Chi è VITTORIO PISANI, il nuovo capo della Polizia

 

Il capo della Polizia Vittorio Pisani

Il prefetto Vittorio Pisani è nato a Catanzaro il 22 maggio del 1967. Laureato in giurisprudenza alla “Sapienza università di Roma”, si è diplomato presso l’Istituto superiore di Polizia, a Roma, nel 1990. Durante la frequentazione del corso ha ricevuto il premio “Luigi Calabresi” come miglior allievo vice commissario.
Dal 1990 al 1999, presso la Squadra mobile di Napoli, ha ricoperto l’incarico di funzionario responsabile, nel tempo, di diverse sezioni investigative (ricerca latitanti, criminalità economica, omicidi e criminalità organizzata), ricevendo numerosi riconoscimenti per operazioni di polizia giudiziaria portate a termine contro la criminalità organizzata. In particolare, nel 1998 è stato promosso per merito straordinario al grado di vice questore aggiunto per aver condotto un’attività investigativa di straordinario rilievo nel contrasto alla camorra napoletana: la cattura dei capi latitanti della “Alleanza di Secondigliano”, Egidio Annunziata, Giuseppe Lo Russo, Pietro Licciardi, e Gaetano Bocchetti.
Nel 1999, e sino al 2004, presso il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, a Roma, ha ricoperto l’incarico di funzionario coordinatore di indagini in materia di criminalità organizzata e di ricerca latitanti, svolte dalle Squadre mobili di diverse città, in varie regioni italiane e paesi stranieri (Spagna, Francia, Svizzera, Croazia, Albania, Grecia, Germania), ricevendo molti riconoscimenti per le operazioni di polizia giudiziaria condotte, tra cui l’arresto, in Grecia, di uno dei  capi della Sacra corona unita, Francesco Prudentino.
Nel 2003 è risultato vincitore, 1° classificato, del concorso per titoli ed esami per l’accesso alla qualifica di primo dirigente della Polizia di Stato.
Nell’ottobre del 2004 torna alla questura di Napoli per ricoprire l’incarico di dirigente della Squadra mobile partenopea fino al giugno del 2011. Durante questi anni ha diretto importanti indagini contro la criminalità organizzata, arrestando i responsabili di efferati delitti di sangue consumati nella città e nella provincia di Napoli, ricostruendo le strutture associative di numerosi clan della camorra napoletana e casertana ed eseguendo le catture dei capi della camorra latitanti, Edoardo Contini, Vincenzo Licciardi, Salvatore Russo, Biagio Cava, Paolo Di Mauro, Raffaele Amato, Cesare Pagano, Antonio Iovine, Giuseppe Dell’Aquila e Carmine Amato.
Dal giugno del 2011 al dicembre del 2012, presso la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, il dottor Pisani ha ricoperto le funzioni di vice consigliere ministeriale ed ha proseguito e diretto le attività investigative che hanno condotto alla cattura del capo della camorra latitante Michele Zagaria. Per quest’ultima attività è stato promosso per merito straordinario alla qualifica di Dirigente superiore, con decorrenza dal 7 dicembre 2011.
Nel dicembre del 2012 viene assegnato alla Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere, a Roma, con le funzioni di vice consigliere ministeriale e, dal 2014, con quelle di direttore del Servizio immigrazione.
Il 24 luglio 2018 è stato nominato dal Consiglio dei ministri dirigente generale di Pubblica sicurezza.
Il 22 luglio 2019 viene nominato vice direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi).
L’11 maggio 2023 il Consiglio dei ministri lo ha nominato capo della Polizia – direttore generale della Pubblica sicurezza.
Si è insediato al vertice del Dipartimento della Pubblica sicurezza il 22 maggio 2023.
Nel corso della sua carriera ha partecipato più volte come relatore a seminari organizzati nell’ambito di corsi di laura o di master dalle Università “Federico II”, “Parthenope” e “Suor Orsola di Benincasa” di Napoli e Business School dell’Università Luiss di Roma.
È autore dei volumi “Informatori, notizie confidenziali e segreto di polizia” e “La crisi delle garanzie difensive nell’attività atipica della polizia giudiziaria” della Giuffrè editore, nonché dell’aggiornamento della voce “Atti della polizia giudiziaria”, per l’Enciclopedia Giuridica Treccani. POLIZIA DI STATO


 

 

Ha 55 anni, ha lavorato a lungo nella squadra mobile di Napoli e negli ultimi anni si è occupato molto di immigrazione

 

Giovedì il governo di Giorgia Meloni ha indicato il nuovo capo della Polizia: sarà Vittorio Pisani, 55 anni, attualmente vicedirettore dell’AISI, il servizio di intelligence interna in Italia.
Pisani sostituirà Lamberto Giannini, che era in carica da due anni e che diventerà il nuovo prefetto di Roma. Meloni ha definito Pisani e Giannini «due servitori dello Stato di grande competenza ed esperienza, che contribuiranno a rafforzare la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni».
I giornali descrivono Pisani come un poliziotto e funzionario molto rispettato, noto per avere catturato diversi esponenti della criminalità organizzata che erano latitanti e per avere fatto carriera molto rapidamente. Dopo essere entrato in Polizia nel 1990 passò alla squadra mobile di Napoli, per poi diventare capo della sezione omicidi nel 1997. Dopo la cattura di quattro capi della camorra appartenenti alla cosiddetta “Alleanza di Secondigliano” fu nominato vicequestore aggiunto a soli 31 anni.

Poco dopo fu trasferito a Roma per lavorare da dirigente al Servizio centrale operativo, che coordina il lavoro delle squadre mobili locali. Tornò poi a Napoli nel 2004 per guidare la squadra mobile, sempre della Polizia. La Stampa elencai capi della criminalità organizzata arrestati dalla squadra mobile di Napoli durante questo periodo: fra gli altri ci sono Antonio Iovine, detto “’o Ninno”, uno dei principali capi del clan dei Casalesi, e Paolo Di Mauro, detto “Paoluccio ‘o infermiere”, capo reggente del clan dei Contini. Nel 2011 l’arresto di Michele Zagaria, altro capo dei Casalesi, fu raccontato da una fiction Rai il cui protagonista era ispirato a Pisani, e interpretato dall’attore Claudio Gioè.
Nel 2014, dopo un altro incarico al Servizio centrale, diventò direttore della Direzione centrale dell’immigrazione, un organo della polizia che si occupa di contrasto all’immigrazione irregolare. Lì venne notato dal ministro dell’Interno del primo governo di Giuseppe Conte, Matteo Salvini, e spostato all’AISI.
Pisani ha passato gran parte della sua carriera nelle squadre mobili, a differenza dei suoi immediati predecessori a capo della Polizia – Franco Gabrielli e Lamberto Giannini – che invece provenivano dalla DIGOS, la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali, che fa un lavoro più vicino a quello dell’intelligence.
Sul Corriere della Sera il giornalista esperto di cronaca giudiziaria Giovanni Bianconi ha scritto che la nomina di Pisani segnala «una rivalutazione delle squadre mobili e delle pattuglie in strada rispetto al lavoro spesso oscuro e sottotraccia tradizionalmente compiuto dalle Digos, con l’idea di una maggiore attenzione alla micro e macro delinquenza e al loro impatto sul territorio e sulla sicurezza percepita, che alle ricostruzioni di trame e alla prudenza nella gestione dell’ordine pubblico».
La carriera di Pisani ha passato un’unica fase di rallentamento, quando intorno al 2010 un ex capo camorrista, Salvatore Lo Russo, disse di avergli fatto dei regali per ottenere un trattamento di riguardo. Pisani è stato assolto da accuse di favoreggiamento e abuso d’ufficio in via definitiva nel 2015, mentre Lo Russo è stato condannato in primo e secondo grado per calunnia.
Non è chiaro se sia allineato politicamente alla destra, ma alcuni elementi fanno pensare che ci siano dei punti di contatto con l’attuale maggioranza.  Nel 2012 diede un’intervista al Corriere della Sera in cui criticò esplicitamente lo scrittore Roberto Saviano, noto per i suoi lavori sulla criminalità organizzata: fra le altre cose Pisani si definì «perples­so quando vedo scortare per­sone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistra­ti e giornalisti che combatto­no la camorra da anni», mentre di Gomorra, il libro di maggior successo di Saviano, disse: «Ha avuto un peso me­diatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori». Anni dopo comunque lo stesso Saviano raccontò che Pisani aveva in parte preso le distanze dai toni di quella intervista. Negli ultimi anni inoltre sembra che Pisani abbia avuto un ruolo di primo piano nel definire le politiche migratorie dei vari governi italiani, spesso rivolte a impedire l’arrivo di richiedenti asilo più che a gestirne l’accoglienza e l’inclusione. Il giornalista Lorenzo D’Agostino ha segnalato che Pisani è ritenuto l’autore di un lungo rapporto che nel 2016 legittimò molte informazioni false e imprecise sul lavoro delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Compresa la tesi secondo cui la loro presenza al largo delle coste libiche avrebbe alimentato le partenze delle imbarcazioni di migranti, più volte smontata negli anni successivi (ma ancora oggi sostenuta dal governo Meloni, senza prove).
In una lunga inchiesta dello stesso D’Agostino e di Zach Campbell, pubblicata in Italia da Internazionale, si legge inoltre che nel 2017 Pisani auspicava la creazione di un corpo militare in Libia per contrastare l’attività delle ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo, e «impiegare proficuamente in tale contesto la guardia costiera libica nelle proprie acque nazionali», come disse in un incontro della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa). La cosiddetta guardia costiera libica è stata creata proprio nel 2017 e da allora è ritenuta responsabile di sistematiche violazioni dei diritti umani dei migranti. IL POST 12.5.2023


Vittorio Pisani, storia di un cacciatore di boss scelto per aprire un nuovo corso (e chiudere l’ultima stagione)

Dall’arresto di Zagaria all’assoluzione dopo le calunnie di un ex camorrista: il ritratto del nuovo capo della polizia

Il nuovo capo della polizia è il classico esemplare di ciò che si definisce, con formula un po’ abusata, uno «sbirro di razza»; investigatore specializzato in criminalità organizzata e cacciatore di latitanti, Vittorio Pisani calabrese di nascita e napoletano di adozione, ma tifoso del Milan, 56 anni tra dieci giorni — incarna il funzionario cresciuto alla scuola delle Squadre mobili e dell’Anticrimine, espressione di una generazione formatasi all’indomani delle stragi mafiose che trent’anni fa misero in ginocchio il Paese e provocarono una riscossa dello Stato fondata proprio sulla lotta ai clan.

 Da lì si avviò la catena dei «mobilieri» al vertice dell’istituzione: Fernando Masone, Gianni De Gennaro, Antonio Manganelli e Alessandro Pansa hanno guidato la Pubblica sicurezza per un ventennio, tra il 1994 e il 2015, e allevato una nidiata di poliziotti destinati a una brillante carriera. Pisani l’ha trascorsa quasi tutta fra questura di Napoli e Servizio centrale operativo, attività in strada e con l’orecchio sempre teso a intercettazioni e «soffiate», ma anche cultore del Diritto applicato alle indagini e autore di pubblicazioni scientifiche; protagonista di inchieste e catture di boss importanti (soprattutto di camorra) e qualche incidente di percorso: le polemiche per il parere contrario alla scorta assegnata all’allora giovane scrittore Roberto Saviano e un processo per presunto favoreggiamento e rivelazione di segreto dal quale è uscito con una doppia assoluzione, in primo grado e in appello; e il suo accusatore, l’ex camorrista pentito Salvatore Lo Russo, condannato per calunnia.

Una vicenda giudiziaria che, hanno scritto i giudici nella sentenza divenuta definitiva, «ha finito per trasformarsi in un processo alla carriera dell’imputato, alla sua moralità, alla sua stessa persona e di riflesso all’importante ufficio cui era preposto (in quel momento capo della Mobile, ndr)». Lasciandolo però senza macchia. Da indagato, i magistrati gli avevano imposto il divieto di dimora a Napoli, e in quel frangente Pisani era tornato a lavorare a Roma, alla Direzione anticrimine, da dove ha guidato la cattura di Michele Zagaria, il boss del clan dei Casalesi, un anno dopo quella dell’altro capo Antonio Iovine

Da quelle operazioni è nata la fiction Rai Sotto copertura, con l’attore Claudio Gioè nei panni di Pisani che nel frattempo è salito di grado approdando alla guida del Servizio Immigrazione del ministero: altro ufficio divenuto strategico dove è stato apprezzato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini durante il governo Conte I e dall’allora capo di gabinetto Matteo Piantedosi, che nel 2019 l’hanno promosso a vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto interno.

  Con Piantedosi rientrato al Viminale da titolare, e il governo Meloni deciso a far rientrare nella giostra dello spoils system pure il vertice della polizia, il nome di Pisani è emerso come una candidatura quasi naturale per sostituire Lamberto Giannini, nominato poco più di due anni fa. Un’esperienza interrotta bruscamente soprattutto per dare un segno di discontinuità rispetto al passato più recente incarnato più che da Giannini dal suo predecessore: il prefetto Franco Gabrielli, nominato nel 2015 da Matteo Renzi e divenuto il faro di Mario Draghi in materia di sicurezza, al punto di sceglierlo come sottosegretario con delega ai servizi segreti. 

Per aver lavorato a lungo al suo fianco e per la medesima provenienza dalle investigazioni antiterrorismo, Giannini è stato vissuto dal nuovo governo come un continuatore della gestione Gabrielli; una sovrapposizione forzata e mal digerita ogni volta che quest’ultimo — ora senza incarichi e prossimo a un’anticipata pensione — s’è lasciato andare a esternazioni critiche sulle politiche dell’esecutivo, ad esempio in materia di immigrazione. Nonostante il suo successore non c’entrasse nulla e stesse guidando il Corpo secondo le proprie idee, non quelle del suo ex capo.

  Così ha prevalso la voglia di chiudere una stagione per aprirne un’altra, all’insegna del ritorno dell’Anticrimine al vertice dell’istituzione, la rivalutazione delle Squadre mobili e delle pattuglie in strada rispetto al lavoro spesso oscuro e sottotraccia tradizionalmente compiuto dalle Digos; con l’idea di una maggiore attenzione alla micro e macro delinquenza e al loro impatto sul territorio e sulla sicurezza percepita, che alle ricostruzione di trame e alla prudenza nella gestione dell’ordine pubblico. Con un imprinting politico che passa sopra le teste delle persone coinvolte.

  Lo spostamento del capo della polizia alla prefettura di Roma è un inedito dal sapore di retrocessione (nonostante le smentite di tutti) che non sfugge a nessuno. Ne è testimonianza il lungo e affettuoso applauso che ieri ha accolto Giannini alla celebrazione per la fondazione della Polizia postale. «È una giornata particolare», ha detto lui aprendo l’evento; parlava dell’anniversario, ma pure di sé.


Vittorio Pisani (Catanzaro, 22 maggio 1967) è un poliziotto, prefetto e funzionario italiano, dall’11 maggio 2023 è Capo della polizia – direttore generale della pubblica sicurezza[1][2][3].
Figlio di un poliziotto, Pisani si è laureato in giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, dal 1990 al 1999 ha lavorato presso la squadra mobile di Napoli. Nel 1998 è stato promosso vice questore aggiunto per merito straordinario, grazie a un’operazione per contrastare l’Alleanza di Secondigliano.
Dal 1999 al 2004 ha lavorato presso Il Servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine per poi tornare a Napoli come dirigente dalla squadra mobile fino al 2011. In questi anni ha combattuto la criminalità organizzata, ottenendo anche encomi solenni. Ha infatti partecipato alla cattura di diversi capi di camorra, tra cui anche Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dal 2011 al 2012 è stato vice consigliere ministeriale presso la Direzione centrale anticrimine. Dirige poi il Servizio Immigrazione della Polizia di Stato e successivamente, nel 2019, il governo Conte I lo nomina vice direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) con la qualifica di dirigente generale di pubblica sicurezza.
Nel 2011 Vittorio Pisani era stato coinvolto nell’inchiesta[4] sul riciclaggio di denaro da parte del clan Lo Russo in alcuni ristoranti di Napoli di proprietà dei fratelli Iorio. Accusato di rivelazione di segreto, abuso d’ufficio e favoreggiamento, nel 2013 è stato scagionato e assolto con formula piena. WIKIPEDIA 

Note