BAIARDO – FQ 16.4.2023

DI MARCO LILLO
16 aprile 2023
A tre giorni dalla cancellazione di Non è l’Arena di Massimo Giletti, non è ancora arrivata una parola chiara sul perché l’editore Urbano Cairo abbia deciso di interrompere improvvisamente una collaborazione durata sei anni, senza tenere in conto il segnale dato. Cairo giura non vi sia alcun legame con le puntate che Giletti stava preparando su mafia e politica e in particolare su Dell’Utri, indagato con Berlusconi per le stragi del 1993. “Io non ho mai censurato nessuno e Giletti mi è buon testimone”, spiega. Certo, Giletti ha avuto ampia libertà e l’editore non conosceva i dettagli più delicati del suo lavoro, in testa la questione che sinteticamente possiamo definire Giletti-Baiardo-Procura di Firenze-Berlusconi. Resta il fatto che ora Cairo, grazie anche al Fatto, che ieri ha pubblicato il decreto di perquisizione, sa. Come sanno anche i volti noti e le firme del suo gruppo che non prendono posizione e oggettivamente isolano il giornalista.
Giletti non ha scelto di andare di sua sponte in Procura. È stato convocato dopo una puntata nella quale intervistava Salvatore Baiardo, già condannato per favoreggiamento del boss Graviano. Nel decreto dei pm Turco e Tescaroli la questione è narrata bene. I pm chiedono il 19 dicembre a Giletti se Baiardo “avesse la disponibilità di materiale relativo ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, inerente agli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”. A quel punto Giletti è a un bivio. Risponde e racconta la storia della foto mostratagli da Baiardo che, a suo dire, ritrae B. con Graviano e il generale Delfino. Quando gli chiedono il perché del ritardo nel pubblicare la foto che non sa se sia “autentica” e che ha visto solo in mano a Baiardo, Giletti spiega che “è collegato a un’evoluzione della situazione sull’ergastolo ostativo”. Insomma ci potrebbe essere sotto una sorta di ricatto per fare uscire di galera i boss non pentiti.
I pm a quel punto intercettano Baiardo e filmano i suoi incontri con Giletti e ritengono Giletti credibile. La sua scorta è stata rafforzata. Baiardo è perquisito, ma la foto non si trova. Baiardo ha scelto Tik Tok per raccontare la sua verità: Giletti ha mentito, la foto non esiste; lui sarebbe andato probabilmente in tv a Mediaset a dire la verità; Berlusconi è una brava persona e i pm cercano di incastrarlo. In questo quadro, Urbano Cairo fa le sue scelte, magari guardando solo ai palinsesti e ai costi, ma non può non tenerne conto ex post.
L’uomo chiave è Salvatore Baiardo. Tutti lo conoscono come “il profeta” dell’arresto di Matteo Messina Denaro e nessuno si spiega perché prima sia andato in tv e dai pm a parlare dei presunti rapporti tra Berlusconi e Graviano e ora su Tik Tok difenda B. sognando l’approdo a Mediaset. Nato a Palermo, 65 anni, residente dal 1973 a Omegna sul lago d’Orta dove aveva una gelateria di successo negli anni 80. La madre è parente acquisita di Leonardo Greco, vecchio boss di Bagheria. Tramite la cugina, invece, è parente acquisito alla lontana di Cesare Lupo, braccio destro di Giuseppe Graviano. Lupo, Baiardo e Graviano con consorti fanno il giro d’Italia nel 1993, dal carnevale di Venezia a Riccione e Forte dei Marmi. Nel gennaio 1994 i Graviano sono arrestati a Milano e poco più di un anno dopo i carabinieri arrestano anche Baiardo. Ai carabinieri e alla Dia dice e non dice, allude a cose che sa e potrebbe dire, anche su Berlusconi. Quando lo portano davanti al procuratore di Palermo fa scena muta. Al procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna offre spunti (senza firmare verbali) importanti per l’indagine sui favoreggiatori dei Graviano. Inizialmente indagato per le stragi del luglio 1993, è prosciolto e condannato solo a 2 anni e 2 mesi per favoreggiamento semplice. Nel 1997 la Dia di Milano scrive informative basate sulle informazioni raccolte da Baiardo, che però non firma i verbali. Indica una villa dove i Graviano sarebbero stati nell’estate 1993 in Sardegna, abbastanza vicina a villa Certosa di Berlusconi, vicinissima ad altre a disposizione dei collaboratori più stretti dell’ex Cavaliere. Anche allora Baiardo fa una cosa strana. L’8 ottobre 1997 la Dia casualmente intercetta il giornalista Salvo Sottile (allora corrispondente da Palermo del Tg5 e di Panorama) che riceve una chiamata dal padre Giuseppe (allora vicedirettore del tg di Italia 1 Studio Aperto). I due non c’entrano nulla, non erano indagati e sono intercettati per caso in un’indagine su altro come terzi. Giuseppe Sottile, scrive la Dia, comunica al figlio Salvo di essere sbarcato a Linate da Palermo e di essere stato avvicinato da un passeggero, a lui sconosciuto, descritto come un soggetto basso, tarchiato e con la barbetta che dice di chiamarsi Baiardi o Boiardi e asserisce di essere perseguitato dalla giustizia e che la Dia, per la risoluzione dei suoi problemi, gli avrebbe proposto, dietro compenso, di accusare Dell’Utri, parlando dei rapporti con i noti fratelli Graviano. Per conto della Dia avrebbe anche partecipato a un sopralluogo in Sardegna per l’individuazione di una villa dell’On. Silvio Berlusconi. Il Baiardi, successivamente identificato per Baiardo Salvatore, si accertava che effettivamente era presente sul volo AZ 1760/08 Palermo-Linate delle ore 12:20 dell’8.10.1997 come Giuseppe Sottile.
In pratica Baiardo già nel 1997 dopo aver parlato con la Dia della villa in Sardegna dei Graviano, agganciava il primo giornalista importante del gruppo Berlusconi che gli capitava a tiro per dirgli che la Dia gli offriva soldi per accusare il Cavaliere sui rapporti con i Graviano. Passano 15 anni e succede qualcosa di simile. Baiardo ci racconta nel 2012 la stessa storia della villa in Sardegna da lui affittata per i Graviano. Dice che era vicina a quella di B. poi però aggiunge che di qui a dire che si siano incontrati “c’è di mezzo il mare”. Niente di eccezionale rispetto a quel che ha detto dieci anni dopo a Giletti e ai pm di Firenze.
Però quando Il Fatto pubblica l’articolo, Baiardo si fa intervistare da Gianmarco Chiocci de Il Giornale, editore Paolo Berlusconi, e spara: “Tutte minchiate”. Chiocci scrive il 22 giugno 2012: “Baiardo (…) alza il telefono per confutare gran parte dell’intervista. E lancia accuse alla Dia di Firenze che ha fatto e fa di tutto – a suo dire – per farsi dire i nomi di Dell’Utri e Berlusconi così da accostarli ai Graviano e alle stragi del ’93”.
Baiardo nel 2017, dopo che Giuseppe Graviano comincia a parlare di Berlusconi in galera mentre è videoregistrato, ritrova la favella. A dimostrazione che c’è una sintonia tra i due ancora oggi. Al Fatto chiede soldi per le sue rivelazioni. Soldi mai dati. Storie non riscontrate e quindi non pubblicate. Passano due anni e Graviano decide di parlare in aula a Reggio Calabria. Poco dopo Baiardo si fa intervistare da Report e poi da Giletti anche sui presunti rapporti di Berlusconi con Graviano. Racconta anche di essere andato a trovare Paolo Berlusconi in redazione al Giornale.
Ora riparla bene su Tik Tok di Silvio Berlusconi e si vuole fare intervistare da Mediaset. Magari a pagamento. In questa travagliata storia c’è un punto che andrebbe chiarito. Baiardo certamente conosce Paolo Berlusconi, l’editore del Giornale, che incontra nella sede del quotidiano nel febbraio 2011. La sua intervista a favore di Silvio Berlusconi a Chiocci è del 2012. Una domanda sorge spontanea: come è arrivato a parlare con l’allora inviato del Giornale di Paolo Berlusconi? Chiocci non ricorda. Il direttore dell’epoca, Alessandro Sallusti, non ci ha risposto.