MAFIA E APPALTI – Audizione generale SUBRANNI in Commissione Parlamentare Antimfia

 

 

 

INTERVENTI



LI GOTTI. Sappiamo per dati certi, in quanto riferiti dal generale Mori, che il 25 giugno 1992 l’interesse di Paolo Borsellino era molto piu` attuale, ossia aveva ad oggetto il rapporto mafia-appalti, tant’e` vero che aveva chiesto un incontro riservato con l’allora colonnello Mori e con il capitano De Donno nella caserma dei Carabinieri di Carini per non essere visto in procura.

L’oggetto di quell’incontro – come ha riferito il colonnello Mori – riguardava proprio una stretta collaborazione sul contenuto e sullo sviluppo che poteva avere il rapporto mafia-appalti, quindi, un rapporto preferenziale con il ROS.
Quando il 10 e l’11 luglio 1992 incontro` Borsellino, il giudice le manifesto` il suo interesse per il rapporto mafia-appalti e il fatto che aveva chiesto al ROS un rapporto segreto di collaborazione in ordine al contenuto di quel rapporto?
SUBRANNI. Ripeto la sua ultima domanda: Borsellino aveva chiesto al colonnello Mori un rapporto segreto di collaborazione con il ROS?
LI GOTTI. S`ı, una collaborazione riservatissima avente ad oggetto lo sviluppo del rapporto mafia-appalti fatto dai ROS.
SUBRANNI. No, per quello che ricordo, mandai De Caprio a Milano e De Donno a Palermo. De Donno fin`ı il lavoro sugli appalti e poi passo` a Napoli con i giudici Roberti e Mancuso, per analogo lavoro di anni.
Questi  rapporti hanno avuto un successo forse inferiore alle giuste aspettative. Il lavoro di Palermo fu un po’ frazionato, per cui i risultati furono molto meno di quelli che ci aspettavamo.
Sono lampi di memoria. Immediatamente inviai in servizio provvisorio a Palermo una sezione intera – gia` ce ne era un’altra – per mettere a punto e concludere il lavoro sugli ap- palti dei palermitani.
La mafia aveva allungato le mani avide e capaci sugli appalti nel modo piu` assoluto. Concluse quindi questo lavoro, che – ripeto – ha dato risultati un po’ inferiori a quelli attesi. E` stato frazionato. Ricordo che una parte l’aveva avuta il giudice Aliquo`. Forse la strategia era quella; io non potevo sindacare il procuratore.

PRESIDENTE. Mi scusi generale Subranni, ma la domanda era la seguente: in occasione dell’incontro che lei ha avuto l’11 luglio 1992 con il magistrato Borsellino, avete parlato del rapporto mafia-appalti, che tanto gli stava a cuore, come ci risulta da fonti diverse? Se ho inteso bene, e` questa la domanda del senatore Li Gotti.
SUBRANNI. Nel modo piu` assoluto. Non abbiamo parlato di qualcosa di importante, nel modo piu` assoluto. Il magistrato Borsellino era venuto per farmi visita.

PRESIDENTE. Basta cos`ı. Lei dice nel modo piu` assoluto no.
SUBRANNI. Vorrei aggiungere solo poche parole. Borsellino ha lavorato con i carabinieri, con il nucleo investigativo da me comandato, scoprendo i legami che c’erano tra la mafia di Palermo (quella forte, che poi ha vinto la guerra) e i Nuvoletta di Napoli. Grazie a delle fotografie lui li ha inchiodati con mandati di cattura perche ́ era giudice istruttore. Ha fatto un lavoro incredibile.

LI GOTTI. Generale Subranni, ritengo che lei non possa aver dimenticato una violenta polemica apparsa sulla stampa a proposito di questo rapporto mafia-appalti.
Nell’estate del 1991 i quotidiani «Corriere della sera», «La Sicilia» e «Il secolo XIX» di Genova avevano pubblicato degli estratti di questo rapporto, aventi – a dire il vero – dei contenuti un po’ diversi dal rapporto che era arrivato alla procura; si accusava la procura di Palermo di voler insabbiare le indagini.
Questo fatto ebbe una rilevanza nazionale, ne e` a conoscenza? Lo ricorda?
SUBRANNI. Sara` di rilevanza nazionale – non lo metto in dubbio perche ́ lo dice lei –, ma a quando risale questo rapporto sugli appalti?
LI GOTTI. Il rapporto sugli appalti e` del 16 febbraio 1991, pervenuto alla procura di Palermo il 20 febbraio 1991.
SUBRANNI. Allora e` quel rapporto che ha redatto l’allora capitano De Donno alla procura (il procuratore era Giammanco). Questo lavoro, come ho detto, e` stato un po’ spezzettato, pero` i risultati ci sono stati, anche se non quelli che noi speravamo. Questa rilevanza nazionale io non l’ho rilevata.
LI GOTTI. Generale Subranni, lei non puo` non ricordare che vi furono due edizioni di questo rapporto. Quella pervenuta alla procura di Pa- lermo il 20 febbraio 1991 (datata pero` 16 febbraio 1991) ometteva totalmente il riferimento ai politici nazionali, quali l’onorevole Gianni De Michelis, l’onorevole Calogero Mannino, l’onorevole Nicolosi, l’onorevole Salvo Lima e il politico siciliano Salvatore Turi Lombardo.
Sono tutti dati che erano in possesso del ROS e che pervennero alla procura di Palermo solo dopo la strage di via d’Amelio, ossia il 5 settembre del 1992.
Quindi il ROS aveva tutti questi dati che riguardavano i politici nazionali. Perche ́ e per ordine di chi venne omissato ed epurato il rapporto, tradendo e fuorviando il lavoro che Paolo Borsellino voleva sviluppare proprio su quel rapporto? E` possibile – questa e` la domanda – che Paolo Borsellino fosse venuto a conoscenza dell’effettivo contenuto del rapporto, ossia di quello non epurato?
SUBRANNI. Senatore Li Gotti, lei dice: non puo` non ricordare. Assolutamente. Due edizioni? Io so soltanto che nel 1990 – quindi c’e` poco da fare, non nel 1991 – ho mandato a Palermo, proprio per gli appalti, il capitano  De Donno con tutta una squadra (egli poteva avvalersi anche di quella di Palermo). Non so. De Michelis e Nicolosi, non li conosco; il quarto nome non ho fatto in tempo a scriverlo.

LI GOTTI. Lei ha detto che aveva avuto un rapporto di conoscenza con l’onorevole Mannino e ignorava che negli atti del ROS c’era un rap- porto che faceva riferimento proprio a lui?
SUBRANNI. Puo` darsi, certamente.
LI GOTTI. Questo e` un fatto ufficiale, perche ́ questo rapporto poi venne fuori. I nomi vennero fuori il 5 settembre 1992, ma nel rapporto inviato alla procura di Palermo nel 1991 non erano contenuti i richiami ai politici, pur risalendo al 1990 attraverso un servizio di intercettazioni telefoniche curato dal ROS.
SUBRANNI. Non lo metto in dubbio, ma non lo so. So, per grandi linee, che questo lavoro fu fatto bene e in profondita` e che indagini volu- minose sono state consegnate dal capitano De Donno. Il capitano e` rima- sto l`ı con la squadra per mesi e mesi per questo lavoro. Questo io so, non so altro.
LI GOTTI. Se in quel momento non seppe che era stato epurato, negli anni successivi, quando il fatto fu reso evidente anche da alcuni accertamenti (parliamo delle dichiarazioni di Siino, della triste vicenda di Lombardo, dell’inquietante vicenda del maresciallo Canale, dei contatti extra autorizzazione del colonnello Meli con il collaboratore Siino, che avven- nero in una clinica romana non autorizzata), quando tutto questo venne fuori, e lei era a capo del ROS, si e` occupato di questa materia, sia pure in funzione di indagine e conoscenza retrospettiva, per capire cosa fosse successo?
SUBRANNI. No, assolutamente. So che Meli e Siino hanno avuto incontri riservati; mi pare di aver letto anche qualcosa a suo tempo.
Sugli appalti, so soltanto che ho disposto l’invio in servizio provvisorio di una massiccia sezione con il maggiore De Donno, il quale si serviva anche dell’altra … Hanno fatto un buonissimo lavoro e sono rimasti delusi dal fatto che i risultati non furono in correlazione con lo sforzo investigativo compiuto. Io ero dalla parte dei miei collaboratori. Di questo non stendevo un rapporto, era un fatto loro. Sopra De Donno c’era un comandante del Reparto operativo e al di sopra di lui c’era il comandante …
PRESIDENTE. Questo lo ha gia` spiegato poco fa. Andiamo avanti.
GRANATA. Vorrei porre tre domande, ma due si possono anche sintetizzare in un unico quesito.
Pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio, il 22 luglio 1993, si costitu`ı Salvatore Cancemi, importante capo mafia della famiglia di Palermo centro, che lei ben ricorda, che era considerato il braccio destro di Salvatore Riina. Appena si costitu`ı, egli annuncio` la sua volonta` di collaborare. Come mai la collaborazione di Cancemi fu gestita dal ROS, e egli non fu assegnato invece, come era prassi, al Servizio centrale di protezione?
SUBRANNI. Che ne so io!
GRANATA. Lei comandava il ROS.
SUBRANNI. Cancemi e` stato un collaborante e ha fornito quello che ha fornito. E` rimasto a disposizione del ROS parecchio tempo.
PRESIDENTE. Un anno circa.
SUBRANNI. Puo` darsi. Dieci mesi, un anno, non ha importanza.
GRANATA. La domanda e` molto precisa: la prassi era l’assegnazione di chi dichiarava di voler collaborare direttamente al Servizio cen- trale di protezione; invece, per otto o dieci mesi, questo collaborante venne gestito dal ROS. Escludo che lei possa non saperlo.
SUBRANNI. No, lo so eccome!
GRANATA. E chi prese la decisione che fosse gestito dal ROS?
SUBRANNI. Sulla gestione di Cancemi, che veniva sentito ovviamente dai magistrati, nessuno ha eccepito nulla. Cancemi era a disposi- zione del ROS, ma al ROS io ospitavo anche i procuratori. Cancemi era un collaborante e il ROS non ha avuto altri collaboranti. Cancemi credo sia stato portato dal capitano Sinico, per cui poi l’ho chiamato …

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LAURO. Generale Subranni, sono convinto che le questioni che ruotano intorno al dossier appalti del ROS siano state determinanti anche per la strage di via D’Amelio, per l’uccisione del magistrato Borsellino. Per questo motivo, mi permetto di rivolgerle alcune domande specifiche su questo dossier.
Da comandante del ROS dal 1990 al 1993, ricorda come origino` questa indagine a vasto spettro sulla quale lei ha affermato che furono indi- rizzate ingenti risorse, addirittura con delle sezioni appositamente dedicate e indagini approfondite anche sulla piazza di Milano?
La notizia preziosa che lei puo` dare a questa Commissione e` indicare perche ́ il ROS (questo organismo straordinario specializzato di investiga- zione che era allora di recente costituzione, visto che la prima stesura del rapporto viene pubblicata o, perlomeno, consegnata alla magistratura, come detto dal senatore Li Gotti, nel febbraio del 1991), in un solo anno abbia dedicato tanto spazio e tante risorse, umane e operative, a que- sta indagine. Le chiedo pertanto se puo` spiegare come origino` questa in- dagine e perche ́ il ROS, nei suoi vertici, vi dedico` tutto questo insieme di risorse. Vorrei che ci spiegasse poi se tali indagini riguardarono anche la piazza di Milano, come mi sembra di avere colto.
Ancora, ricorda se, oltre ai politici, vi era nel rapporto mafia-appalti, nell’una e nell’altra stesura, un’analisi delle grandi societa` appaltatrici e dei sistemi attraverso i quali queste societa` si spartivano a tavolino con la mafia, in Sicilia e nelle altre aree, gli appalti? Questa non e` una questione di poco conto perche ́, da questa premessa, si potrebbe cogliere il perche ́ del frazionamento e dei risultati limitati, da lei lamentati come co- mandante del ROS e anche perche ́ Paolo Borsellino, in continuita` con Falcone, ritenne di dover prendere in mano quello che era (e che rimane, a mio giudizio) il nodo strategico per capire le alleanze che si formarono per eliminare questi due eroici magistrati.

PRESIDENTE. La prima domanda del senatore Lauro e` la piu` importante di quelle che le sono state formulate, con rispetto per le altre: come ha avuto origine l’indagine sul rapporto mafia-appalti e per quali ragioni il ROS le ha dato tanta importanza assegnandole risorse eccezionali non solo in Sicilia, ma mobilitando energie persino a Milano?
SUBRANNI. Premetto che quando e` stato costituito il ROS, il 3 dicembre 1990, uno degli ordini perentori dell’atto costitutivo era quello di lasciare tutto il personale nelle stesse sedi in cui era. Non potevano ve- nire a Roma; venivano a Roma soltanto coloro i quali facevano parte delle sezioni criminalita` divisionale, un reparto un po’ piu` forte e consistente. Quindi, quando mi sono visto arrivare De Caprio e De Donno, ho dovuto smistarli subito perche ́ inizialmente mi erano stati assegnati tre locali dal Comando generale per alloggiare il ROS; poi ho avuto dal mio vecchio comandante la cessione di 25 locali al battaglione e li ho sfruttati subito. Ho quindi mandato De Caprio a Milano e De Donno a Palermo, perche ́ doveva continuare il lavoro degli appalti. De Caprio ando` a Milano non per gli appalti, ma per costituire una struttura tecnica, perche ́ e` molto bravo.
Si esalta troppo questa questione degli appalti; capisco che e` importante, certamente perche ́ – l’ho detto prima io – c’erano l’interesse della mafia, la corruzione e anche le collaborazioni con il mondo politico, industriale e imprenditoriale. Per uno come me era altrettanto, volevo accennarlo ma poi giustamente non potevo farne a meno.
C’erano dei fatti che rivelano l’attacco allo Stato in un modo incredibile. Ad esempio, c’e` stato un sequestro della moglie di un costruttore di Monreale e la mafia e` intervenuta. Vorrei accennare la tecnica: al marito – che avevano sequestrato notte tempo a Monreale – hanno detto di andare dal gioielliere Ganci e di chiedergli piagnucolando di aiutarlo perche ́ gli avevano portato via la moglie a mezzanotte; il compito gli era stato dato dai corleonesi.
Lui va allora dal gioielliere Ganci, che aveva una ore- ficeria sotto i portici, lo chiama e gli chiede di aiutarlo a ritrovare sua mo- glie. Quello si e` spaventato e gli ha chiesto cosa c’entrasse. Ha immedia- tamente chiamato i suoi collaboratori del sequestro e gli ha detto che entro la notte l’avrebbero dovuta rimettere in liberta`. Dalle poche parole dette dal marito capii la grande tragedia. Mi arrivo` una telefonata al nucleo in- vestigativo, che comandavo. Rispose un altro al posto mio, il mio segre- tario, che sent`ı dire, da una voce veramente arrabbiata, che in un certo punto, dove c’era la raccolta dell’immondizia, ci sarebbe stata una cosa interessante. Ho mandato qualcuno a vedere ma e` tornato senza novita`. Hanno telefonato di nuovo e, con parolacce, hanno detto di ritornare sul punto. C’era un sacco dell’immondizia con dentro un mafioso, Renta Salvatore: la prima di 11 persone uccise per questo sequestro, quando poteva essere messa in liberta` lo stesso giorno. La mafia voleva distruggere quella cosa per causare proteste anche importanti; ha fatto delle stragi: 11 morti. Dopo sei giorni e` stata rimessa in liberta`. Quando e` stata rilasciata, il marito e` andato un’altra volta da Ganci e lo ha ringraziato. Un’altra tragedia: va via, si allontana dalla piazza, dai portici, dove c’era la gioielleria, passa una macchina e freddano Ganci.
Il giorno dopo nel mercato ortofrutticolo di Palermo arrivano i killer e ammazzano tre fratelli di Ganci che avevano un banco. Ne ammazzano subito due, il terzo non c’era, dicono si sia salvato perche ́ era andato a prendere un caffe`. Io ho altre idee. Quindi ne ammazzano tre. Poi, una strage: 11 morti. Due sol- tanto sono stati portati via e sono spariti (Orofino). Una strage che se ne poteva fare a meno, ma l’hanno voluto fare. Ma ne ho tante di queste be- nedette cose.
PRESIDENTE. Ma come e` nato, chiede il senatore Lauro, questo rapporto? Perche ́ gli avete dato importanza? Questi dettagli sono importantissimi, ma non ci aiutano a trovare una risposta alle domande del senatore Lauro.
SUBRANNI. Chiedo scusa, e` giusto, ma volevo dire all’onorevole Lauro che si e` esaltato il giusto quella attivita` contro gli appalti. Sono state impiegate due sezioni. Ma bisogna ricordare anche gli altri sistemi di attacco allo Stato, quelli di cui ho parlato prima io.