Braccio di ferro per la superprocura

 

La commissione del Csm divisa tra Cordova (3 voti) e Falcone (2), decisivi i giochi di corrente Braccio di ferro per la superprocura A sorpresa una preferenza è andata a Antonino Lojacono Sui candidati si dovrà anche esprimere il Guardasigilli ROMA. Tre voti ad Agostino Cordova, due a Giovanni Falcone, uno, quello del presidente Renato Teresi, ad Antonino Lojacono: questo, dopo una notte di discussioni, proposte, controproposte, il responso della commissione incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura che dovrà nominare il superprocuratore antimafia. Una decisione contrastatissima che ha impegnato i sei consiglieri della commissione dalla mattina di lunedì sino a notte tarda. Qualcuno avrebbe voluto rinviare la votazione, alla fine è prevalso il criterio dell’urgenza. Un criterio che viene spiegato con opposte motivazioni dalla fazioni in campo. Gianfranco Viglietta (Magistratura democratica), Alfonso Amatucci (Movimentoproposta ’88) e Franco Coccia (consigliere laico del pds) che hanno dato la preferenza a Cordova sottolineano l’urgenza con il dovere del Csm di ricoprire al più presto possibile il vuoto in un incarico così importante nella lotta alla criminalità. Giacinto De Marco (Unità per la costituzione) e soprattutto il consigliere laico del psi, Pio Marconi, insinuano invece che l’urgenza è dettata prevalentemente da motivazioni elettorali: il 22 marzo i giudici andranno alle urne per eleggere i rappresentanti in seno all’Anni, il sindacato delle toghe. Qualcuno, dicono i suoi soste- nitori, vuole accreditarsi come strenuo difensore dell’autonomia dei magistrati, facendo scontare a Falcone, teoricamente-il più favorito per la sua esperienza e per i suoi trascorsi professionali, la scelta, fatta qualche mese fa, di lasciare Palermo per passare al ministero della Giustizia accanto a Martelli. Per questo, sostengono ancora, hanno sponsorizzato un magistrato in servizio, esperto di cose di mafia, sebbene con un’esperienza geograficamente più limitata. E il braccio di ferro fra «falconiani» e «cordoviani» sembra essere ancora agli inizi. La proposta della commissione, che per il momento vede in vantaggio il procuratore della Repubblica di Palmi sul direttore degli affari penali del ministero e sul procuratore di Civitavecchia, votato a sorpresa da Renato Teresi di magistratura indipendente, dovrà, probabilmente la seconda settimana di marzo, passare al vaglio del plenum. E qui i giochi si faranno nuovamente aperti dal momento che sembra non vi siano maggioranze precostituite, di corrente, a favore dell’uno o dell’altro degli aspiranti. Se infatti prevedibile può considerarsi (a favore di Cordova) il voto dei quattro di md, dei tre del «Movimento» e dei tre laici del pds, incerto appare l’atteggiamento degli altri venti consiglie¬ ri, ad eccezione, naturalmente, dei due laici socialisti e del socialdemocratico che dovrebbero schierarsi per Falcone. Le incertezze maggiori sono nelle correnti togate più popolate del Consiglio, Unicost (8 consiglieri) e magistratura indipendente (5 consiglieri). Sorprese potrebbero venire in un senso o nell’altro anche da parte dei quattro laici democristiani. Alla votazione prenderanno inoltre parte il primo presidente e il pg della Cassazione e, se lo riterrà opportuno, lo stesso Cossiga. Prima della battaglia finale che si svolgerà nell’aula Bachelet, dove si riunisce l’assemblea di palazzo dei Marescialli, la proposta della commissione dovrà confrontarsi anche con l’assenso, il famoso «concerto», che il ministro vorrà dare su uno, due o tutti e tre i nomi della rosa prescelta lunedì notte. E’ un passaggio delicato che fa già temere, considerati i precedenti, nuove polemiche, nuovi bracci di ferro tra Csm e ministro, nuovi, possibili interventi del capo dello Stato che del Csm è presidente di diritto. Nell’attesa si affilano le armi e, considerata l’importanza della posta in gioco, non si escludono nemmeno i colpi bassi ricorrendo a verità pilotate, indiscrezioni sussurrate, depistaggi veri e propri. «Cordova nel colloquio ha convinto di più – dicono i suoi fans – specie sui punti che hanno riguardato i rapporti tra mafia e politica e sul sistema degli appalti. E’ vero, Falcone è un magistrato con esperienza anche internazionale, ma il fenomeno mafioso non è solo droga». Secondo i falconiani, invece, l’audizione non ha riguardato questi argomenti ma solo il modo in cui ciascun candidato avrebbe orga^ ruzzato la procura nazionale antimafia e come avrebbe regolato i rapporti fra questa e le procure distrettuali antimafia, le procure generali e la procura generale della Cassazione. Ruggero Cont educa Giovanni Falcone (a sinistra) e Antonino Lojacono (sopra) due dei candidati per dirigere la superprocura antimafia. Entro la seconda settimana di marzo il responso definitivo del plenum del CSM 26.2.1992 LA STAMPA