Mafia, il gruppo “senza leadership” che tiene in pugno l’economia di Palermo

 

 

Settembre 2023  
RELAZIONE  DIA al PARLAMENTO 2º semestre 2022



Cosa nostra palermitana non ha un vero capo, ma non per questo è indebolita: pizzo, corruzione e droga rimangono il centro del “business” mafioso nel capoluogo regionale.

 

Territorio senza leadership. Così è definita nella relazione della Dia relativa al secondo semestre 2022 la provincia palermitana. In realtà, approfondendo la lettura della relazione sulla mafia a Palermo, ci si rende conto che, se da un lato il concetto di leadership unica è strettamente legata all’organo collegiale di vertice, la cosiddetta “Cupola”, il territorio palermitano è preda di innumerevoli famiglie, complice anche il “fine pena” che ha rimesso in libertà anziani uomini d’onore che vorrebbero restaurare i vecchi equilibri e le precedenti posizioni di potere.

Mafia a Palermo, vecchi boss in libertà e in cerca di potere

Nello specifico questo dato riguarda il mandamento mafioso di Trabia e quello di Villabate e, nel capoluogo, spiccano le scarcerazioni dei reggenti delle due famiglie più influenti del mandamento di Porta Nuova e di diversi affiliati al mandamento di Resuttana.
Questo però, “non può tuttavia indurre all’errata convinzione che Cosa nostra sia ormai indebolita né che abbia perso la sua contiguità con il tessuto vitale nel territorio palermitano o regionale”, si legge nella relazione e lo dimostrano le molteplici operazioni di contrasto alle consorterie mafiose dell’ultimo anno che, seppur portando in carcere capi famiglia e sodali di rango, hanno dimostrato la capacità di continuo aggiornamento del proprio modello di controllo del territorio da parte di Cosa nostra che continua non solo le sue politiche di estorsione ma, in diversi quartieri, assume il ruolo di governo che dovrebbe essere dello Stato.

Gestione più fluida tra le famiglie

Negli ultimi anni la competenza territoriale delle articolazioni della mafia di Palermo ha documentato, rispetto al passato, caratteri di maggiore flessibilità in funzione di equilibri dinamici e di alternanze di potere dovute ai mutevoli accordi “inter-mandamentali” ma rimane invariato, sia nel capoluogo sia nella sua provincia, la consistenza numerica. La gestione del potere dei singoli mandamenti ha subìto un riassetto esclusivamente a seguito del nuovo ruolo che alcune famiglie esercitano oggi, come nel caso del mandamento della Noce che, per questo motivo, oggi è denominato Noce-Cruillas, proprio per il ruolo di rilievo che la famiglia di Cruillas, radicata in quel territorio, ha assunto posizionando i propri sodali in ruoli apicali.

Maggiore consenso alla mafia dal mondo economico

Pizzo, traffico e spaccio di droga continuano a essere business prioritario sul territorio anche se, dato largamente dimostrato dalle indagini, si assiste ad un calo del fenomeno del non consenso, con il riscontro che sono troppi quelli che ancora pagano il pizzo che non solo non denunciano ma, spesso, creano un vero e proprio rapporto di connivenza con i loro aguzzini. Nonostante la mancanza di una leadership formale, in realtà l’organizzazione mafiosa ha trovato un nuovo modello di equilibrio, soprattutto nella gestione delle piazze di spaccio, coordinata da una “regia” complessiva.

Nuove rotte per l’approvvigionamento delle droghe

I canali di approvvigionamento degli stupefacenti, prima concentrati principalmente in un flusso proveniente dalla Campania, sono stati diversificati creando nuovi accordi e nuove rotte. Il fenomeno dello spaccio per la mafia di Palermo rappresenta ancora oggi la più immediata e facile fonte di sostentamento delle grosse associazioni criminali di tipo mafioso e non solo.
In particolare, la struttura organizzativa tipica dello spaccio consente agli alti vertici di esonerarsi da qualsiasi responsabilità, nel caso in cui soggetti anche solo periodicamente utilizzati nelle piazze di spaccio dell’organizzazione dovessero essere scoperti da parte delle forze dell’ordine e, nell’ipotesi in cui ciò dovesse accadere, gli organizzatori sostituiscono le perdite subite arruolando altri soggetti facilmente reperibili, visti i contesti di degrado sociale ed economico da cui proviene la bassa manovalanza del sodalizio.

Mafia di Palermo, una mini “agenzia” di servizi essenziali

Risulta evidente dalle indagini che Cosa nostra continui a perseguire una strategia di sommersione finalizzata, all’infiltrazione dell’economia legale e nella gestione dei servizi connessi direttamente o indirettamente alla sanità locale, quali il servizio funebre, o riguardanti appalti su base provinciale, come nel caso dei distributori automatici di bevande calde. Le attività, frequentemente gestite da soggetti intranei o comunque “a disposizione” delle consorterie mafiose, rientrano nelle prestazioni di servizi essenziali per la collettività e che risultano esenti dal cosiddetto rischio d’impresa, crisi o stagnazione economica e, spesso, sono anche destinatarie d’ingenti finanziamenti pubblici.

Corruzione, il controllo della politica e della criminalità straniera

Confermato l’interesse di Cosa nostra nell’esercitare, a proprio favore, la libera determinazione del voto, spesso operando con la logica di scambio di generi di prima necessità o di favori. Anche nel settore degli appalti pubblici si assiste a fenomeni corruttivi, rivolti prioritariamente al condizionamento dell’iter procedurale di gara. Questa attività coinvolge imprenditori, tecnici e funzionari pubblici allettati dai facili guadagni. Nel periodo di riferimento, ossia il periodo luglio-dicembre 2022, sono stati operati i “commissariamenti” dei Consigli comunali di San Giuseppe Jato e di Bolognetta, mentre al Comune di Partinico è stato eletto il nuovo Sindaco nella tornata elettorale del 13 novembre 2022.
Riguardo alla criminalità straniera, i margini di radicamento della mafia nigeriana, in relazione ai rapporti con cosa nostra nel contesto esaminato, risultano essenzialmente esigui. Nel semestre non sono state registrate evidenze investigative dell’operatività di tale organizzazione straniera e ciò parrebbe porsi in linea con quanto recentemente statuito dalla Corte d’Assise d’Appello di Palermo nella sentenza emessa al termine del rito ordinario dell’operazione “Black Axe” anche se, il controllo del territorio operato da queste mafie e la quantità dei loro adepti spesso non può essere documentato.