LA MAFIA, LA STRAGE MANCATA E B.

 
La Dia: “Graviano ‘copre’ Berlusconi, non vuole tradirlo. Il boss nel 2016 parlò di una ‘cosa bella’ chiesta da Silvio: per gli investigatori antimafia si riferiva all’attentato fallito dell’Olimpico”.
Marco Lillo, “Il Fatto Quotidiano”
 
Non sono un giornalista esperto di mafia, ma leggo naturalmente con molta attenzione ciò che su temi così sensibili viene scritto dai colleghi che hanno la necessaria esperienza e competenza per occuparsene. Se nella primavera del 2022 pubblicai un libro dal titolo “La strage e il miracolo” (PaperFirst) fu perché rovistando in un cassetto trovai un vecchio abbonamento cartaceo della Roma, stagione ’93/94. Scoprii così (dalla matrice dei tagliandi consegnati all’ingresso) che quel 23 gennaio 1994 in cui si giocava Roma-Udinese, io ero allo stadio Olimpico con i miei due figli Matteo e Giacomo. Quando le indagini accertarono, in base a confessioni e riscontri, che quella domenica il boss di Cosa Nostra, Gaspare Spatuzza era pronto a far saltare in aria una Lancia Thema imbottita di esplosivo e tondini di ferro parcheggiata in viale dei Gladiatori, antistante l’impianto sportivo, per fare strage di carabinieri e non solo, cercai semplicemente di ricostruire una vicenda che avrebbe potuto causare la più devastante macelleria mafiosa di tutti i tempi. Tale da coinvolgere a causa della gigantesca onda d’urto derivante dall’esplosione, e per l’inevitabile panico, i 44 mila spettatori in uscita dallo stadio, compresi me e la mia famiglia. All’ultimo momento, fortunatamente, il timer non funzionò e ci salvammo tutti, ma ciò che considero insopportabile è il supponente sarcasmo di quei giornali e giornalisti che passano il loro tempo a negare l’evidenza dei fatti e a deridere il lavoro dei magistrati che spendono la loro esistenza in indagini complesse per garantire la sicurezza di tutti noi.
Nelle poche righe di questa rubrica, riguardo a una vicenda che risale a quasi un trentennio fa, mi limiterò a elencare alcuni dati di fatto per informare i nostri lettori.
Affinché abbiano elementi sufficienti per individuare e sbugiardare le fake news dei professionisti contro l’antimafia.
Tra il 19 e il 21 gennaio 1994 Gaspare Spatuzza viene convocato da Giuseppe Graviano al bar Doney di via Veneto a Roma. “Era gioioso, felice”, racconterà ai pm. “Mi comunica che avevamo chiuso tutto e avevamo ottenuto tutto quello che cercavamo e questo grazie alla serietà di quelle persone con cui avevamo portato avanti questa cosa”. E chi erano le persone serie? “Quelle di Canale 5”, cioè l’emittente di Silvio Berlusconi, “e il nostro paesano”, cioè Marcello Dell’Utri. I quali, dice Graviano a Spatuzza, “ci stanno mettendo l’Italia nelle mani”. Graviano aggiunge che l’attentato ai carabinieri va fatto comunque, per “dare il colpo di grazia”. La Dia accerterà che il 18 gennaio Marcello Dell’Utri ha alloggiato all’hotel Majestic, a due passi dal bar Doney.
23 gennaio. L’attentato all’Olimpico fallisce per un guasto al telecomando d’innesco dell’autobomba. Ma i killer mafiosi rimangono a Roma per riprovarci alla prima occasione.
26 gennaio. Berlusconi annuncia in un video-messaggio televisivo la sua “discesa in campo”.
27 gennaio. Giuseppe e Filippo Graviano vengono arrestati a Milano.
Questi i fatti principali. Se poi ci siano stati collegamenti diretti e complicità tra i personaggi citati riguardo al fallito attentato fa parte delle ipotesi
7.5.2023 (di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it)