28.4.2021 – SACILE – I.S.S. SACILE BRUGNERA Con la collaborazione del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, di Fiammetta Borsellino e assieme all’Associazione Culturale “La Mafia non è solo Sud” alcune classi quarte e quinte del nostro Istituto, nell’ambito del progetto di Educazione Civica “Per un nuovo cittadino del mondo”, hanno messo in pratica le parole che furono di Paolo Borsellino: «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene» Per il secondo anno consecutivo nel nostro Istituto non solo si è parlato di mafia ma si è portato a termine un progetto scolastico iniziato con la conoscenza cronologica di alcuni gravi fatti di mafia in modo da preparare i ragazzi all’incontro con alcuni dei testimoni diretti come i famigliari di vittime innocenti delle mafie. Martedì 28 aprile è stata la volta di Fiammetta Borsellino che, sebbene collegata a distanza, non solo ha risposto a tutte le domande ma ha smosso le coscienze dei nostri ragazzi, dei loro docenti e di tutti gli altri adulti presenti. Ricordando i principi morali e professionali che hanno segnato la vita di suo padre, Fiammetta ha infatti esortato tutti a prendersi le proprie responsabilità perché, come diceva sempre il padre, la lotta alla mafia non doveva e non deve essere demandata all’autorità giudiziaria ma doveva, deve e dovrà essere sempre anche un movimento culturale che coinvolga tutti. Fiammetta Borsellino ha inoltre esortato gli studenti a “a fare la propria parte, compiere il proprio dovere, pensare con la propria mente, senza scoraggiarsi perché purtroppo il percorso della vita, può portare, a volte, a gettare la spugna oppure a voltarsi dall’altra parte perché la mafia è una mentalità. Un incontro emotivamente sentito dai ragazzi ai quali Fiammetta Borsellino ha voluto dare un ammonimento: “dal vostro impegno quotidiano non attendetevi dei risultati immediati; mio padre nonostante sapesse benissimo che i risultati di quanto faceva, forse, sarebbero stati visti solo dai suoi nipoti, non si scoraggiò”. E’ stato ricordato infatti come Paolo Borsellino, benché consapevole di essere il principale bersaglio dopo la strage di Capaci, era fiducioso ed ottimista; Paolo Borsellino era fermamente convinto che solamente i giovani potessero cambiare le cose tanto da scriverlo alle 5 di mattina del suo ultimo giorno di vita in una lettera destinata proprio ad una scuola e ai suoi studenti.