Intervista alla presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta: “Quella di Messina Denaro una longeva latitanza che gli ha consentito un’inaccetabile e tranquilla quotidianità”

 

La presidente Maria Grazia Vagliasindi ha parlato anche di processi sulle stragi: “Si parla di ombre, di nebbie malefiche, ma c’è una verità accertata con sacrificio e impegno”

 

(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) «Al di là di scenari non accertati o suscettibili di ulteriori indagini, ci sono verità giudiziarie che sono definitive e su questo l’Italia deve riflettere… ci sono verità accertate». E il peso di tutto questo, difendendo a spada tratta l’enorme lavoro della magistratura nissena guardando ai grandi processi sulle stragi di mafia, lo sorregge la presidente della corte d’Appello, Maria Grazia Vagliasindi. Che si espone per tutti. Che pone su sé oneri e regala onori a chi, negli uffici giudiziari di via Libertà, negli anni ha lottato in cerca della verità.

«Quattro sentenze monumentali, di cui due definitive, i cosiddetti “Capaci bis” e “Borsellino quater” – oltre alle condanne in primo grado di Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio e di Vincenzo Galatolo per la strage i Pizzolungo – hanno scritto una verità processuale nitida, senza alcuna opacità…  ma si mettono spesso in evidenza più opacità che verità accertate? si parla di ombre, di nebbie malefiche, possono anche esserci e vanno approfondite, ma c’è una verità accertata con sacrificio e impegno… diamo invece atto a una verità luminosa.. c’è dietro uno sforzo immane ricostruttivo dei magistrati nisseni, rappresento una giurisdizione che merita il riconoscimento, tutti magistrati che si sono impegnati al limite», è l’analisi del presidente Vagliandi.

Che poi, guardando a Cosa nostra ha osservato come «la corte d’Assise d’Appello nissena ha ritenuto le uccisioni dei giudice Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, frutto della strategia stragista unitaria che risponde a più a finalità di Cosa nostra, soprattutto finalità di vendetta per il ruolo centrale che Falcone e Borsellino hanno rivestito nel “maxi processo”, vendetta contro nemici storici di Cosa nostra… per una seconda finalità preventiva, per evitare che Borsellino divenisse procuratore antimafia , che raggiungesse i vertici delle nuove articolazioni giudiziarie e, infine, per una finalità destabilizzatrice… le zone d’ombra e i dati probativi possono condurre a ipotizzare la presenza di altri gruppi di potere che volevano l’eliminazione di Borsellino, ma v’è il riconoscimento della paternità mafiosa nelle stragi». Lo hanno sancito i giudici nisseni e lo ha attestato anche la Cassazione blindando quei verdetti.

Già, perché nero su bianco quelle sentenze hanno scritto, a chiare lettere «che Cosa nostra voleva mettere in ginocchio lo Stato… che la strategia stragista di Totò Riina che voleva prima la guerra e poi la pace.. è una verità accertata… ma qual è la pace, il silenzio assordante di adesso?», è l’interrogativo posto dal presidente Vagliasindi che ha poi ammonito, «se la mafia non arretra, la magistratura non demorde, con una investigazione forte e impenetrabile». E su un tema di grande attualità, la cattura di Matteo Messina Denaro, ha rimarcato che «è un successo dello Stato… non è più sotto processo, qui a Caltanissetta, come latitante detenuto per altro ma come imputato detenuto per le stragi e come mandante… e chi ha in mano questo processo sono presidenti e consiglieri della corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta». Guardando invece ai trent’anni da primula rossa di Messina Denaro la sua è stata «una longeva latitanza che gli ha consentito una inaccettabile e tranquilla quotidianità , è stata dovuta solo a omertà attiva relazione, il silenzio attivo… e l’ho ribadito a gran voce».

Altri temi fondamentali, la questione edilizia, il carcere e le Rems. «Il carcere è un passaggio fondamentale, intanto sotto il profilo della sicurezza, occorre controllare le veicolazioni interne all’esterno, garantire l’assoluta impermeabilità di quello che avviene all’esterno… invochiamo la visita del capo del Dap e del ministro Nordio perché possano visitare il Malapsina e verificare quali siano le condizioni… il carcere deve essere anche presidio di civiltà per la condizioni di vita dei detenuti… e chiediamo le Rems, perché possano esser implementate per la cura del detenuto malato, che dev’essere curato, è inammissibile che si possano verificare suicidi in carcere, è inaccettabile».

Altro punto la questione edilizia. «Il palazzo di giustizia, quello in ampliamento, è una fotografia della situazione degli appalti in Italia, il mancato completamento sarebbe un fallimento per il Paese, perché dimostrerebbe che gli appalti sono inesorabilmente in crisi». Per ultimo la situazione del tribunale per i minorenni «e Caltanissetta richiede risorse non soltanto magistratuali, ma soprattutto della magistratura togata… questo è un tribunale di frontiera…la criminalità organizzata attrae i minori». 2.2.2033