di stupefacenti, e testimoniando nel processo che ne era seguito, conclusosi tuttavia con l’assoluzione per insufficienza di prove di Nicolini Angelo e Misuraca Giacinto.
Quando in seguito cominciarono i primi tentativi di richiesta del pizzo, non ebbe paura e li denunciò. Poco prima di essere ucciso rivelo, infatti, i retroscena di una serie di richieste estorsive rivoltegli da soggetti rimasti pero non identificati e denuncio la presenza di un ordigno esplosivo rinvenuto in un capannone della sua impresa, sita a Isola delle Femmine (Palermo). Pollara non si piego alle ulteriori e sempre piu pressanti minacce che subì da Cosa Nostra, tanto da essere vittima di attentati incendiari nei suoi cantieri, pedinamenti e intimidazioni di ogni sorta. Collaboro con le Forze dell’Ordine senza paura, dando la sua disponibilita anche a registrare le telefonate intimidatorie che riceveva. Il suo spiccato senso civico gli faceva considerare normale cio che faceva e rifiuto quindi qualsiasi tipo di tutela.
Grazie alle notizie fornite sull’omicidio dal collaboratore di giustizia Francesco Paolo Anzelmo, nel 1996 sono state riaperte le indagini relative all’uccisione di Salvatore Pollara. La sentenza della Corte di Assise di Palermo del 29 gennaio 2001 n. 4, confermata dalla Corte di Assise di Appello di Palermo del 6 giugno 2001 n. 27, passata in giudicato il 19 giugno 2002, ha accertato la responsabilita dell’Anzelmo per l’omicidio di Salvatore Pollara.
Salvatore Pollara ha lasciato una famiglia a cui era profondamente legato, la moglie e quattro giovani figli, dei quali i piu piccoli avevano solo quattro e tredici anni non compiuti, segnandone le vite in modo doloroso e irrimediabile, tenuto anche conto che la verita su tale omicidio di mafia e stata accertata oltre vent’anni dopo l’assassinio.
Struggenti le significative parole di suo figlio Dario che lo ricorda così: …Pollara Salvatore era mio padre, un padre che non ho conosciuto perché quando è stato assassinato non avevo compiuto 4 anni, dormivo tra le sicure mura della nostra casa… La mafia ci ha tolto una vita, un destino gettandoci in un limbo confuso in un cammino difficile. Pollara Salvatore, mio padre, è un eroe, un eroe di cui
nessuno sa la storia perché è stato ucciso, in un periodo dove a Palermo si uccideva parecchio … per me resta comunque un eroe che mi ha insegnato il coraggio, il coraggio dell’onestà della legalità e la forza di combattere contro quello che pensiamo sia sbagliato, ed è stupendo quando incontro qualcuno che lo ha conosciuto e che si ricorda di quest’uomo sempre elegante sempre gentile: tutti mi dicono quanto era distinto e per bene…
Lo Stato ha onorato il sacrificio di Salvatore Pollara, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.
Il comune di Palermo sta predisponendo la collocazione, in data da destinarsi, di una lapide commemorativa sul luogo dell’omicidio e l’intitolazione di una villetta nel quartiere Bonagia accanto alla chiesa Madonna di Pompei costruita dalla ditta Pollara e il cui altare è già stato dedicato alla memoria di Salvatore.

MINISTERO DELL’INTERNO 


Salvatore, l’imprenditore che non si è inchinato a Cosa Nostra

C’è un volto della Sicilia che è necessario non dimenticare, il volto delle persone che hanno avuto il coraggio di opporsi alla mafia e, addirittura di combattere contro essa. Uomini che hanno perso la vita perché incapaci ad adattarsi al sistema del potere mafioso.

Tra questi, c’è un nome poco conosciuto, così come la sua storia: Salvatore Pollara, un coraggioso imprenditore ucciso perché aveva deciso di non piegarsi al volere di Cosa Nostra.

Salvatore nasce nel 1933, a Prizzi, un paese in provincia di Palermo, in una famiglia di imprenditori da più generazioni. Nei primi anni Settanta, con la morte del padre, aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia a Palermo avviando una sua impresa edile.

Aveva portato con sé il fratello minore Giovanni, facendolo lavorare nella sua azienda. La sua impresa operava sia nel campo dei lavori privati che in quello dei lavori pubblici e, in particolar modo, nei lavori di restauro monumentale come la Cattedrale di Palermo e altri edifici culturali di grande prestigio.

Nel 1979 il fratello Giovanni era stato fatto sparire con il metodo della lupara bianca per un regolamento di conti. Salvatore aveva deciso di denunciare l’accaduto, collaborando con le indagini sull’omicidio del fratello e andando a testimoniare contro i mafiosi coinvolti, processo che si concluse con la loro assoluzione per insufficienza di prove.

Nessun familiare era a conoscenza della sua collaborazione con la giustizia: tenendoli all’oscuro di tutto, Salvatore avrebbe voluto tutelarli e proteggerli. Solo dopo molto tempo la sua famiglia scoprì tutti i retroscena della vicenda.

La sua testimonianza portò delle pesanti conseguenze nella vita di Salvatore ed essere imprenditore nella Sicilia di quel particolare periodo storico contribuì all’inizio ad una serie di atti intimidatori nei suoi confronti. Iniziarono le richieste di pizzo contro l’imprenditore fino ad arrivare ad attentati esplosivi contro i macchinari e i cantieri dell’impresa. Nonostante gli attacchi, Salvatore continuò imperterrito nella sua battaglia ma un uomo solo non può vincere una guerra.

Salvatore fu assassinato la sera dell’11 marzo del 1983 sotto casa in via Montuoro a Palermo, mentre rientrava dopo una lunga giornata di lavoro. Era in auto quando, lui e il suo autista Francesco Pecoraro, furono bloccati da due killer che fecero fuoco ripetutamente su Salvatore, colpendolo al capo e agli arti inferiori, uccidendolo sul colpo mentre l’autista rimase ferito.

Nel 1996, con le informazioni date del collaboratore di giustizia Francesco Paolo Anzelmo sono state riaperte le indagini e nel 2001, la sentenza della Corte di Assise di Palermo ha accertato la responsabilità del mafioso Anzelmo per l’omicidio di Salvatore.

Salvatore Pollara è stato riconosciuto come vittima del terrorismo mafioso. La sua morte segnò profondamente le vite dei suoi cari, della moglie e dei figli, che troppo presto hanno dovuto affrontare la perdita del loro punto di riferimento. Salvatore non era solo un imprenditore: era un marito amorevole, un padre premuroso, un uomo gentile, solare e pieno di vita.

L’eredità che lascia soprattutto ai figli ma anche alla società civile è il suo coraggio e il suo impegno, scalfiti in una targa in un giardino a Bonagia, accanto ad una chiesa costruita dall’impresa della famiglia di Salvatore, un simbolo che custodisce la sua memoria.

[Per la realizzazione di questo articolo si ringrazia la famiglia Pollara, in particolare i figli Dario e la sorella Giusy] EDITORIALE DOMANI


11 Marzo 1983 Palermo. Ucciso l’imprenditore edile Salvatore Pollara, Aveva testimoniato per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello e denunciando le richieste estorsive.

Salvatore Pollara era un costruttore edile di Palermo. Aveva collaborato con la giustizia per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello Giovanni, scomparso nel 1979, e aveva denunciato i tentativi di richiesta del pizzo.
L’11 Marzo 1983 fu assassinato, in Via Montuoro, mentre rientrava a casa a bordo di una Renault guidata da un amico. La vettura fu bloccata da due killer che fecero fuoco ripetutamente. Salvatore Pollara morì sul colpo. Il conducente della vettura rimase ferito.

11 Marzo 1983 Palermo. Ucciso il costruttore edile Salvatore Pollara, la cui impresa stava realizzando il restauro della monumentale Cattedrale di Palermo, è stato assassinato di sera in via Montuoro. L’imprenditore viaggiava a bordo di una Renault guidata da un amico che lo stava accompagnando a casa quando la vettura è stata bloccata da due killer che hanno fatto fuoco ripetutamente. Salvatore Pollara è morto sul colpo. Il conducente della vettura è rimasto ferito. Il fratello del costruttore, quattro anni prima era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca».

“L’11 marzo 1983 mentre tornava dalla sua famiglia dopo aver salutato tutti i propri dipendenti come se sapesse già da tempo il destino che lo aspettava, appena giunto sotto casa insieme all’autista, Salvatore Pollara veniva ucciso dall’ennesimo atto di violenza e codardia mafiosa. Pollara Salvatore era un imprenditore edile di quelli all’antica che hanno fatto la gavetta, una persona distinta onesta autorevole, una persona che ha lasciato un ottimo ricordo in tutti quelli che lo hanno conosciuto sia privatamente che lavorativamente. Salvatore Pollara è stato uno dei pochi ad andare coraggiosamente contro la mafia prima per cercare il proprio fratello scomparso misteriosamente denunciando i mafiosi probabilmente responsabili dell’ennesima lupara bianca, poi perché in quegli anni ha cominciato a denunciare i tentativi di richiesta del pizzo. Ma i tempi erano ancora prematuri, anche le forze dell’ordine erano impreparate a gestire quelle situazioni e Pollara Salvatore ha pagato con la vita la sua ribellione la sistema. Pollara Salvatore era mio padre, un padre che non ho conosciuto perché quando è stato assassinato non avevo compiuto 4 anni, dormivo tra le sicure mura della nostra casa. Io non ho ricordi, sono cresciuto grazie alla mia famiglia che è riuscita a non farmi capire la tragedia che ci aveva colpiti. Quella che poteva essere la vita di tutti noi, quel destino che si ritiene essere già scritto, dalla sera di quell’11 marzo 1983 le pagine future di quel libro venivano cancellate, la nostra vita è stata riscritta pagina dopo pagina giorno dopo giorno e questo non può capirlo nessuno. La mafia ci ha tolto una vita, un destino, gettandoci in un limbo confuso in un cammino difficile. Pollara Salvatore, mio padre, è un eroe, un eroe di cui nessuno sa la storia, sa perché è stato ucciso, in un periodo dove a Palermo si uccideva parecchio. Per lui nulla, nessuna targa in quella via Rinaldo Montuoro che centinaia di palermitani percorrono ogni giorno, nessun ricordo tranne l’aver letto il proprio nome insieme alle altre vittime nel giorno della memoria. Ma per me resta comunque un eroe che mi ha insegnato il coraggio, il coraggio dell’onestà, della legalità e la forza di combattere contro quello che pensiamo sia sbagliato, ed è stupendo quando incontro qualcuno che lo ha conosciuto e che si ricorda di quest’uomo sempre elegante sempre gentile, e tutti mi dicono di quanto era distinto e per bene, insomma ha lasciato a tutti un ricordo indelebile di se.”

Fonte: Centro siciliano di documentazione G. Impastato


Salvatore Pollara era un costruttore edile. Aveva collaborato con la giustizia per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello Giovanni, scomparso nel 1979.

Dall’Unità del 12 Marzo 1983
Costruttore edile ucciso a Palermo da due killers

PALERMO — Il costruttore edile Salvatore Pollara, di 46 anni, la cui impresa sta realizzando il restauro della monumentale Cattedrale di Palermo, è stato assassinato ieri sera in via Montuoro. L’imprenditore viaggiava a bordo di una Renault guidata da un amico che lo stava accompagnando a casa quando la vettura è stata bloccata da due killer che hanno fatto fuoco ripetutamente. Salvatore Pollara è morto sul colpo. Il conducente della vettura è rimasto ferito. Il fratello del costruttore, quattro anni fa era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca».

Articolo da La Stampa del 12 Marzo 1983
Palermo, ucciso un costruttore

PALERMO — Il costruttore Salvatore Pollara, 46 anni, è stato assassinato ieri sera a Palermo con alcuni colpi di arma da fuoco mentre scendeva da una Renault 4 nei pressi di casa, in via Rinaldo Montuoro.
La vittima è stata raggiunta da numerosi colpi di arma da fuoco sparati da un uomo che si è allontanato subito dopo. L’altra persona che era con Pollara sulla «R 4» è rimasta illesa.

Fonte:  artinmovimento.com
Pubblicato il 12 marzo 2017
11 marzo 1983… e ricordiamo Salvatore Pollara
di Annunziato Gentiluomo



Testimonianze di coraggio: Salvatore Pollara l’incoercibile imprenditore d’altri tempi

Salvatore Pollara fu assassinato l’11 marzo 1983 di sera, a Palermo, precisamente in via Montuoro, mentre stava ritornando a casa a bordo di una Renault 4, guidata dal suo autista Francesco Pecoraro. La vettura fu bloccata da due killer che fecero fuoco ripetutamente uccidendolo sul colpo.
Salvatore proveniva da una famiglia di imprenditori da più generazioni e insieme ai suoi fratelli aveva proseguito il mestiere di famiglia, al quale si dedicò con passione, signorilità e grande senso della giustizia.

Per molti anni operò nel campo dei lavori privati e pubblici, in special modo nei restauri monumentali di edifici di grande pregio artistico e storico quali ad esempio la Cattedrale di Palermo, il Castello di Caccamo, S. Maria del Cancelli, S. Mamiliano, S.Giorgio Dei Genovesi, S. Domenico. Per la sua precisione sul lavoro divenne impresa di fiducia di diversi enti pubblici e privati che avevano sede in Sicilia. Era un imprenditore edile di quelli all’antica che avevano fatto la gavetta, una persona distinta, onesta, autorevole, che ha lasciato un ricordo indelebile in tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Quattro anni prima Giovanni, il fratello del costruttore, era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca» ma Salvatore non si era voluto piegare, denunciando l’accaduto. Collaborò, infatti, con la giustizia dando un significativo apporto alle indagini e testimoniando nel processo che ne era seguito. Quando successivamente cominciarono i primi tentativi di richiesta del pizzo, non ebbe paura e denunciò tutto alle forze dell’ordine. Il suo spiccato senso civico gli faceva considerare normale ciò che faceva, rifiutando qualsiasi tipo di tutela. Pollara non si piegò alle sempre più pressanti minacce di Cosa Nostra, tanto da essere vittima di attentati incendiari nei suoi cantieri, pedinamenti e intimidazioni di ogni sorta.

Grazie alle notizie fornite sul suo omicidio dal collaboratore di giustizia Francesco Paolo Anzelmo, nel 1996 sono state riaperte le indagini, che hanno evidenziato, nel tempo, responsabilità proprio di quest’ultimo.

Lo Stato ha onorato il sacrificio di Salvatore con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.

Fonte: ilgiornale.it
Articolo del 11 marzo 2019
Salvatore Pollara, l’imprenditore ucciso dalla mafia per aver detto no agli esattori del pizzo
di Roberto Chifari
Otto anni prima delle denunce di Libero Grassi, un altro imprenditore aveva detto no agli esattori del pizzo. Salvatore Pollara morì per mano di due killer di Cosa nostra. Il figlio Dario ricorda: “ha denunciato i boss in un momento in cui Palermo era considerata come Beirut”

La sera dell’11 marzo 1983 la mafia uccise l’imprenditore Salvatore Pollara, reo di aver testimoniato contro i boss mafiosi di Prizzi e denunciato gli esattori del pizzo.

Fu ucciso nel più classico dello stile mafioso, in una Palermo che contava un morto al giorno, l’imprenditore fu raggiunto da due sicari e ucciso a colpi di pistola. Quella sera Pollara, mentre rientrava a casa a bordo di una Renault 4 guidata dal suo autista Francesco Pecoraro, fu bloccata da due killer che fecero fuoco ripetutamente uccidendolo sul colpo. Pollara, originario di Prizzi nel palermitano, era titolare di una ditta edile che negli anni Settanta si era occupata dei restauri monumentali degli edifici di pregio della città. Era stato lo stesso Pollara ad intervenire, tra gli altri, nella ristrutturazione della facciata della cattedrale di Palermo, della chiesa di San Domenico e del castello di Caccamo. Un imprenditore tutto di un pezzo, che non si piegava alle logiche del sistema criminale mafioso imperante in quegli anni bui. La storia di Salvatore Pollara è legata anche a quella del fratello. Quattro anni prima Giovanni, era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca» ma Salvatore non si era voluto piegare, denunciando l’accaduto. Collaborò con la giustizia dando un significativo apporto alle indagini e testimoniando nel processo che ne era seguito. Quando successivamente cominciarono i primi tentativi di richiesta di pizzo, le intimidazioni, le minacce e gli atti incendiari non ebbe paura presentandosi al commissariato Zisa per denunciare i suoi estortori.

Trentasei anni dopo Palermo lo ricorda con l’intitolazione di un giardino della memoria in piazza Maria Santissima di Pompei a Bonagia, proprio accanto alla chiesa della Madonna di Pompei, l’ultima costruzione della ditta Pollara e il cui altare oggi è dedicato alla memoria dell’imprenditore. Trentasei anni dopo, il figlio Dario ricorda la figura del padre. “Mio papà era una persona buona e corretta, un imprenditore normale che aiutava tutti e non si risparmiava mai – dice -. Un padre di tante famiglie, tante quante erano i suoi dipendenti. Purtroppo erano gli anni in cui Palermo era paragonata a Beirut, ma nonostante tutto ha avuto il coraggio di cercare la verità sulla scomparsa di suo fratello. Ha denunciato anche i responsabili di quel fatto testimoniando al processo che ha portato alla condanna dei boss di Prizzi”.

Pollara non si piegò alle sempre più pressanti minacce di Cosa nostra, tanto da essere vittima di attentati incendiari nei suoi cantieri, pedinamenti e intimidazioni di ogni sorta. “Non si piegò mai alle richieste di pizzo – racconta il figlio -. Una scelta coraggiosa che lo ha portato ad essere vittima della mafia”. Oggi la memoria di Pollara è ancora viva, in una Palermo diversa e più consapevole della propria memoria. “Mio padre ha lasciato inconsapevolmente un’eredità pesante, quella di essere migliore degli altri, differenziarsi, distinguersi. Ha dimostrato di non aver timore di nulla e di cercare sempre la verità. Lo ha fatto in un momento diverso della storia di questa città, ma lo ha fatto per lasciare una Palermo diversa”.

palermotoday.it
Articolo del 28 settembre 2020
Suo padre ucciso dai boss ma la Regione le nega l’assunzione, il Cga: “Ha diritto al posto”
di Sandra Figliuolo
La storia della figlia del costruttore Salvatore Pollara, eliminato dalla mafia nel 1983 perché non volle piegarsi al pizzo e alle minacce. Per il Tar l’omicidio è avvenuto prima dell’introduzione della legge che concede il beneficio ai parenti delle vittime, ma ora in via cautelare la decisione è stata ribaltata.

editorialedomani.it
Articolo del 23 marzo 2022
Salvatore, l’imprenditore che non si è inchinato a Cosa Nostra
di Sara Russotto – Associazione Cosa Vostra